Note
  1. Il concetto di coproduzione ha cominciato a essere introdotto nel lessico della pubblica amministrazione grazie ai primi lavori di Elinor Ostrom tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, venendo inizialmente definito come «coinvolgimento dei cittadini, dei clienti e dei consumatori, dei volontari e/o delle organizzazioni comunitarie nella produzione dei servizi pubblici» oltre che nel loro utilizzo (J. Alford, A public management road less travelled: Clients as co-producers of public services, in «Australian Journal of Public Administration», n. 4/1998, p. 128). La coproduzione come strumento per la fornitura di beni e servizi pubblici ha guadagnato terreno negli ultimi due decenni, sulla scia delle critiche diffuse ai limiti del New Public Management e al parallelo affermarsi della prospettiva della New Public Governance, così come in risposta all’incedere della crisi economica globale e alle conseguenti restrizioni di finanza pubblica che hanno interessato in maniera crescente i governi locali. Sul punto si veda L. Cataldi, Coproduzione: uno strumento di riforma in tempi di austerity?, in «Rivista Italiana di Politiche Pubbliche», n. 1/2015, pp. 59-86.
  2. Cfr. T.A. Scott e C.W. Thomas, Unpacking the Collaborative Toolbox: Why and When Do Public Managers Choose Collaborative Governance Strategies?, in «Studies Journal», n. 1/2017, pp. 191-214; M. Howlett, A. Kekez e O. Poocharoen, Understanding Co-Production as a Policy Tool: Integrating New Public Governance and Comparative Policy Theory, in «Journal of Comparative Policy Analysis: Research and Practice», n. 5/2017, pp. 487-501.
  3. C. Hood, The tools of government, London, MacMillan, 1983.
  4. Per una riflessione sulle trasformazioni delle logiche di funzionamento delle pubbliche amministrazioni negli ultimi decenni, si rinvia a C. Pollitt e G. Bouckaert, Public Management Reform. A Comparative Analysis - Into the Age of Austerity, Oxford, Oxford University Press, 2017.
  5. G. Capano e A. Lippi, Gli strumenti di governo stanno cambiando? Aspetti teorici e problemi empirici, in «Rivista Italiana di Politiche Pubbliche», n. 2/2010, p. 10.
  6. Per una recente rassegna critica delle varie classificazioni degli strumenti di policy e dei loro usi, si rinvia a G. Capano e I. Engeli, Using Instrument Typologies in Comparative Research: Conceptual and Methodological Trade-Offs, in «Journal of Comparative Policy Analysis: Research and Practice», n. 2/2022, pp. 99-116.
  7. L. Salamon (a cura di), The Tools of Government. A Guide to New Governance, Oxford, Oxford University Press, 2002.
  8. G. Capano e A. Lippi, How policy instruments are chosen: Patterns of decision makers’ choices, in «Policy Sciences», n. 2/2017, pp. 269-293.
  9. G. Capano, Reconceptualizing layering. From mode of institutional change to mode of institutional design: Types and outputs, in «Public Administration», n. 3/2019, pp. 590-604.
  10. K.S. Rogge e K. Reichardt, Policy mixes for sustainability transitions: An extended concept and framework for analysis, in «Research Policy», n. 8/2016, pp. 1620-1635.
  11. Questo paragrafo rielabora e arricchisce la riflessione già proposta in S. Profeti e V. Tarditi, Le pratiche collaborative per la co-produzione di beni e servizi: quale ruolo per gli Enti locali?, in «Le Istituzioni del Federalismo», n. 4/2019, pp. 861-890.
  12. G. Sartori, Logica, metodo e linguaggio nelle scienze sociali, Bologna, Il Mulino, 2011.
  13. Hood, The tools of government, cit.
  14. V. Pestoff e T. Brandsen, Public governance and the third sector: Opportunities for co-production and innovation?, in S.P. Osborne (a cura di), The New Public Governance: Emerging Perspectives on the Theory and Practice of Public Governance, London, Routledge, 2010, pp. 223-237; V. Pestoff, Towards a Paradigm of Democratic Participation: Citizen Participation and Co-Production of Personal Social Services in Sweden, in «Annals of Public and Cooperative Economics», n. 2/2009, pp. 197-224.
