Giorgia Pavani, Stefania Profeti, Claudia Tubertini
Le città collaborative ed eco-sostenibili
DOI: 10.1401/9788815410221/c3
L’obiettivo del progetto è quello di arrivare a definire, tramite un percorso collaborativo dal basso, le linee guida per
{p. 138}attuare un nuovo strumento partecipativo per le politiche locali, ovvero l’Assemblea cittadina, che rispetto al tema del clima dovrà svolgere un ruolo centrale nell’elaborazione del Climate City Contract previsto dalla missione europea «100 città smart e a impatto climatico zero entro il 2030», per la quale la città di Bologna si è candidata ed è stata poi selezionata [40]
; si tratta cioè di una sorta di percorso di meta-partecipazione, in cui cittadini attivi e associazioni concorrono insieme all’amministrazione a definire la fisionomia del nuovo organismo e il quadro delle regole che presiedono al suo funzionamento.
Il percorso ha richiesto la mobilitazione di varie risorse organizzative (organization), a partire dal coinvolgimento della FIU, che ha coordinato e gestito l’intero processo; l’attivazione di un tavolo di negoziazione aperto ai soggetti del territorio interessati a partecipare (movimenti e associazioni, oltre a rappresentanti del settore economico) e a personale tecnico dell’amministrazione comunale, previamente sottoposti a specifiche attività formative sugli strumenti partecipativi e deliberativi e sulle assemblee per il clima; e l’individuazione di un comitato di garanti che, appunto, garantisse il corretto svolgimento del percorso, composto da esperti esterni all’amministrazione. Gli incontri del tavolo di negoziazione, svoltisi tra febbraio e giugno 2021 sotto la guida di rappresentanti della FIU e con il supporto di studiosi di democrazia partecipativa e diritto amministrativo, hanno rappresentato essi stessi uno strumento di nodality, consentendo all’amministrazione di acquisire idee e pareri rispetto ad alcuni elementi fondamentali nella definizione dell’Assemblea cittadina: i criteri di composizione (quale reclutamento, e quale rappresentanza), gli ambiti di azione, le relazioni dell’Assemblea con le istituzioni e la definizione della governance. L’orientamento che è emerso dal tavolo, e che è stato poi recepito dall’amministrazione con una modifica dello Statuto e del Titolo V del Regolamento comunale nel mese di luglio del 2022 (au
thority
), è quello di un’assemblea che rifletta il più possibile, per composizione e rappresentatività, tutta la comunità cittadina, inclusi i city users e coloro che sfuggono al radar della residenza codificata. Il metodo per assicurare tale fisionomia è quello del campionamento statistico per genere, età e luogo di residenza, corretto con eventuali meccanismi di autocandidatura per l’inclusione dei city users, sul modello della Convention Citoyenne pour le Climat già esistente in Francia dalla fine del 2019. L’assemblea, del tutto indipendente dall’amministrazione comunale, si riunirà su convocazione propria o del comune per un periodo limitato per momenti di formazione e discussione, così come per formulare e votare proposte seguendo i principi della deliberazione (e quindi privilegiando il raggiungimento di posizioni consensuali), e sarà assistita da un comitato di garanzia. La delibera di indizione dell’assemblea, che ne specifica le caratteristiche nel dettaglio, è stata approvata dalla giunta il 15 dicembre 2022, e nel momento in cui scriviamo sta proseguendo l’iter standard in consiglio comunale.
Prato Urban Jungle e la collaborazione green – A differenza dell’iniziativa precedente, il progetto «Prato Urban Jungle» nasce su iniziativa dall’alto, e si inserisce nella più ampia strategia che la città di Prato ha adottato nel 2018 con il «Piano di azione sulla Forestazione Urbana» incluso nel nuovo Piano operativo comunale. Finanziato nell’ambito delle Urban Innovative Actions (UIA) dell’UE con circa 1,6 milioni di euro (treasure), il progetto prevede opere di rigenerazione sostenibile in alcuni quartieri della città, caratterizzati da una storica vocazione industriale tessile, grazie allo sviluppo di giungle urbane, ovvero aree ad alta densità di alberi e piante, progettate e integrate nelle strutture esistenti. L’iniziativa, oltre a riqualificare in chiave green quattro aree marginali a maggiore criticità sociale individuate ex ante dalla stessa amministrazione comunale (authority), intende sfruttare la capacità naturale delle piante di ridurre gli inquinanti ambientali e di migliorare la qualità dell’aria, e portare avanti una serie di azioni volte a favorire comportamenti virtuosi dei cittadini e delle aziende del territorio. «Prato Urban Jungle» è stato riconosciuto come best practice dal progetto europeo «NABI – {p. 140}Nature-Based Innovations for Urban Forest and Rainwater Management» – e nell’estate del 2022 anche Prato, come Bologna, è tra le città selezionate dalla Commissione europea per la missione «100 città smart e a impatto climatico zero entro il 2030».
La realizzazione del progetto è affidata a un classico partenariato pubblico-privato che comprende il Comune di Prato (capofila), la società Edilizia Pubblica Pratese (partecipata dal comune) e sette partner operativi per la realizzazione delle varie attività previste dal progetto: la società di progettazione sull’uso delle piante per migliorare il benessere umano PNAT e lo Studio di architettura Boeri, che avevano già realizzato congiuntamente il piano forestale urbano del Comune di Prato; l’Istituto per la Bioeconomia del CNR, per la ricerca di soluzioni innovative di monitoraggio ambientale; ESTRA, la società partecipata dal Comune di Prato per la distribuzione e la vendita di gas e energia elettrica; Legambiente, con compiti di sensibilizzazione ambientale verso cittadini, scuole e imprese; GreenApes, una piattaforma digitale che coinvolge e premia gli stili di vita e le azioni eco-sostenibili di cittadini, dipendenti e clienti; e Treedom, un sito che permette di piantare alberi e seguirli online, finanziando direttamente contadini locali nel mondo.
