Giorgia Pavani, Stefania Profeti, Claudia Tubertini
Le città collaborative ed eco-sostenibili
DOI: 10.1401/9788815410221/p2

Presentazione

Questo volume nasce dall’obiettivo di rielaborare e sistematizzare i risultati delle ricerche svolte dalle Autrici nell’ambito di alcuni progetti di ricerca italiani ed europei sulle città, caratterizzati dalla multidisciplinarietà degli studiosi ed esperti coinvolti. L’interesse scientifico per le città, del resto, è in costante aumento, ma la poliedricità del termine richiede uno sforzo congiunto tra più discipline per analizzare, decodificare e classificare i molteplici aspetti di questo comune oggetto di studio, integrando le più tradizionali letture ed interpretazioni fondate sull’esegesi del dato normativo con elementi fattuali, descrizioni e valutazioni di sperimentazioni in corso così come con analisi di campo che solo una osservazione ad ampio raggio può garantire.
Dopo un primo confronto con altri studiosi di scienze sociali sui molteplici profili della sharing economy e dell’impatto di questo modello economico sul contesto urbano [1]
, abbiamo deciso di unire le nostre competenze e concentrare le ricerche sulle pratiche di partecipazione e di collaborazione civica, per ricostruire i contorni delle «città collaborative» ed «eco-sostenibili» [2]
. La scelta di qualificare le pratiche di collaborazione civica come attributo delle città {p. 8}è stata fatta nella consapevolezza che esse rappresentano solo uno dei molteplici tratti innovativi del c.d. «diritto delle città», il quale, tuttavia, vede proprio nelle pratiche partecipative e collaborative, fondate sul coinvolgimento e l’attivazione di una comunità spesso più ampia e non coincidente con quella racchiusa entro i confini giuridici del comune, uno dei suoi tratti più originali.
Il riferimento alla sostenibilità – termine anch’esso polisemico e suscettibile di articolate e diverse interpretazioni – declinata in ottica lato sensu ambientale (come eco-sostenibilità) ci è apparso, invece, utile a calare in un contesto specifico, quello della garanzia di vivibilità dell’ambiente urbano, della lotta al cambiamento climatico e della tutela dei beni comuni a beneficio delle generazioni presenti e future, le pratiche di collaborazione civica. Queste ultime già ora sono utilizzate e senz’altro possono essere applicate anche per altre finalità di interesse generale. Nel raggiungimento di questi obiettivi, che le stesse istituzioni sovranazionali ed europee hanno intestato anzitutto alle città, debbono tuttavia trovare la giusta valorizzazione, accanto ad altri strumenti, giuridici e politici. Del resto, la sostenibilità è ormai pacificamente considerata l’elemento portante per gli interventi europei in campo economico (New Green Deal), sociale e ambientale, cioè i pilastri su cui si intende costruire l’intera politica europea, secondo una visione olistica del concetto che, a cascata, coinvolge tutte le istituzioni e le rispettive comunità [3]
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L’approccio multidisciplinare ci ha consentito di sviluppare il tema della sostenibilità urbana e dell’amministrazione condivisa combinando il metodo deduttivo (per interpretare la normativa sovranazionale, statale e regionale) con quello induttivo (per individuare i modelli organizzativi e amministrativi nascenti) e l’approccio dello studio del caso (per selezionare i case studies delle politiche pubbliche urbane più emblematiche). La combinazione degli strumenti euristici propri del diritto e {p. 9}dell’analisi delle politiche pubbliche consente a sua volta di arricchire la scatola degli attrezzi a disposizione degli analisti, così come dei practitioners, per interpretare e allo stesso tempo progettare pratiche di collaborazione tra amministrazione e cittadini a livello urbano, coniugando l’attenzione per ciò che è formalmente ammissibile con ciò che è politicamente e socialmente fattibile [4]
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La scelta di utilizzare la terminologia propria di ogni disciplina, a supporto della metodologia prescelta, non ha impedito il dialogo fruttuoso e la reciproca comprensione tra le autrici; al contrario, ha aumentato in noi la consapevolezza che un linguaggio comune – a tratti universale – si stia sempre più imponendo negli studi sulle città nella prospettiva delle scienze sociali, a testimoniare la natura trasversale alle nostre discipline di questo oggetto di studio.
Ogni autrice si è dedicata alla stesura di un capitolo, con le caratteristiche metodologiche e terminologiche menzionate, interpretando un disegno condiviso dell’opera che vuole analizzare le città collaborative ed eco-sostenibili individuandole, inizialmente, in alcune categorie dottrinali in uso, per poi passare al modello dell’amministrazione condivisa e all’analisi del repertorio di strumenti (giuridici e di policy) a disposizione delle amministrazioni locali per collaborare con i cittadini nella messa a punto di interventi e politiche orientati all’economia circolare, alla rigenerazione urbana, alla lotta al cambiamento climatico e, più in generale, alla costruzione di comunità più sostenibili e solidali.
