Le città collaborative ed eco-sostenibili
Strumenti per un percorso multidisciplinare

La collaborazione tra cittadini e amministrazione per finalità di interesse generale è ormai riconosciuta come nuovo modello di organizzazione e di azione delle città, da tempo protagoniste, sia nello scenario internazionale che interno, della progettazione e attuazione di interventi e politiche di inclusione sociale, tutela dell'ambiente, lotta ai cambiamenti climatici, sviluppo sostenibile fondati sulla partecipazione fattiva della cd. società solidale. Questo volume, frutto di una collaborazione consolidata tra le autrici, si propone di fornire una lettura sistematica di questo fenomeno in chiave multidisciplinare (diritto comparato, amministrativo e scienza politica), utile agli studiosi, agli operatori e agli studenti per comprendere gli elementi costitutivi di questo modello, gli strumenti normativi e di policy di cui si compone e le sue applicazioni concrete, attuali e future, nell'ottica della costruzione di città sempre più collaborative ed ecosostenibili.

è professoressa associata di Diritto pubblico comparato all'Università di Bologna, dove insegna Diritto costituzionale comparato e il nuovo insegnamento Eucities. È titolare della Cattedra Jean Monnet 2021-2024 dal titolo "A new paradigm of solidarity and sustainable cities in the European framework (SO_CITIES)".

è professoressa associata di Scienza politica all'Università di Bologna, dove insegna Analisi delle politiche pubbliche, Governance e politiche pubbliche e Politiche dei servizi pubblici locali. Ha condiretto la Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo dal 2012 al 2015 e la "Rivista italiana di politiche pubbliche" dal 2017 al 2020.

è professoressa associata di Diritto amministrativo all'Università di Bologna, dove insegna Diritto degli enti locali e Diritto dell'amministrazione condivisa. Ha svolto ricerche e partecipato a pubblicazioni e rapporti annuali in tema di città in collaborazione con URBAN@it – Centro nazionale di studi sulle politiche urbane e con IFEL.

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Editore: Il Mulino

Pubblicazione online: 2023
Isbn edizione digitale: 9788815410221
DOI: 10.978.8815/410221
Licenza: CC BY-NC-ND

Pubblicazione a stampa: 2023
Isbn edizione a stampa: 9788815383969
Collana: Percorsi
Pagine: 152

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I CAPITOLI

DOI | 10.1401/9788815410221/p1

Crediti

Questo volume raccoglie parte dei risultati dei progetti europei Jean Monnet Network 2019-2023, Sharing economy and Inequalities across Europe (SHINE), e Jean Monnet Chair 2021-2024, A new paradigm of solidarity and sustainable cities in the European framework (SO_CITIES)....
Pagine | 4 - 4
DOI | 10.1401/9788815410221/p2

Presentazione

Questo volume nasce dall’obiettivo di rielaborare e sistematizzare i risultati delle ricerche svolte dalle Autrici nell’ambito di alcuni progetti di ricerca italiani ed europei sulle città, caratterizzati dalla multidisciplinarietà degli studiosi ed esperti coinvolti. L’interesse scientifico per le città, del resto, è in costante aumento, ma la poliedricità del termine richiede uno sforzo congiunto tra più discipline per analizzare, decodificare e classificare i molteplici aspetti di questo comune oggetto di studio, integrando le più tradizionali letture ed interpretazioni fondate sull’esegesi del dato normativo con elementi fattuali, descrizioni e valutazioni di sperimentazioni in corso così come con analisi di campo che solo una osservazione ad ampio raggio può garantire. Dopo un primo confronto con altri studiosi di scienze sociali sui molteplici profili della sharing economy e dell’impatto di questo modello economico sul contesto urbano [1] , abbiamo deciso di unire le nostre...
Pagine | 7 - 11
DOI | 10.1401/9788815410221/c1
Capitolo primo

Comparare al tempo delle Cities

Studiare le città da una prospettiva comparata significa confrontarsi con nuovi approcci metodologici e rivedere l’impostazione stato-centrica di alcune categorie tradizionali della distribuzione territoriale del potere. I criteri e gli elementi determinanti per denominare le città hanno caratteristiche prevalentemente extra-giuridiche e le categorie in uso sono state elaborate da studiosi di discipline non giuridiche: le scienze dure (l’informatica, l’ingegneria), l’economia, la scienza politica hanno identificato le città nel loro divenire, etichettandole come smart, green, sharing, collaborative, human rights, circular… Nella cornice teorica del right to the city stanno proliferando varie pratiche di collaborazione tra pubblica amministrazione, cittadini e altre organizzazioni e formazioni sociali che operano sul territorio. Queste pratiche si basano sulla logica della condivisione di beni e servizi e sulla dottrina dei beni comuni. Frequentemente esse sono agevolate dall’uso delle tecnologie digitali, talvolta sorgono come risposta all’impatto della sharing/collaborative economy sul contesto urbano. Nel modello sharing city i governi locali agiscono come sostenitori e facilitatori dei soggetti (singoli o organizzazioni) che operano nel campo della sharing economy per promuovere pratiche innovative nel tessuto economico urbano. La sharing city trae linfa dall’analisi empirica; si caratterizza per la spontaneità delle proposte innovative delle città che vengono studiate con un approccio bottom-up. Sull’onda del fenomeno della sharing economy sono state elaborate alcune Dichiarazioni con le quali i sindaci delle città firmatarie esprimono l’intenzione di collaborare per arginare, controllare, intercettare gli effetti dell’economia di piattaforma che si riversano sul territorio e sulla cittadinanza urbana. Con queste Dichiarazioni, le città si impegnano a promuovere politiche pubbliche solidali, di sostegno alle imprese, alle attività di piattaforma e alla difesa dell’ambiente, assieme a protocolli digitali nel rispetto della normativa locale. Il carattere «rivoluzionario» di questo modo di fare amministrazione, basato sul diverso rapporto fra politica, amministrazione e cittadini rompe con il passato portando da un «rapporto fra le istituzioni ed i cittadini di tipo verticale, bipolare, gerarchico ed unidirezionale ad uno orizzontale, multipolare, paritario e circolare». Per questi motivi, per il diritto comparato, si tratta di qualcosa di più di un «quarto modello di attività amministrativa» che, nel diritto interno, ben può essere analizzato a fianco dell’attività autoritativa, consensuale e di diritto privato della pubblica amministrazione.
Pagine | 13 - 64
DOI | 10.1401/9788815410221/c2
Capitolo secondo

