Andrea M. Maccarini (a cura di)
L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c5
Le classi che hanno partecipato al questionario sono quattro, e attraverso di esso sono state raccolte le risposte di 61 alunni, di cui 27 maschi e 34 femmine. L’82% dei bambini dichiara di essere nato in Italia, i restanti in altri paesi prevalentemente del Sud America e del Sud-est asiatico. Il quartiere è infatti densamente popolato di stranieri ma con scarse presenze africane, prevalgono cinesi, peruviani, brasiliani e romeni. Le famiglie risiedono prevalentemente nel quartiere in cui ha sede la scuola, con qualche provenienza da fuori quartiere per esigenze connesse all’occupazione dei genitori (questo è quanto riferito dalle insegnanti). I bambini che hanno frequentato la scuola primaria per cinque anni nella stessa scuola sono il 67,2%, l’11,5% sono in questa scuola da un anno o meno, il 6,6% da due anni, il 9,8% da tre, il 4,9% da quattro. Questo andamento indica che nelle classi c’è un avvicendamento non trascurabile dei componenti: arrivi e partenze (spesso per motivi migratori e occupazionali delle famiglie) condizionano sia l’operato delle insegnanti sia il clima di classe e le relazioni tra bambini. Un nuovo arrivo o una partenza nel corso dell’anno, o più di una, causano sempre un momento di instabilità all’interno della classe: nel caso degli arrivi si lavora nell’ottica sia dell’integrazione, sia dell’allineamento curricolare; nel caso delle partenze si rimodulano alcune relazioni tra pari e si elabora la perdita di un componente di un gruppo.
{p. 168}
Per quanto riguarda le famiglie dei bambini e le loro caratteristiche, le risposte al questionario ci dicono che il 75,4% dei bambini ha fratelli e/o sorelle con cui vive stabilmente. Su 61 rispondenti 60 vivono con la madre (è presente un caso di un bambino orfano di madre); 53 vivono anche con il padre. Non si dispone di informazioni in merito alla non convivenza con il padre: potrebbe trattarsi di famiglie separate, oppure di famiglie in cui il padre vive e lavora in un altro paese. Le madri risultano nate in Italia nel 36,1% dei casi, nell’8,2% sono nate in altri paesi dell’UE, per il resto provengono da altri paesi extra UE. Possiedono nel 27,9% un diploma di scuola superiore, nel 19,7% dei casi una laurea o un titolo superiore alla laurea; nel 19,7% un titolo di studio inferiore al diploma; nel 4,9% un titolo di studio non specificato; il 27,9% dei bambini intervistati non ha saputo fornire indicazioni sul titolo di studio materno. Le madri risultano occupate per oltre l’80% dei casi: il 39,3% lavora part time, il 41,0% full time; solo il 18% non è occupata; l’1,6% degli intervistati non ha saputo fornire l’informazione.
I padri risultano nati in Italia nel 52,5% dei casi (le insegnanti riferiscono infatti di una quota significativa di matrimoni misti); nel 14,8% dei casi sono nati in altri paesi dell’UE, nel 31,2% fuori dall’Unione europea. Possiedono nel 21,3% dei casi la laurea e sempre nel 21,3% un diploma di scuola superiore; il 18,1% dei padri ha conseguito un titolo di studio inferiore al diploma di scuola superiore; il 4,9% possiede titoli che i bambini non hanno saputo specificare e nel 34,4% dei casi l’informazione non è disponibile in quanto non è stata fornita dai bambini. I padri lavorano full time nel 72,1% dei casi, part time nel 16,4% e nell’8,2% non lavorano, ma questa condizione è ben diversa rispetto alle madri: nel caso delle madri la non partecipazione al mercato del lavoro è spesso una scelta per farsi carico interamente dei compiti di cura; nel caso dei padri le insegnanti hanno riferito di molti casi di disoccupazione o occupazioni in nero e discontinue. Il quadro che emerge da questi dati è quello di famiglie in condizioni di fragilità: titoli di studio medio-bassi, conseguenti occupazioni a medio-basso (e talora nullo) livello di qualificazione, esposizione a occupazioni {p. 169}precarie e spesso al lavoro nero; presenza di doppie occupazioni nel sommerso.
Tab. 5.1. Partecipazione dei bambini ad attività proposte dalla scuola ed extra scuola
Attività
A scuola (%)
Extra scuola (%)
Sport
50,8
62,3
Attività artistiche
42,6
18,0
Attività sociali
13,1
9,8
Servizi alla comunità
6,6
6,6
Lingua straniera
21,3
13,1
Protezione ambientale
13,1
9,8
 