In questa cornice, la collaborazione vera e propria con i cittadini si sviluppa principalmente nella fase di progettazione (design) degli interventi nelle quattro aree individuate dal comune, grazie alla messa a punto di diversi strumenti riconducibili alla nodality: in primo luogo, in ciascuna area, grazie alla collaborazione con i facilitatori dell’associazione Codesign Toscana, sono stati realizzati dei Junglathon Labs, ovvero dei percorsi interattivi dedicati alla partecipazione e al coinvolgimento della cittadinanza attraverso un approccio di design thinking, finalizzati a raccogliere idee progettuali dal basso che devono essere successivamente validate (e rese operative) dai partner tecnici del progetto. Un ulteriore strumento per la partecipazione al progetto è poi la piattaforma Prato Forest City, che consente a cittadini, aziende, scuole e associazioni del territorio di interagire direttamente con il comune votando per le varie proposte di intervento, facendo donazioni o segnalando {p. 141}le proprie iniziative di impegno ambientale. I cittadini possono poi partecipare, seppure indirettamente, al monitoraggio della qualità dell’aria prima, durante e dopo gli interventi di riforestazione, grazie alla messa a punto di un sistema di centraline concepito per fornire dati aperti e disponibili per il pubblico generale. Infine, una serie di azioni riguardano anche la promozione di comportamenti ecosostenibili sul territorio: da un lato, sono stati realizzati da Legambiente due toolkit, o manuali d’uso, rivolti rispettivamente ai cittadini e agli insegnanti delle scuole per comprendere la relazione fra città e natura e l’importanza delle piante per la vivibilità urbana; dall’altro, grazie alla collaborazione con GreenApes, è stata messa a disposizione delle organizzazioni pubbliche e private operanti sul territorio una App che consente loro di incentivare con premi e agevolazioni le azioni virtuose di cittadini/utenti e dei propri dipendenti (ad es. scelte di consumo e di mobilità sostenibile, azioni di volontariato ecc.), e al contempo – se aderenti all’iniziativa – di ottenere visibilità (e dunque reputazione) nelle comunicazioni relative a Prato Urban Jungle e sulla App stessa.
Tutte le iniziative previste dal progetto, sperimentate sulle quattro aree pilota, sono state poi riprese e codificate nel documento strategico «Next Generation Prato», elaborato dal comune nel 2021 in co-progettazione con gli stakeholders del territorio al fine di attrarre le risorse messe a disposizione dal fondo Next Generation EU.

4. One-size doesn’t fit all: calibratura degli strumenti e lezioni di policy

La tabella 3.3 offre un quadro di sintesi degli strumenti utilizzati dalle amministrazioni locali per promuovere e attuare le pratiche collaborative discusse nella sezione precedente (che sono stati ricondotti alla classificazione NATO basata sulle risorse messe in campo dai governi) e delle finalità ad essi associate. La visione d’insieme, oltre a testimoniare la varietà di policy mix adottati nelle diverse esperienze, ci consente di mettere a fuoco alcuni elementi di discussione.{p. 142}
Innanzitutto, le pratiche collaborative esaminate, oltre a toccare settori di policy diversi, sembrano rispondere anche a esigenze differenti delle amministrazioni cittadine: in entrambi i casi che interessano la città di Bologna (Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione, e Assemblea per il clima), ad esempio, l’azione intrapresa dall’amministrazione comunale sembra rispondere prima di tutto all’esigenza di codificare e regolamentare domande di partecipazione dal basso, o comunque pratiche di attivismo civico già esistenti sul piano della produzione di servizi per la collettività, al fine di incanalarle in un dialogo proceduralmente compatibile con i principi di buon funzionamento della pubblica amministrazione, e allo stesso tempo per coordinarle e amplificarne i potenziali effetti benefici per la città nel suo insieme. Nel caso di Torino, l’avvio del progetto pilota di bilancio deliberativo appare invece più come il tentativo dell’amministrazione comunale di utilizzare la collaborazione coi cittadini per sperimentare soluzioni innovative di rigenerazione urbana grazie all’apporto di idee e risorse cognitive dal basso. Nei casi di Milano, Prato e Capannori, infine, le azioni intraprese dai comuni appaiono tendenzialmente come iniziative dall’alto, talvolta avviate per implementare impegni assunti a livello europeo, e comunque finalizzate a stimolare la cittadinanza a collaborare e ad adottare comportamenti utili al perseguimento degli scopi perseguiti dall’amministrazione, tramite azioni di sensibilizzazione e/o tese a rendere conveniente la compliance. Questo è del resto comprensibile se si considera che la capacità di offrire risposte ai problemi toccati dall’economia circolare e dalla lotta al cambiamento climatico (es. la produzione di rifiuti, i comportamenti di mobilità e consumo ecc.) è legata a filo doppio con l’effettiva disponibilità di cittadini (e imprese) a modificare le proprie abitudini, oltre ad essere fortemente sensibile al rischio del free riding [41]
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Note
[40] Cfr. Portare Bologna sulla luna. La sfida della neutralità climatica. Intervista all’Assessore Annalisa Boni, 22 aprile 2022, consultabile all’indirizzo https://www.chiara.eco/portare-bologna-sulla-luna-la-sfida-della-neutralita-climatica/.
[41] Cfr. A. Nygaard, From Linear to Circular Economy: A Transaction Cost Approach to the Ecological Transformation of the Firm, in «Circular economy and Sustainability», n. 2/2022, pp. 1127-1142.