Gli strumenti del diritto

Le pratiche di collaborazione civica (o amministrazione condivisa) rappresentano ormai da tempo un fenomeno oggetto di studio nel diritto, da sempre attento all’individuazione di modelli organizzativi nuovi e più adeguati al perseguimento di obiettivi di interesse generale da parte delle pubbliche amministrazioni. Una lettura del fenomeno collaborativo nella prospettiva del diritto pubblico non può che prendere le mosse dai suoi fondamenti costituzionali. Se dal fondamento costituzionale si passa all’analisi dei principi e diritti costituzionali alla cui attuazione può essere applicato il modello dell’amministrazione condivisa, è evidente che la sua portata sistemica ne permette un’utilizzazione nei moltissimi casi in cui le norme costituzionali individuano un interesse generale, alla cui cura – come si è detto – possono sempre concorrere, ed anzi devono essere sostenuti a concorrere, i cittadini. Partecipazione e collaborazione presentano senz’altro un nesso inscindibile, potendo considerarsi la seconda la naturale evoluzione della prima: entrambe si collocano all’interno di un metodo di governo fondato sulla costruzione condivisa della democrazia. Ad una partecipazione di natura collaborativa, in cui il coinvolgimento dei cittadini, singoli o associati, è destinato comunque a confluire in una decisione degli organi dell’ente, nella prassi dell’amministrazione locale si sono affiancate forme di partecipazione anche di tipo decisorio, in cui ai cittadini viene demandata la scelta sostanziale che conclude il processo decisionale. Certamente, nell’esperienza complessiva dell’amministrazione condivisa non si può trascurare il ruolo sinora svolto dalla legislazione regionale; la quale, pur in forme assai differenziate sia nei contenuti, che nel grado di evoluzione, ha da tempo preso atto dell’importanza di questo nuovo modello di amministrazione, intervenendo talora in ottica meramente promozionale, talaltra, anche in funzione di armonizzazione delle esperienze in atto e di interpretazione della cornice normativa nazionale; ed in questa seconda direzione, forse, è auspicabile che si sviluppi ulteriormente nel prossimo futuro.
Pagine | 65 - 112
DOI | 10.1401/9788815410221/c3
Capitolo terzo

Gli strumenti di policy per collaborare

Gli strumenti di policy non sono altro che i mezzi e le tecniche che i decisori mettono in campo per risolvere – almeno in parte – un problema pubblico, ovvero una questione ritenuta di rilevanza collettiva; sono, in altre parole, ciò che consente loro di stabilire un ponte tra un’aspirazione e la sua realizzazione, di tradurre in azioni concrete le loro ipotesi e strategie di intervento. In questa sezione proviamo appunto ad analizzare alcuni specifici casi di collaborazione tra amministrazione e cittadini che hanno interessato alcune città italiane nell’ultimo decennio, utilizzando la griglia illustrata sopra. La scelta dei casi presi in considerazione ha seguito un duplice criterio: da un lato, ci si è concentrati su esperienze che si sono sviluppate in ambiti diversi dalle politiche di welfare, ovvero al di fuori di un terreno già abbondantemente dissodato per quanto riguarda le pratiche di collaborazione e le relazioni tra pubblica amministrazione e terzo settore. Il Comune di Capannori è stata la prima comunità non solo in Italia, ma anche in Europa, ad aderire alla Zero Waste International Alliance, con apposita delibera comunale emanata nel 2007. Obiettivo della strategia Zero Waste è quello di andare oltre la logica del semplice riciclo dei materiali derivanti dalla raccolta differenziata, puntando a una riduzione a monte della produzione dei rifiuti grazie a iniziative volte a finalizzare il riuso delle materie scartate, in un’ottica di economia circolare. Nel 2019 Bologna è stata tra le prime città italiane ad approvare, con formale delibera del consiglio comunale, la dichiarazione di emergenza climatica ed ecologica che impegna l’amministrazione a una transizione verso l’azzeramento, o quantomeno il contenimento, dell’impatto sul clima delle attività portate avanti sul suolo urbano. In quasi tutti i casi esaminati, la strumentazione per promuovere e far funzionare la collaborazione tra amministrazione e cittadini sperimenta aggiustamenti incrementali nel corso del tempo, volti prima di tutto ad affinare la cassetta degli attrezzi disponibili e, nella maggior parte dei casi, anche a istituzionalizzare le sperimentazioni avviate, ampliandone gli ambiti di utilizzo e talvolta incorporandole nell’ordinario policy making dell’amministrazione cittadina.
Pagine | 113 - 150