Connessioni virtuose
DOI: 10.1401/9788815371126/p2
Nel campo delle politiche sociali, le
analisi si concentrano sul ruolo delle università come «spazi situati» di apprendimento e
contaminazione tra discipline e territori. La ricerca, l’insegnamento e la terza missione si
iscrivono nel paradigma di emancipazione sociale e di crescita civile e democratica
[17]
. L’università è luogo di relazione in cui poter superare le segregazioni che
separano individui, gruppi, territori, regioni e paesi del Nord e del Sud del mondo
[18]
. Le strutture sociali dello spazio non sono semplici contenitori in cui si
svolgono le collaborazioni tra l’università e le imprese. Il contesto diventa un elemento
costitutivo delle interazioni scientifiche e produttive che risentono delle disuguaglianze
esistenti tra le regioni, all’interno delle regioni
¶{p. 18}e tra le diverse
aree del contesto urbano
[19]
. La lente sociale degli studi appena richiamati interpreta le iniziative di
innovazione intraprese dalle università come investimenti tesi ad elevare il livello di
preparazione tecnica e imprenditoriale delle nuove generazioni. La finalità consiste nel
contrastare le disuguaglianze sociali, aumentando la probabilità di creare lavoro
qualificato nelle fasce occupazionali a più alto reddito. Si tratta di politiche di
investimento sociale
[20]
da valutare in termini di creazione di nuovi posti di lavoro e imprese, ma anche
in termini di crescita del capitale umano e di sviluppo regionale.
Le questioni critiche, trasversali ai
filoni di studi finora considerati, sottolineano la pluralità dei fattori che intervengono
nei processi di innovazione, specialmente a livello aziendale. L’eterogeneità delle imprese,
le specificità territoriali, la diversa maturità tecnologica delle aziende e dei sistemi
produttivi regionali nonché la variabilità delle funzioni e delle performance universitarie
influenzano la natura e il passo della transizione digitale.
Di qui, le politiche a favore
dell’innovazione – e la loro valutazione – coinvolgono molteplici attori e interessi, ivi
compresi le piattaforme e gli strumenti digitali che alimentano esperienze di collaborazione
diversificate e iterative nel tempo. Da un punto di vista valutativo, le relazioni
cooperative che caratterizzano i processi di innovazione problematizzano i modelli di
inferenza causale che non indagano le interazioni «ricorsive» tra gli attori che partecipano
agli ecosistemi
[21]
. Anche la complementarità e la competitività ¶{p. 19}nelle
relazioni ecosistemiche mettono in questione le analisi di rete, che non indagano
dinamicamente la rilevanza, l’efficacia e il radicamento delle strategie di creazione del
valore basato sulla conoscenza
[22]
. I costrutti e gli strumenti della teoria della complessità dischiudono inediti
sentieri di valutazione in cui investigare cooperazione, innovazione e sviluppo come
processi co-evolutivi rispetto ai contesti sociali. I disegni valutativi sensibili alla
complessità sono, tuttavia, ancora poco diffusi nell’ambito della comunità scientifica e
valutativa a livello internazionale e, talvolta, addirittura osteggiati
[23]
.
La tabella 1 riepiloga le teorie, i temi
indagati e le questioni critiche del dibattito sull’innovazione, sul ruolo e sulla
valutazione dell’università (con i principali autori) e definisce la cornice teorica
all’interno della quale si colloca il presente volume. Questo lavoro è all’intersezione dei
temi finora richiamati – vale a dire, gli ecosistemi dell’innovazione, le collaborazioni tra
università e imprese, gli effetti di sviluppo a livello regionale e i modelli di valutazione
della terza missione dell’università.
Nell’esaminare le collaborazioni tra
l’università e le imprese, le domande che guidano il lavoro di ricerca sono:
- come funziona un ecosistema dell’innovazione?
- quali sono i fattori che spiegano la crescita di un ecosistema dell’innovazione?
- qual è l’impatto di un ecosistema dell’innovazione sullo sviluppo regionale?¶{p. 20}
- in¶{p. 21} che modo, nelle regioni meno innovative, le collaborazioni tra l’università e le imprese possono promuovere la transizione digitale?
