Giorgia Pavani, Stefania Profeti, Claudia Tubertini
Le città collaborative ed eco-sostenibili
DOI: 10.1401/9788815410221/c3
Innanzitutto, le pratiche collaborative esaminate, oltre a toccare settori di policy diversi, sembrano rispondere anche a esigenze differenti delle amministrazioni cittadine: in entrambi i casi che interessano la città di Bologna (Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione, e Assemblea per il clima), ad esempio, l’azione intrapresa dall’amministrazione comunale sembra rispondere prima di tutto all’esigenza di codificare e regolamentare domande di partecipazione dal basso, o comunque pratiche di attivismo civico già esistenti sul piano della produzione di servizi per la collettività, al fine di incanalarle in un dialogo proceduralmente compatibile con i principi di buon funzionamento della pubblica amministrazione, e allo stesso tempo per coordinarle e amplificarne i potenziali effetti benefici per la città nel suo insieme. Nel caso di Torino, l’avvio del progetto pilota di bilancio deliberativo appare invece più come il tentativo dell’amministrazione comunale di utilizzare la collaborazione coi cittadini per sperimentare soluzioni innovative di rigenerazione urbana grazie all’apporto di idee e risorse cognitive dal basso. Nei casi di Milano, Prato e Capannori, infine, le azioni intraprese dai comuni appaiono tendenzialmente come iniziative dall’alto, talvolta avviate per implementare impegni assunti a livello europeo, e comunque finalizzate a stimolare la cittadinanza a collaborare e ad adottare comportamenti utili al perseguimento degli scopi perseguiti dall’amministrazione, tramite azioni di sensibilizzazione e/o tese a rendere conveniente la compliance. Questo è del resto comprensibile se si considera che la capacità di offrire risposte ai problemi toccati dall’economia circolare e dalla lotta al cambiamento climatico (es. la produzione di rifiuti, i comportamenti di mobilità e consumo ecc.) è legata a filo doppio con l’effettiva disponibilità di cittadini (e imprese) a modificare le proprie abitudini, oltre ad essere fortemente sensibile al rischio del free riding [41]
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Se esaminiamo il mix di strumenti posti alla base delle diverse esperienze pare in effetti emergere, in generale, un filo razionale che collega il tipo di mezzi impiegati (gli strumenti, appunto) rispetto alle finalità perseguite. Ad esempio, laddove la spinta verso la messa a sistema di dispositivi di collaborazione derivi dalla necessità di dare una veste giuridica a pratiche di attivismo civico esistenti, o di dare risposte istituzionali a richieste di partecipazione provenienti dal basso, troviamo un più incisivo ricorso a risorse di authority nella loro fisionomia più classica, ovvero sottoforma di regolamenti, delibere o addirittura modifiche statutarie; mentre dove l’obiettivo è quello di incoraggiare e stimolare i comportamenti collaborativi della cittadinanza, troviamo un ricorso più importante a strumenti di incentivazione, spesso basati su risorse di tipo finanziario (treasure). Ciò detto, è vero tuttavia che in tutte le esperienze esaminate assistiamo alla messa a punto di armamentari strumentali che fanno ricorso a un mix eterogeneo di risorse. Ad esempio, in tutti i casi un ruolo importante è giocato anche dalle risorse di tipo organizzativo necessarie a sorreggere e ad accompagnare i processi attivati, dagli uffici interni all’amministrazione comunale (e in particolare i funzionari delle aree interessate dagli interventi) alle connessioni più o meno strutturate con organizzazioni del territorio ed esperti portatori di conoscenze e approcci diversi da quelli disponibili all’interno delle burocrazie pubbliche (ad es. tecniche di facilitazione, competenze relazionali, conoscenze di tipo accademico ecc.); così come in tutti i casi le risorse materiali (finanziarie e organizzative) e quelle di autorità sono affiancate da strumenti di nodality più o meno strutturati, con un crescente ricorso all’uso di piattaforme web non solo per trasferire informazioni dall’alto verso il basso (con funzioni di conoscenza e trasparenza) ma anche per raccogliere idee, suggerimenti e opinioni dal basso.{p. 144} {p. 145}
Tab. 3.3. Quadro sinottico dei casi esaminati
Settore
Caso
Fase/iniziativa
Attori
Nodality
Authority
Treasure
Organization
Rigenerazione urbana
Bologna – Regolamento e Patti di collaborazione
(Design)
delivery
Codifica di iniziative dal basso
Cittadini singoli e/o organizzati; associazioni; soggetti istituzionali
Piattaforma Partecipa
Regolamento
Variabile: concessione di spazi, coperture assicurative ecc.
Patti; FIU; strutture comunali
Torino – Bilancio deliberativo
(Priority setting) design
Progetto pilota per iniziativa dall’alto
Cittadini residenti; università; esperti facilitatori/garanti; funzionari comunali
Sito web; piattaforma voto elettronico; incontri territoriali; attività formative
Individuazione aree di intervento
Stanziamento di bilancio comunale
Collaborazione con università ed esperti; funzionari comunali; cabina di regia; commissione deliberativa
Economia circolare
Capannori – Strategia Zero Waste
Delivery (assessment)
Iniziativa dall’alto che segue mobilitazione
Cittadini, imprese, associazioni
Assemblee cittadine ed eventi informativi; iniziative nelle scuole; formazione per famiglie; numero whatsapp per segnalazioni
Delibera comunale; Regolamenti comunali per RSU e TARI
Incentivi economici (sconti TARI)
Centro ricerca Rifiuti Zero; centri del riuso; potenziamento raccolta PAP con ASCIT
Milano – Hub di quartiere contro lo spreco alimentare
Delivery
Iniziativa dall’alto
Associazioni, imprese
Bollino zero sprechi
Linee di indirizzo food policy
Spazi pubblici non utilizzati; finanziamento tramite progetto Cariplo; incentivi economici (sconti TARI)
Protocollo di intesa; avvisi pubblici e bandi; strutture di monitoraggio (Politecnico)
Clima e ambiente
Bologna – Assemblea cittadina per il clima
Design
Codifica di domanda dal basso
Associazioni formali e informali, imprese, esperti, funzionari comunali, garanti
Sito web; podcast; incontri pubblici di sensibilizzazione; incontri del Tavolo di negoziazione
Delibere comunali; modifica Statuto e Regolamento
Finanziamento bando regionale partecipazione
Fondazione FIU; tavolo di negoziazione; comitato di garanzia; esperti
Prato – Progetto Urban Jungle
Design (assessment)
Iniziativa dall’alto
Classico partenariato pubblico-privato con coinvolgimento di cittadini residenti
Junglethon labs; piattaforma Prato Forest City; toolkit per cittadini e scuole; dati aperti su monitoraggio aria
Piano operativo comunale
Finanziamento UE; incentivi e premi per cittadini virtuosi
Partenariato pubblico privato; collaborazione con esperti di facilitazione
 