Nel primo capitolo, di Giorgia Pavani, l’apporto del diritto comparato si evince nell’architettura dell’opera. Le categorie dottrinali sono proposte per ordinare la materia e comprendere meglio le tante caratteristiche delle città, nel contesto europeo e internazionale, e per dare un {p. 10}inquadramento teorico alle riflessioni svolte nei capitoli successivi sull’ordinamento giuridico italiano. Le nuove dinamiche di rapporti orizzontali tra le città sono state analizzate avvalendosi degli studi recenti sulla paradiplomacy, ad opera di esperti delle relazioni internazionali, nonché esaminando i principi e i valori ispiratori delle varie Carte e Dichiarazioni sottoscritte da città appartenenti a modelli organizzativi e contesti giuridico-culturali differenti.
I riferimenti di diritto straniero non sono finalizzati all’attività di classificazione, ma fungono da esempi emblematici di caratteristiche delle città. Nel capitolo vengono anche enfatizzati nuovi modelli emergenti di organizzazione della comunità in rapporto con il proprio ente territoriale e di amministrazione (condivisa). Osservata mediante le lenti del comparatista un’esperienza concreta, nata da un regolamento comunale, è passibile di essere contestualizzata all’interno di un modello di organizzazione territoriale storico, per testarne la tenuta, le potenzialità espansive, nonché gli elementi in grado di rinnovare il modello stesso.
Nel secondo capitolo, di Claudia Tubertini, si opera una ricostruzione di quelli che, secondo il diritto pubblico, sono considerati i tratti unificanti del modello dell’amministrazione condivisa, fondato sulla partecipazione dei cittadini che diventa collaborazione attiva e che vede, per l’appunto, nelle città (e nel governo locale) la sua origine ed il suo principale sviluppo. La classificazione delle forme e degli strumenti è realizzata tenendo conto che il fenomeno delle città collaborative è fluido ed in costante evoluzione, e questo tratto distintivo è la sua stessa ricchezza. Al contempo, si prende in esame il contributo che non solo il governo locale, ma anche quello regionale e statale hanno dato e potranno dare al consolidamento ed all’ulteriore ampliamento della poliedrica “cassetta degli attrezzi” di cui oggi si compongono le città collaborative.
Nel terzo capitolo, attribuibile a Stefania Profeti, il fenomeno della collaborazione tra amministrazione e cittadini è esaminato attraverso la lente dell’analisi delle politiche pubbliche, e in particolare facendo ricorso alla categoria degli strumenti di policy. Partendo dalla classificazione di {p. 11}tali strumenti in base alle risorse messe in campo dai governi (di autorità, finanziarie, organizzative e di informazione), alcuni casi esemplari di collaborazione tra amministrazione e cittadini negli ambiti della riqualificazione urbana e della sostenibilità sono esaminati e discussi al fine di mettere in luce il mix di strategie elaborate in diversi contesti locali, ed estrapolare alcune lezioni di policy utili non solo ad arricchire l’attuale dibattito accademico, ma anche a fornire indicazioni ai policy makers interessati ad intraprendere percorsi strutturati di coinvolgimento dei cittadini.
Nell’elaborazione dell’impianto dell’opera abbiamo pensato anche ai nostri studenti, i quali sempre più insistentemente richiedono approfondimenti sul tema della sostenibilità, dell’implementazione dei diritti individuali e collettivi a livello urbano ed esempi concreti di economia circolare. I risultati delle ricerche pubblicate in questo libro ci hanno consentito di collegare parte dei nostri programmi di insegnamento e di offrire un – auspichiamo innovativo – strumento per un percorso che abbiamo chiamato di didattica circolare per gli studenti dei vari cicli, interessati a costruire un curriculum con focus sul diritto delle città, l’economia circolare urbana, la co-amministrazione e la governance urbana.
Giorgia Pavani
Stefania Profeti
Claudia Tubertini
Note
[1] C. Alvisi, D. Donati, G. Pavani, S. Profeti e C. Tubertini (a cura di), New Policies and Practices for European Sharing Cities, Bologna, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2019, un volume frutto del primo progetto Jean Monnet 2017-2019, New Policies and Practicies for European Sharing Cities (EUCity). Le ricerche su questo tema sono poi proseguite grazie alla partecipazione al Jean Monnet Network 2019-2023 dal titolo Sharing economy and Inequalities across Europe (SHINE), nell’ambito del quale rappresentiamo il team dell’Università di Bologna.
[2] Lo abbiamo fatto – e continueremo a farlo – grazie al sostegno della Jean Monnet Chair 2021-2024, dal titolo A new paradigm of solidarity and sustainable cities in the European framework (SO_CITIES).
[3] L. Violini, Il percorso a cascata del principio di sostenibilità: dal livello internazionale a quello locale, passando per l’amministrazione centrale, in «Le Regioni», n. 1-2/2022, p. 11.
[4] Una intuizione in tal senso si ritrova nelle parole di presentazione allo studio di F. Pizzolato, G. Rivosecchi e A. Scalone, Introduzione, in F. Pizzolato, G. Rivosecchi e A. Scalone (a cura di), La città oltre lo stato, Torino, Giappichelli, 2022, p. 20: «uno strumento euristico fondamentale, sempre più anche per i giuristi, al fine di cogliere senso e direzione dei processi in atto è l’approccio per studio per “politiche”, anziché per attribuzioni e competenze formali».