Studi sull’innovazione |
Costrutti teorici |
Temi di interesse
e questioni critiche |
Principali autori |
Politiche di
innovazione |
Modelli a elica |
Focus sulle relazioni e strutture di
governance a livello aggregato che trascura l’eterogeneità delle imprese
e dei territori locali e regionali |
Etzkowitz e Leydesdorff,
2000 |
Innovazione nei sistemi
regionali |
Collaborazioni
università-imprese/sistemi di innovazione regionale (Regional
Innovation System) |
L’analisi si focalizza sulle reti di
attori scientifici e tecnologici e sulle imprese nei contesti di
prossimità. Il focus è sugli investimenti in R&S. L’analisi
tralascia le forme di innovazione basate su learning by
doing
Nell’analisi della terza missione dell’università, non si indagano i
fattori che spiegano l’efficacia e la scalabilità
dell’innovazione |
Hervás-Oliver et
al., 2021 Isaksen e Trippl, 2016 Fritsch e Slavtchev,
2007 Atta-Owusu et al., 2020 Lendel, 2010
Caragliu e Nijkamp, 2016 Audretsch, Belitski e Adner,
2019 |
Innovazione nelle
imprese |
Ecosistema dell’innovazione
Imprenditorialità |
Focus sulle complementarità e sulle
interdipendenze, meno sulle relazioni competitive L’analisi si concentra
sulle fasi di invenzione e commercializzazione della conoscenza
piuttosto che sull’esplorazione congiunta precompetitiva della
conoscenza |
Clarysse et al.,
2014 Robertson, 2020 Järvi et al., 2018
Dattée et al., 2018 Rybnicek e
Königsgruber, 2018 |
Impatto sociale
dell’università |
Investimento sociale
(Engaged University) |
I temi sono l’emancipazione e il
superamento delle disparità sociali. Il focus sulle variabili
situazionali di apprendimento tralascia i vincoli strutturali dei
contesti regionali |
Wenger-Trayner e B. Wenger-Trayner,
2020 Bennetworth, 2018 Guerrero et
al., 2015 De Jong et
al., 2019 |
Al fine di offrire una risposta ai
quesiti appena esposti, il volume ricostruisce l’esperienza del polo tecnologico di San
Giovanni e le partnership per l’alta formazione digitale che l’Università di Napoli
«Federico II» ha stipulato con alcuni grandi gruppi tecnologici e industriali a partire dal
2016. Il lavoro di ricerca si estende al contesto di prossimità, ove l’analisi esamina
l’influenza del polo tecnologico di San Giovanni sui processi di innovazione di un campione
selezionato di imprese tecnologiche, manifatturiere e di servizi, di dimensioni variabili.
L’obiettivo è duplice. L’analisi esamina
le collaborazioni tra l’università e le imprese globali e locali per comprendere come si
crea lavoro e innovazione digitale in una regione classificata come moderatamente innovativa
[24]
. Per questo motivo, il volume intende collocare il dibattito sulle politiche per
l’innovazione nel nesso tra sviluppo regionale, gestione strategica delle organizzazioni e
politiche attive del mercato del lavoro
[25]
. L’analisi si concentra, inoltre, sulle metriche della co-innovazione, per
comprendere i costi e i benefici della formazione dei talenti e della digitalizzazione delle
imprese nelle collaborazioni tra università e industria. Pertanto, il volume intende
contribuire al dibattito sulla valutazione dell’impatto sociale dell’università nelle azioni
di terza missione a vantaggio delle imprese e dello sviluppo socioeconomico dei territori
[26]
.¶{p. 22}
I temi appena accennati sono rilevanti
dal punto di vista delle politiche pubbliche: i decisori nazionali ed europei investono
risorse in sistemi regionali di innovazione per promuovere la creazione di start-up
innovative che gravitino intorno ai cosiddetti hub della conoscenza
[27]
. Al di là della formula generica degli «ecosistemi dell’innovazione», è
pressante l’esigenza di formulare una politica competente e sensibile all’eterogeneità dei
contesti, al fine di evitare interventi di spesa pubblica a pioggia.
A questo punto, il lettore potrebbe
domandarsi perché concentrare l’analisi sui processi di innovazione digitale in una regione sud-europea
[28]
; perché esplorare gli effetti della formazione digitale e imprenditoriale sui
giovani talenti del Sud Italia, probabili lavoratori mobili, destinati alla diaspora dei
cervelli in fuga
[29]
.
Evidentemente, l’obiettivo del presente
lavoro non consiste nel mettere a confronto il polo tecnologico di San Giovanni
dell’Università di Napoli con la Silicon Valley, lo stato di New York, il corridoio di
Boston o altre esperienze
[30]
pur significative e rilevanti sul piano delle interazioni
¶{p. 23}produttive tra accademia e industria. È noto che la rivoluzione
digitale nasce negli Stati Uniti da più di un trentennio e nell’economia globale i vantaggi
competitivi non sono facilmente appropriabili, se non a scapito di importanti acquisizioni
sul piano dei diritti umani e della democrazia. Ad un più accurato esame dei templi mondiali
dell’innovazione digitale, sono emerse le debolezze e le retoriche, che non ne diminuiscono
il potere di influenza sui mercati globali, sui governi nazionali e sulle vite individuali
[31]
.
Note
[17] Cfr. Forum delle diseguaglianze e delle diversità, Promuovere la giustizia sociale nelle missioni delle Università italiane, 2021, https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2019/03/proposta-n-4.x74988.x38612.pdf.