 
 
 
 
 
 
L’assemblaggio dei policy tools da caso a caso, e la diversa dosatura delle risorse, pare poi essere almeno in parte condizionato da fattori che sfuggono alla mera logica strumentale, e che riguardano piuttosto alcune caratteristiche degli specifici contesti, quali la legacy delle città in materia di relazioni coi cittadini e con il territorio, lo stile di governo consolidatosi nel tempo (specie in assenza di stravolgimenti delle maggioranze politiche alla guida dell’amministrazione comunale, come in particolare nel caso di Bologna e Milano negli ultimi dieci anni, o Capannori addirittura negli ultimi venti), oltre ovviamente alla maggiore o minore disponibilità di alcune risorse rispetto ad altre, solitamente legata a fattori contingenti: per poter far affidamento sul versante delle risorse finanziarie, infatti, sono spesso fondamentali le risorse allocate dai progetti competitivi ai vari livelli (regionale, nazionale, europeo), considerati i margini di libertà tendenzialmente risicati delle casse comunali. Così come, sul versante delle risorse organizzative, l’attivazione di strumenti a sostegno delle pratiche collaborative è largamente favorita dalla presenza di reti istituzionalizzate tra comune e associazioni, università, fondazioni e aziende (anche a partecipazione pubblica) del territorio, in assenza delle quali il ricorso a esperti esterni tout court diventa indispensabile, con ovvie ripercussioni sul piano dei costi da sostenere.
Insomma, al netto di considerazioni di carattere strumentale rispetto alle finalità associate alla collaborazione, che chiaramente rendono imprescindibile la presenza di alcune risorse e meno quella di altre, la composizione effettiva del mix di strumenti che i decisori di volta in volta selezionano può essere vista come un vero e proprio lavoro di bricolage.Un lavoro in cui non solo si cerca di adattare le risorse disponibili agli scopi, ma anche di proporre soluzioni che siano al contempo tecnicamente fattibili e socialmente (e politicamente) accettabili; e un lavoro che può essere costantemente rivisto e ricalibrato sulla base dell’esperienza o del sopraggiungere di opportunità, siano esse legate a programmi di finanziamento o alla disponibilità di soluzioni già sperimentate in altri contesti (come nel caso dell’Assemblea cittadina per il clima di Bologna, che prende spunto dall’analogo istituto {p. 147}introdotto in Francia nel 2019). In quasi tutti i casi esaminati, infatti, la strumentazione per promuovere e far funzionare la collaborazione tra amministrazione e cittadini sperimenta aggiustamenti incrementali nel corso del tempo, volti prima di tutto ad affinare la cassetta degli attrezzi disponibili e, nella maggior parte dei casi, anche a istituzionalizzare le sperimentazioni avviate, ampliandone gli ambiti di utilizzo e talvolta incorporandole nell’ordinario policy making dell’amministrazione cittadina. Calibrare e ricalibrare gli strumenti disponibili, sia procedendo per prove ed errori che commisurandone la coerenza con gli scopi e il contesto nel corso del tempo, appare dunque un’operazione imprescindibile per scongiurare il rischio di dispersione delle varie sperimentazioni, o una loro continua sostituzione che impedisca la sedimentazione di ciò che di buono è stato avviato [42]
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5. Itinerario bibliografico

Governance collaborativa e coproduzione
Nell’ambito degli studi politologici sull’amministrazione pubblica, le pratiche di collaborazione tra amministrazione e cittadini rappresentano una delle possibili declinazioni della prospettiva della New Public Governance, ponendosi al crocevia di fenomeni più generali (e contigui) come la governance collaborativa e la coproduzione. Per un approccio al tema della New Public Governance, si veda S.P. Osborne (a cura di), The New Public Governance? Emerging Perspectives on the Theory and Practice of Public Governance, London, Routledge, 2009. Una discussione critica sulla genesi e sugli sviluppi della governance collaborativa è offerta in C. Ansell, Collaborative Governance, in D. Levi-Faur (a cura di), The Oxford Handbook of Governance, Oxford, Oxford University Press, 2012, e K. Emerson e T. Nabatchi, Collaborative Governance Regimes, Washington, Georgetown University Press, 2015.
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Note
[41] Cfr. A. Nygaard, From Linear to Circular Economy: A Transaction Cost Approach to the Ecological Transformation of the Firm, in «Circular economy and Sustainability», n. 2/2022, pp. 1127-1142.
[42] Sul medesimo punto, si veda anche Pais, Polizzi e Vitale, Governare l’economia collaborativa, cit.