Andrea M. Maccarini (a cura di)
L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c2
È proprio tenendo in conto queste caratteristiche sociali e culturali che sono state individuate 11 scuole primarie per la partecipazione al nostro studio, variamente dislocate nella città di Torino [5]
. In dettaglio, tre scuole, che chiameremo Gelsomino, Dalia e Corniolo, sono collocate nella Circoscrizione 1 (due nel quartiere Centro e una nel quartiere Crocetta); una scuola, Camelia, nella Circoscrizione 3 (nel quartiere San Paolo); una scuola, Azalea, nella Circoscrizione 4 (quartiere Parella); due scuole, Lavanda e Mimosa, nella Circoscrizione 6 (quartieri Regio Parco e Barriera di Milano); una scuola, Ginestra, nella Circoscrizione 5 (quartiere Madonna di Campagna); una scuola, Magnolia, nella Circoscrizione 7 (quartiere Vanchiglia); una scuola, Primula,
{p. 64}nella Circoscrizione 2 (all’intersezione tra i quartieri Mirafiori e Santa Rita); una scuola, Ortensia, nella Circoscrizione 8 (quartiere Millefonti-Filadelfia). Nelle scuole selezionate, sono state coinvolte nella ricerca alcune delle classi quinte e i relativi insegnanti.

2. Il profilo degli alunni intervistati

Prima di volgere lo sguardo alle caratteristiche degli studenti che hanno partecipato allo studio, presentiamo i tassi di risposta tra le scuole nella prima e nella seconda rilevazione (si veda tab. 2.1). Come già anticipato, 651 sono stati gli alunni intervistati nella prima somministrazione, che ha visto un minor numero di partecipanti nelle scuole Lavanda, Corniolo, Magnolia e Mimosa (tra gli 11 e i 53 alunni), a differenza delle altre scuole, in cui la presenza di rispondenti era maggiore (tra i 62 e i 94 alunni). Per quanto riguarda i tassi di risposta nella seconda rilevazione, sono più elevati nelle scuole Primula, Gelsomino e Azalea, invece sono particolarmente bassi negli istituti Ginestra e Mimosa, per effetto delle disuguaglianze dell’utenza nell’accesso alla tecnologia, così come nelle scuole Corniolo, Dalia e Lavanda, qui però come conseguenza di un supporto soltanto marginale, da parte delle insegnanti, nel promuovere e facilitare la partecipazione all’indagine in questa seconda fase della ricerca.
Venendo ora alla descrizione del campione totale (si veda tab. 2.2), 340 alunni sono maschi e 311 femmine. Complessivamente, 611 sono i nati in Italia; ciò suggerisce che anche i bambini di origine straniera siano di seconda generazione. La maggior parte degli intervistati vive con la famiglia d’origine, con la presenza della madre nel 99,2% dei casi e del padre nel 91,2%, mentre il 21,8% di loro convive anche con altri parenti in casa e soltanto il 4,5% in comunità.
Volgendo l’attenzione alle caratteristiche dei genitori (tab. 2.3), nel 44,4% dei casi la madre ha un’età superiore ai 40 anni, mentre la percentuale è più alta quando si fa riferimento al padre (58,2%), mostrando ciò una classe di età più elevata della figura paterna. Nel 67% del campione {p. 65}la madre risulta essere nata in Italia; il numero sale al 71,1% nel caso del padre. Per quanto concerne il titolo di studio, la percentuale delle madri che possiedono una laurea o un titolo d’istruzione di grado superiore è più alta (37,5%) rispetto ai padri (34,9%), mentre questi ultimi nella maggior parte dei casi svolgono un’occupazione a tempo pieno (73,3%), rispetto al dato inferiore (53,3%) che si registra per le madri. Questa osservazione conferma l’idea che nel nostro contesto sociale, ancor oggi, la cura della famiglia vede come figura di riferimento privilegiata quella materna, che continua a giocare un ruolo espressivo, prevalendo pertanto il modello del male breadwinner. Inoltre, dato il tasso di risposte mancanti per la variabile dell’istruzione, {p. 66}appare evidente la scarsa conoscenza del titolo di studio degli adulti da parte dei bambini. Alcune difficoltà nelle risposte sono imputabili alla partecipazione dei genitori a sistemi di istruzione differenti da quello italiano, per cui i bambini faticavano a tradurre il loro livello di istruzione, e/o ne avevano scarsa conoscenza, essendo nati in Italia e non avendo mai avuto esperienza del sistema scolastico nei paesi di origine delle loro figure di riferimento. Infine, la classe sociale [6]
della madre sembra lievemente più elevata di quella paterna, data la minore percentuale di soggetti appartenenti alla classe operaia (madri 11,1%, padri 16,2%) e la maggiore percentuale di appartenenti a quella intermedia (madri 36,7%, padri 35,8%).{p. 67}
Tab. 2.1. Distribuzione degli alunni nella prima e nella seconda rilevazione
Scuola
I rilevazione N = 651
II rilevazione N = 400
Primula
94
79
Gelsomino
93
92
Azalea
74
72
Ginestra
73
36
Dalia
66
34
Camelia
61
41
Ortensia
62
0
Lavanda
53
15
Corniolo
40
15
Magnolia
24
10
Mimosa
11
6
 