[18] E. Wenger-Trayner e B. Wenger-Trayner, Learning to Make a Difference: Value Creation in Social Learning Spaces, Cambridge, Cambridge University Press, 2020; cfr. anche A. Appadurai, The Future as Culture Fact: Essays on the Global Condition, New York, Verso Books, 2013.
[19] J.-P. Addie, M. Angrisani e S. De Falco, University-led Innovation in and for Peripheral Urban Areas: New Approaches in Naples, Italy and Newark, NJ, US, in «European Planning Studies», 26, 6, 2018, pp. 1181-1201.
[20] A. Hemmeriijck, The Uses of Social Investment, Oxford, Oxford University Press, 2019.
[21] B. Perrin, How To – and How Not To – Evaluate Innovation, in «Evaluation», 8, 1, 2002. Cfr. anche M. Marra, Some Insights from Complexity Science for the Evaluation of Complex Policies, in K. Forss, M. Marra e R. Schwartz (a cura di), Evaluating the Complex. Beyond Attribution and Contribution, New York, Routledge, 2011.
[22] Cfr. SIAMPI, Social Impact Assessment Methods, cit. Cfr. anche S. Zamagni, P. Venturi e S. Rago, Valutare l’impatto sociale. La questione della misurazione nelle imprese sociali, in «Impresa Sociale», 6, 2015, pp. 77-97.
[23] Cfr. M. Marra, Meso Evaluation for SDGs’ Complexity and Ethics, in «Ethics, Policy & Environment», 2021, doi: 10.1080/21550085.2021. 1940450. Le sperimentazioni valutative più interessanti sono state parzialmente raccolte e presentate nell’ambito del programma HEInnovate dell’OCSE e della Commissione europea, ma ulteriori sperimentazioni sono in corso di realizzazione, non ultima l’attuale Valutazione della Qualità della Ricerca e della Terza Missione da parte dell’Anvur. Cfr. OECD, Evaluation of the Academy for Smart Specialization. The Geography of Higher Education, Paris, 2020.
[24] Si tratta della classificazione secondo gli indici dell’European Innovation Scoreboard (RIS) che valutano la performance innovativa delle regioni europee rispetto a un set di indicatori che verificano la diffusione delle tecnologie abilitanti nella produzione.
[25] M. Mazzucato, The Entrepreneurial State: Debunking Public vs. Private Sector Myths, London-New York-Delhi, Anthem Press, 2013; cfr. anche Wenger-Trayner e Wenger-Trayner, Learning to Make a Difference, cit.
[26] R. Frandizi, C. Fantauzzi, N. Colasanti e G. Fiorani, The Evaluation of Universities’ Third Mission and Intellectual Capital: Theoretical Analysis and Application to Italy, in «Sustainability», 11, 2019, p. 3455.
[27] La Commissione europea ha finora investito notevoli risorse nei Digital Innovation Hubs anche all’interno del programma Next Generation EU al fine di sostenere la trasformazione digitale delle imprese e la loro cooperazione. La Commissione europea ha avviato un’azione preparatoria per stabilire un quadro per la collaborazione continua e il networking tra Digital Innovation Hub incentrato sull’intelligenza artificiale al fine di fornire prove e supporto per la preparazione di politiche pertinenti in vista dei programmi futuri; cfr. il sito web https://www.dihbu40.es/en/dih/. Cfr. anche J.S. Engel e I. Del-Palacio, Global Clusters of Innovation, in «California Management Review», 53, 2, 2011, pp. 27-49.
[28] Secondo alcuni commentatori sarebbe economicamente conveniente indirizzare gli investimenti solo alle università di eccellenza evitando di disperdere risorse in università distanti dai centri di agglomerazione delle economie del Nord Europa e del Nord America; cfr. a tal proposito T. Boeri e R. Perrotti, L’università italiana continua a non premiare la ricerca, in «LaVoce.info», 2021, https://www.lavoce.info/archives/72920/luniversita-italiana-continua-a-non-premiare-la-ricerca/.
[29] F.A. Ceravolo, Cervelli in transito. Altri giovani che non dovremmo farci scappare, Roma, Carocci, 2016.
[30] Vale la pena richiamare l’importante esperienza dell’unica Big Tech europea situata in Germania. Si tratta della SAP localizzata a Walldorf, una piccola città, a sud di Francoforte, con oltre 23 miliardi di euro di fatturato, 85.000 dipendenti e una valutazione di oltre 110 miliardi di euro. Cfr. https://www.lastampa.it/esteri/la-stampa-in-english/2017/08/08/news/why-europe-only-has-one-giant-tech-company-and-what-it-means-for-the-continent-1.34433245.
[31] I.A. Bremmer, The Technopolar Moment. How Digital Powers Will Reshape the Global Order, in «Foreign Affairs», November-December 2021.