  15. T. Bovaird, Beyond Engagement and Participation: User and Community Coproduction of Public Services, in «Public Administration», n. 5/2007, pp. 846-860.
  16. T. Nabatchi, A. Sancino e M. Sicilia, Varieties of Participation in Public Services: The Who, When, and What of Coproduction, in «Public Administration Review», n. 5/2017, pp. 766-776.
  17. A.J. Meijer, Networked Coproduction of Public Services in Virtual Communities: From a Government-Centric to a Community Approach to Public Service Support, in «Public Administration Review», n. 4/2011, pp. 598-607.
  18. I bilanci partecipativi rappresentano esperienze di coinvolgimento dei cittadini nella costruzione delle politiche e nella programmazione territoriale tramite la loro partecipazione alle decisioni che riguardano l’allocazione delle finanze pubbliche (o di parte di esse) nelle diverse voci di budget delle amministrazioni locali. Le prime esperienze pionieristiche hanno interessato alcune città brasiliane (tra cui il caso più celebre di Porto Alegre) a partire dalla fine degli anni Ottanta, per poi diffondersi in tutto il Brasile negli anni Novanta, e in molti paesi europei dagli anni Duemila in poi. Al di là della comune etichetta nominale, tuttavia, sono numerose le differenze che contraddistinguono il panorama mondiale dei bilanci partecipativi, e in particolare il contesto europeo, caratterizzato da un’impostazione prevalentemente top-down, da quello del Sud America, dove l’avvio delle esperienze ha avuto origine dal basso, su stimolo e richiesta della cittadinanza attiva. Sul punto, si veda Y. Sintomer e G. Allegretti, I bilanci partecipativi in Europa. Nuove esperienze democratiche nel vecchio continente, Roma, Ediesse, 2009.
  19. D. Hilgers e C. Ihl, Citizensourcing: Applying the Concept of Open Innovation to the Public Sector, in «International Journal of Public Participation», n. 1/2010, pp. 67-88.
  20. H.K. Liu, Crowdsourcing: Citizens as coproducers of public services, in «Policy Internet», n. 13/2021, pp. 315-331.
  21. M. Howlett, Designing Public Policies: Principles and Instruments, New York, Routledge, 2011.
  22. Capano e Lippi, Gli strumenti di governo stanno cambiando?, cit., p. 25.
  23. Si vedano, tra gli altri, E. Pavolini, Le nuove politiche sociali. I sistemi di welfare fra istituzioni e società civile, Bologna, Il Mulino, 2003; K. Rummery, Partnerships and Collaborative Governance in Welfare: The Citizenship Challenge, in «Social Policy and Society», n. 2/2006, pp. 293-303; E. Polizzi, C. Tajani e T. Vitale, Programmare i territori del welfare. Attori, meccanismi ed effetti, Roma, Carocci, 2013.
  24. Cfr. D. Cepiku, E. Guga e B. Marchese, Collaborative governance for urban regeneration in Italy, in D. Cepiku, S. Hee Jeon e D.K. Jesuit (a cura di), Collaborative Governance for Local Economic Development, London, Routledge, 2019, pp. 135-150.
  25. C. Farné Fratini, S. Georg e M. Søgaard Jørgensen, Exploring circular economy imaginaries in European cities: A research agenda for the governance of urban sustainability transitions, in «Journal of Cleaner Production», n. 1/2019, pp. 974-989.
  26. E. Brink e C. Wamsler, Collaborative Governance for Climate Change Adaptation: Mapping citizen-municipality interactions, in «Environmental Policy and Governance», n. 2/2018, pp. 82-97.
  27. Sulla differente logica soggiacente all’idea di best practice e alla prospettiva del lesson drawing, si rinvia a C. Radaelli, The diffusion of regulatory impact analysis – Best practice or lesson-drawing?, in «European Journal of Political Research», n. 5/2004, pp. 723-747.