 
 
Siamo di fronte a famiglie che hanno risorse, sia culturali sia economiche, limitate, il che si ripercuote anche sugli stili di vita e le condizioni materiali della quotidianità infantile. Se infatti passiamo a osservare i risultati relativi alle attività svolte dai bambini, attraverso la scuola e fuori di essa (illustrate in tab. 5.1), constatiamo che le attività extra scuola sono limitate e indirizzate prevalentemente verso lo sport, a indicare una scarsità di risorse economiche ma anche una limitata valorizzazione delle occasioni formative extracurricolari. Dal canto suo anche la scuola presenta un’offerta modesta: prevalgono le attività sportive e di tipo artistico (laboratori di teatro, musica, canto, ecc.). È da precisare che il quartiere ha mantenuto la sua originaria vocazione operaia: sono presenti alcuni centri sportivi a gestione pubblica che erano sorti negli anni Cinquanta per i dipendenti della Fiat Lancia che aveva sede a pochi isolati dalla scuola. Tali centri sono a tutt’oggi funzionanti e molto attrattivi per i residenti perché coniugano basso costo per le attività e una buona diversificazione dell’offerta.
Le attività extracurricolari consegnano informazioni importanti sulla qualità di vita complessiva dei bambini e sugli stimoli a cui sono esposti sul piano culturale, sociale, ludico e della socialità. Concorre altrettanto alla definizione della condizione di benessere infantile anche la relazione con le figure insegnanti. Tale relazione è stata declinata lungo tre dimensioni principali: la percezione da parte dei bambini {p. 170}dell’equità attuata dalle insegnanti nei loro riguardi, i livelli di accordo/disaccordo con le insegnanti e infine l’attenzione dimostrata dalle insegnanti per il benessere complessivo dei bambini, in modo più ampio rispetto alla sola dimensione cognitiva ed educativa. La domanda è stata posta sia nella prima sia nella seconda wave del questionario (tabb. 5.2a e 5.2b). I dati della prima wave evidenziano una cesura tra la percezione dell’equità nel trattamento attuato da parte delle insegnanti nei confronti degli alunni (che presenta un elevato livello di apprezzamento e consenso) e i gradi di accordo che invece dimostrano qualche elemento di criticità. Dalle risposte non si è in grado di qualificare meglio quali possano essere le ragioni del non accordo con le insegnanti: dalle osservazioni possiamo però propendere per tre tipi di motivi di conflitto, ossia gli aspetti disciplinari (su cui le insegnanti insistono molto come prerequisito per la didattica e gli apprendimenti), gli aspetti didattici in senso stretto (con particolare riguardo per i compiti a casa che vengono regolarmente assegnati e controllati poi in aula) e gli aspetti organizzativi (per cui i bambini spesso non hanno voglia di svolgere le attività che le insegnanti indicano, e rispetto alle quali non è previsto margine di negoziazione). L’interessamento per il benessere individuale potrebbe essere a prima vista inteso come un fattore di criticità, in realtà dalle osservazioni si è potuto constatare che tale interessamento esiste e avviene anche in forme indirette che i bambini probabilmente non colgono immediatamente.
Nella seconda somministrazione questa domanda è stata modificata, avendo interesse a comprendere come fossero mutate le relazioni sia con gli insegnanti sia con i compagni, mettendo l’accento sull’aspetto comunicativo, compromesso dalle misure di distanziamento sociale. Nella tabella 5.2b sono presentate le risposte. Ciò che emerge è che la qualità della relazione con le insegnanti è migliorata: è salita la quota di coloro che hanno dichiarato di aver percepito interesse da parte dell’insegnante per il loro benessere. La comunicazione è, come atteso, divenuta l’elemento cruciale per il mantenimento delle relazioni, sia con gli insegnanti {p. 171}sia con il gruppo dei pari. Ne deriva però che coloro che erano meno attrezzati con dispositivi tecnologici e connessioni possono aver risentito maggiormente delle misure di distanziamento.
Tab. 5.2a. Relazione dei bambini con gli insegnanti (prima wave)
Tipo di relazione
Mai (%)
Qualche volta in un anno (%)
Qualche volta in un mese (%)
Una o più volte a settimana (%)
Trattamento giusto da parte delle insegnanti
1,6
6,6
4,9
86,9
Sono andato d’accordo con le insegnanti
6,6
16,4
11,5
65,6
Interessamento per il benessere
3,3
16,4
19,7
60,7
 
