Mita Marra
Connessioni virtuose
DOI: 10.1401/9788815371126/c2
L’attenzione all’impatto sociale nasce nell’ambito dell’Apple Developer Academy con il programma The Pier. Si tratta di un periodo di pre-incubazione per facilitare l’ingresso dei discenti nel mercato del lavoro e per sostenerli durante
{p. 68}la creazione di nuovi prodotti digitali. Durante il secondo anno di formazione, i migliori partecipanti selezionati lavorano su progetti di imprenditoria sociale, diffusi in tutto il mondo e, finora, principalmente concentrati in India, in Sud Africa, in Malawi e anche in Italia. A Milano, ad esempio, in collaborazione con l’ospedale Niguarda, il programma ha curato il progetto Spazio Vita per monitorare i pazienti affetti da spina bifida. In India, nello stato del Rajasthan, in collaborazione con il Barefoot College, i discenti hanno aiutato le donne prive di conoscenze informatiche a utilizzare gli strumenti digitali per rifornire i villaggi di energia solare. Recentemente in Malawi con il Voluntary Service Overseas (VSO) alcuni partecipanti della Apple Academy hanno sviluppato un sistema di rete su tablet da utilizzare nelle scuole locali [45]
.
Nella didattica delle academy, l’apprendimento è un risultato «emergente», da osservare nell’esperienza di adattamento e di trasformazione che i partecipanti incontrano nel lavoro di gruppo e nelle collaborazioni con le imprese. La figura del mentor è cruciale, come emerge direttamente dallo stralcio del blog che segue:
Mentor è quello che io definisco un ruolo di responsabilità. Nella pratica insieme ad altri due colleghi ci occupiamo di portare avanti un percorso didattico CBL [Challenge-Based Learning] in ambito networking e Python, che hanno come base di partenza il programma Netacad di Cisco a cui si aggiungono attività di hands-on, cioè su apparati fisici e l’incontro con le aziende mediante attività chiamate project work. Ci occupiamo quindi di formarli sull’aspetto tecnico, ma ci focalizziamo anche sul fattore umano poiché è un percorso intenso in cui il mentor diventa un riferimento e un coach per superare le difficoltà. Questi sono i momenti più impegnativi, che però portano a grandi soddisfazioni nel momento in cui vedi negli studenti il frutto dei tuoi insegnamenti, essendo per loro, che hanno meno esperienza, una figura di ispirazione. Entrando poi in contatto con tante persone con caratteri differenti e con storie di vita diverse, ho la fortuna di «rubare» pezzetti di esperienze, conoscenze ed emozioni di {p. 69}ognuno. Questo ha contribuito ad arricchire tantissimo il mio bagaglio personale e professionale facendomi affrontare gli ostacoli con più maturità e consapevolezza del mio valore come persona e come professionista [46]
.
Il mentor attiva un meccanismo cognitivo ed emotivo-affettivo che facilita una reazione di apprendimento e (auto)riflessività. I mentor incoraggiano i discenti ad autovalutarsi all’inizio, durante e alla fine di ciascun progetto di innovazione svolto in team e con i tutor aziendali. I discenti autovalutano i progressi compiuti in sei aree di competenza attraverso una matrice di più indicatori di prestazione, visualizzata come un grafo della conoscenza di natura multidimensionale (cfr. fig. 1.4). Si superano, in tal modo, i tradizionali questionari di valutazione del corso, scavando nelle riflessioni dei discenti per ottenere un quadro più completo e sfaccettato di come avviene l’apprendimento all’interno e all’esterno dell’aula.
L’autovalutazione è un processo interattivo e iterativo che consente ai coordinatori e ai responsabili dei corsi di confrontare le percezioni di apprendimento dei diversi gruppi target e di evidenziare le lacune e le aree di miglioramento. È un modo flessibile per venire incontro alle esigenze e alle aspirazioni dei discenti, aggiustando continuamente il passo, gli strumenti e i materiali didattici. Si tratta di un tentativo ancora da perfezionare e per certi versi ambiguo sul piano dei risultati. I discenti possono sentirsi costretti a scegliere tra competenze che non hanno pienamente appreso e percepito o a selezionare le competenze più rilevanti rispetto al repertorio proposto.
Eppure, l’esercizio autovalutativo degli studenti testimonia l’impegno di sviluppare una consapevolezza della pluralità e della diversità delle aree di competenza in formazione e degli sforzi da profondere per raggiungere gli obiettivi cognitivi. La mappatura delle conoscenze e delle competenze è un percorso emancipativo. Pur con i pregiudizi connaturati {p. 70}ai processi valutativi, gli esiti dell’autovalutazione sono una base essenziale per lo sviluppo di progetti di innovazione pedagogica e di valutazione dell’apprendimento esperienziale, che permettono di beneficiare della riflessione teoria-pratica.
Fig. 2.3. Grafo della conoscenza e aree di competenza per l’autovalutazione dell’apprendimento.
Fig. 2.3. Grafo della conoscenza e aree di competenza per l’autovalutazione dell’apprendimento.
Fonte: Coinor, Università di Napoli (2021).