  28. Cfr. Donato Di Memmo racconta il Regolamento per i beni comuni di Bologna. Le opportunità applicative aperte dal Regolamento: il punto di vista dell’amministrazione, www.labsus.org, 9 febbraio 2016.
  29. P. Michiara, I patti di collaborazione e il regolamento per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani. L’esperienza del Comune di Bologna, in «Aedon», n. 2/2016 (rivista online).
  30. Per una panoramica completa dei patti attivati dal Comune di Bologna dal 2015 ad oggi, si rinvia alla piattaforma «Partecipa», ospitata sul sito web dell’amministrazione comunale.
  31. Fondazione innovazione urbana, Un nuovo patto per l’amministrazione condivisa, Bologna, 2022.
  32. La democrazia partecipativa e quella deliberativa, nonostante siano spesso considerate come due fenomeni contigui e alternativi o complementari al modello della democrazia rappresentativa, sono contraddistinte da numerose differenze sul piano sia teorico-concettuale che empirico. La democrazia partecipativa ricomprende tutte quelle pratiche e quei dispositivi volti a coinvolgere (seguendo comunque metodi di tipo aggregativo o negoziale) i cittadini nelle scelte pubbliche che interessano l’intera collettività, ponendo l’accento sulla capacità della partecipazione di affinare le facoltà umane e al contempo di incrementare qualità ed equità delle decisioni; la teoria della democrazia deliberativa, invece, si riferisce a un processo dialogico il quale, basandosi sull’argomentazione imparziale in condizioni di uguaglianza, inclusione e trasparenza, è in grado di trasformare le preferenze individuali e di giungere a decisioni comuni (e idealmente unanimi) orientate al bene pubblico. Per una discussione estesa di affinità e differenze tra i due concetti, si rinvia a B. Gbikpi, Dalla teoria della democrazia partecipativa a quella deliberativa: quali possibili continuità?, in «Stato e Mercato», n. 1/2005, pp. 97-130; L. Bobbio, La democrazia deliberativa nella pratica, in «Stato e Mercato», n. 1/2005, pp. 67-88.
  33. Si veda S. Ravazzi e G. Pomatto (a cura di), Partecipare alle scelte pubbliche. L’esperienza del Bilancio deliberativo di Torino, Report 2019, a cui si rinvia per una descrizione più dettagliata del progetto e dei suoi risultati.
  34. Sui diversi margini negoziali dei Comuni rispetto ai gestori dei servizi in house o in appalto, si rinvia a R. Dehoog, Competition, Negotiation, and Cooperation: Three Models for Service Contracting, in «Administration and Society», n. 3/1990, pp. 317-340.
  35. Cfr. Capannori è il primo comune italiano certificato Rifiuti zero in Europa, in «Eco dalle Città. Notiziario per l’ambiente urbano e l’ecologia», 5 luglio 2022.
  36. Per una panoramica più completa e dettagliata della food policy milanese, si rinvia a A. Magarini, Politiche del cibo e governance collaborativa nell’esperienza di Milano, prima e dopo la pandemia da COVID-19, in «Rivista Italiana di Politiche Pubbliche», n. 3/2022, pp. 401-422.
  37. I. Pais, E. Polizzi e T. Vitale, Governare l’economia collaborativa per produrre inclusione: attori, strumenti, stili di relazione e problemi di implementazione, in A. Andreotti (a cura di), Governare Milano nel nuovo millennio, Bologna, Il Mulino, 2019, pp. 215-237.
  38. Odg 247/2019 del Comune di Bologna, 30 settembre 2019.
  39. Cfr. Portare Bologna sulla luna. La sfida della neutralità climatica. Intervista all’Assessore Annalisa Boni, 22 aprile 2022, consultabile all’indirizzo https://www.chiara.eco/portare-bologna-sulla-luna-la-sfida-della-neutralita-climatica/.
  40. Cfr. A. Nygaard, From Linear to Circular Economy: A Transaction Cost Approach to the Ecological Transformation of the Firm, in «Circular economy and Sustainability», n. 2/2022, pp. 1127-1142.
  41. Sul medesimo punto, si veda anche Pais, Polizzi e Vitale, Governare l’economia collaborativa, cit.