 
 
 
 
Tab. 5.2b. Relazione dei bambini con gli insegnanti (seconda wave)
Tipo di relazione
Mai (%)
Qualche volta in un anno (%)
Qualche volta in un mese (%)
Una o più volte a settimana (%)
Ho comunicato con i compagni
4,9
12,2
4,9
78,0
Ho comunicato con le insegnanti
2,4
9,8
14,6
73,2
Interessamento per il benessere
2,4
9,8
17,1
70,7
 
 
 
 
 
I due momenti dell’anno in cui sono state effettuate le rilevazioni sono anche di particolare interesse rispetto all’uso del tempo dei bambini tra le varie attività, parascolastiche ed extrascolastiche. Con una batteria di domande è stato indagato in modo specifico questo aspetto, suddividendo le attività tra quelle legate all’uso dei dispositivi tecnologici, con finalità ludiche o educative; e attività legate al tempo libero (ludico-ricreative) e alle relazioni sociali con altri (gruppo dei pari, adulti, ecc.). I risultati sono illustrati nelle tabelle 5.3a e 5.4a per la prima wave del questionario.
Lo svolgimento dei compiti, lo sport, la televisione costituiscono le principali attività dei bambini al di fuori dell’orario scolastico, seguite dall’interazione con i genitori. {p. 172}In parte essi sembrano anche responsabilizzati attraverso attività di cura nei confronti di altri componenti della famiglia.
Tab. 5.3a. Uso del tempo dei bambini in attività ludiche, ricreative e di relazione (prima wave)
Compiti (%)
TV (%)
Lettura (%)
Parlare genitori (%)
Cura familiari (%)
Lavoretti (%)
Sport (%)
Amici (%)
Non dedico tempo
3,3
8,2
21,3
3,3
21,3
65,6
24,6
31,1
1-30 min./giorno
29,5
39,3
36,1
31,1
32,8
16,4
19,7
18,0
31-60 min./giorno
32,8
21,3
18,0
16,4
13,1
9,8
24,6
23,0
Da 1 a 2 ore/giorno
29,5
24,6
18,0
21,3
19,7
1,6
19,7
13,1
Da 2 a 4 ore/giorno
3,3
0,0%
6,6
8,2
6,6
1,6
6,6
8,2
Più di 4 ore/giorno
1,6
6,6
0,0%
19,7
6,6
4,9
4,9
6,6
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tab. 5.4a. Uso del tempo dei bambini in attività legate ai dispositivi tecnologici (prima wave)
Internet fuori scuola (%)
Internet per divertimento (%)
Videogiochi online (%)
Chattare (%)
Social network (%)
Internet per info (%)
Non dedico tempo
63,9
6,6
36,1
52,5
67,2
31,1
1-30 min./giorno
6,6
44,3
29,5
23,0
21,3
31,1
31-60 min./giorno
4,9
16,4
6,6
13,1
4,9
19,7
Tra 1 e 2 ore/giorno
11,5
13,1
8,2
8,2
3,3
8,2
Tra 2 e 4 ore/giorno
3,3
8,2
6,6
0,0%
0,0
4,9
Più di 4 ore/giorno
9,8
11,5
13,1
3,3
3,3
4,9
Totale
100,00
100,0
100,0
100,0
100,00
100,0
 
 
 
 
 
 
 
Tab. 5.3b. Uso del tempo dei bambini in attività ludiche, ricreative e di relazione (seconda wave)
Compiti (%)
TV (%)
Lettura (%)
Parlare genitori (%)
Cura familiari (%)
Lavoretti (%)
Sport (%)
Amici (%)
Non dedico tempo
0,0
12,2
17,1
2,4
17,1
51,2
12,2
17,1
1-30 min./giorno
4,9
36,6
41,5
22,0
36,6
19,5
43,9
17,1
31-60 min./giorno
19,5
14,6
19,5
12,2
12,2
14,6
19,5
43,9
Da 1 a 2 ore/giorno
56,1
14,6
14,6
14,6
24,4
14,6
14,6
12,2
Da 2 a 4 ore/giorno
17,1
19,5
4,9
9,8
4,9
0,0
7,3
{p. 173}
4,9
Più di 4 ore/giorno
2,4
2,4
2,4
39,0
4,9
0,0
2,4
4,9
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0