3. Imprenditorialità e relazionalità

L’esperienza di rigenerazione urbana avviata con il polo tecnologico di San Giovanni conferma i risultati di studi precedenti che si sono concentrati sul ruolo svolto dalle università nel migliorare le condizioni di vita dei propri territori [47]
. L’analisi delle traiettorie di sviluppo, in relazione agli insediamenti strutturali e alle ricadute di emancipazione e riscatto sociale delle comunità e dei luoghi evidenzia che la produzione culturale integra la dimensione sociale nei contesti fisici in cui avvengono i processi di rigenerazione urbana. Nel caso del polo tecnologico di San Giovanni, la costruzione degli edifici e il loro utilizzo nelle attività di creazione e diffusione della conoscenza sono il segno tangibile di un’azione di rigenerazione urbana che contempera la pianificazione infrastrutturale con le esigenze di risocializzazione capillare degli ambienti e dei luoghi e che punta all’attrazione dei discenti e dei ricercatori per rivitalizzare i «vuoti» della dismissione [48]
. Si tratta di una strategia di creazione del valore basato sulla conoscenza multidisciplinare dei laboratori scientifici e tecnologici. Con la pedagogia delle academy, il valore educativo si consolida {p. 72}attraverso metodi inclusivi e collaborativi che attingono alla riflessione sui saperi.
Ne scaturiscono almeno due conclusioni sul piano della valutazione. In primo luogo, se il capitale umano è un fattore essenziale per le imprese e per le organizzazioni produttive, la gestione dei talenti è fondamentale per la sopravvivenza dei luoghi e delle comunità. Le università sono la principale fonte dei talenti: esse garantiscono il collegamento tra imprese e comunità e, in tal modo, permettono di rigenerare il contesto degradato e di attrarre investimenti e attività produttive [49]
.
La pedagogia delle academy basata sulle sfide stimola la riflessione sui processi di apprendimento e imprenditorialità dei discenti per comprendere come e perché essi sono «attratti» e «fidelizzati» nei percorsi formativi offerti e in che modo essi opereranno in futuro una volta inseriti nei contesti di lavoro. Gli studi sugli effetti dell’educazione all’imprenditorialità confermano il valore dell’intenzionalità come meccanismo che si attiva nei processi di digitalizzazione dell’economia [50]
. Ma, oltre all’imprenditorialità dei discenti, occorre anche riconoscere e valorizzare l’imprenditorialità dei ricercatori e dei docenti dell’università e dei manager delle imprese partner (cfr. cap. 5) [51]
. Con l’espressione inglese di intrapreneurship si fa riferimento alle capacità
{p. 73}imprenditoriali dei dipendenti e dei dirigenti all’interno delle imprese e delle organizzazioni complesse. In qualità di imprenditori, tutti i lavoratori della conoscenza sfruttano nuove idee per attualizzare il valore economico della ricerca e della formazione, anche all’interno delle organizzazioni universitarie ove si crea nuovo sapere.
Note
[45] Informazioni basate su interviste semi-strutturate.
[46] G. Li Calzi, Cisco Human Stories: la storia di Gaia, 2020, https://gblogs.cisco.com/it/2021/02/18/cisco-human-stories-la-storia-di-gaia/.
[47] P. Bennetworth (a cura di), Universities and Regional Economic Development. Engaging with the Periphery, London, Routledge, 2018. Cfr. anche L. Kempton, M.C. Rego, L.R. Alves, P. Vallance, M. Aguiar Serra e M. Tewdwr-Jones, Placing Universities and Regional Relationships in Context. Regional Studies Policy Impact Books, London, Routledge, 2021.
[48] G. Punziano e A. Terracciano, Urban Voids: Renewal and Regeneration Experiences in Naples, in «Journal of Land Use, Mobility and Environment», 2017, doi : https://doi.org/10.6092/1970-9870/5171. Cfr. anche E. Cadorin, M. Klofsten e H. Löfsten, Science Parks, Talent Attraction and Stakeholder Involvement: An International Study, in «Journal of Technology Transfer», 46, 2021, pp. 1-28.
[49] Cadorin, Klofsten, Löfsten, Science Parks, Talent Attraction and Stakeholder Involvement, cit.
[50] Caggiano, Akanazu, Furfari e Hageman, Entrepreneurship Education, cit. Cfr. A. Fayolle e B. Gailly, The Impact of Entrepreneurship Education on Entrepreneurial Attitudes and Intention: Hysteresis and Persistence, in «Journal of Small Business Management», 53, 1, 2015, pp. 75-93; Wenger-Trayner e Wenger-Trayner, Learning to Make a Difference, cit.; Bertoni e Bertoni, Measuring Experiential Learning, cit. Cfr. anche B. Youssef, A. Boubaker, B. Dedaj e M. Carabregu-Vokshi, Digitalization of the Economy and Entrepreneurship Intention, in «Technological Forecasting and Social Change», vol. 164(C), 120043, 2021.
[51] Cfr. D.B. Audretsch, E.E. Lehmann, M. Menter e K. Wirsching, Intrapreneurship and Absorptive Capacities: The Dynamic Effect of Labor Mobility, in «Technovation», 99, 102129, 2021. Cfr. M. Klofsten, D. Urbano e S. Heaton, Managing Intrapreneurial Capabilities: An Overview, in «Technovation», 99, 102177, 2021.