 
 
Tab. 2.2. Caratteristiche socio-demografiche degli alunni
Campione totale (%) N = 651
Sesso
Maschio (340)
52,2
Femmina (311)
47,8
Situazione abitativa
Presenza madre
99,2
Presenza padre
91,2
Presenza altri parenti
21,8
Comunità
4,5
 
 
Tab. 2.3. Dati socio-demografici delle figure genitoriali
Madre (%)
Padre (%)
Età
Sino a 40
37,3
41,8
> 40
44,4
58,2
Paese di nascita
Italia
67,0
71,1
Estero
33,0
28,9
Titolo di studio
Sino al diploma
20,7
19,8
Laurea/dottorato
37,5
34,9
Condizione lavorativa
Nessuna occupazione
13,8
3,2
Part time
27,5
15,5
A tempo pieno
53,3
73,3
Classe sociale
Classe operaia
11,1
16,2
Classe intermedia
36,7
35,8
Classe di servizio
28,1
29,5
 
 
 

3. La vita a scuola

In tutti i plessi osservati, la maggior parte degli alunni intervistati ha frequentato la stessa scuola e classe sin dall’inizio del percorso di scuola primaria. La scuola costituisce l’ambiente in cui, in condizioni di normale frequenza, i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo. In essa fruiscono sia delle lezioni e delle attività curricolari, sia di altre proposte formative. I percorsi extracurricolari possono spaziare dall’apprendimento delle lingue straniere all’esercizio di attività sportive, artistiche e legate all’impegno civico, e i bambini possono goderne sia all’interno della scuola che al di fuori di essa, attingendo a offerte del territorio. Il complesso di tali attività concorre al percorso di crescita complessivo dei bambini, allo sviluppo delle loro competenze cognitive e socio-relazionali. Nel nostro studio abbiamo indagato le attività laboratoriali, sportive, di volontariato e associate all’impegno civico, in quanto quelle più comuni e rilevanti nel percorso di crescita dei bambini, distinguendo tra quelle erogate dalla scuola e quelle in contesti esterni (tab. 2.4). Le attività extracurricolari sono proposte da tutte le scuole in modo abbastanza omogeneo, seppure laddove le risorse economiche della scuola e delle famiglie sono maggiori, queste possono essere più variegate nel numero e migliori nella qualità dell’offerta. Inoltre, si sottolinea che nelle scuole a utenza socialmente medio-bassa, le attività extrascolastiche costituiscono l’esito di alleanze tra attori del territorio (spesso tutti pubblici: biblioteche, piscine, ASL, Centri di cultura ludica, ecc.), offrendo ai bambini esperienze che diversamente non sarebbero in grado di fare. Per quanto riguarda le proposte che promanano dalla scuola, lo sport è l’attività maggiormente fruita dai bambini (oltre alle ore curricolari di educazione fisica), nel 50,2% dei casi, seguita dalle attività artistiche, 37,3%, e dalle lingue straniere, 22,6%. Le attività appaiono meno intense, invece, sul fronte dell’impegno civico e sociale: solo il 20% degli alunni dichiara di svolgere attività sociali, il 13,2% attività finalizzate alla protezione ambientale, il 10,9% servizi alla comunità, il che contrasta con le informazioni raccolte nei {p. 68}colloqui con insegnanti e dirigenti, i quali riferiscono di una serie di progetti attivati nelle scuole su temi di rilevanza sociale e comunitaria, quali la difesa dell’ambiente, la sensibilizzazione al riciclo e riuso, la conoscenza e il rispetto tra culture. Con riferimento al contesto extrascolastico, la fruizione di queste attività da parte dei bambini segue un andamento simile rispetto a quello scolastico, con una maggiore partecipazione alle attività sportive e a quelle dedicate alla protezione ambientale, che riguardano rispettivamente il 68,8% e il 15,4% dei rispondenti.
Tab. 2.4. Partecipazione alle attività extracurricolari dentro e al di fuori del contesto
Attività
A scuola (%)
Extra scuola (%)
Sport
50,2
68,8
Attività artistiche
37,3
26,4
Lingua straniera
22,6
18,9
Attività sociali
20,0
13,4
Protezione ambientale
13,2
15,4
Servizi alla comunità
10,9
10,1
 
 
 
L’idea che il processo educativo sia multiforme conduce a indagare i diversi aspetti che lo compongono: innanzitutto il «che cosa» si fa (il che implica una ricognizione delle attività), ma anche il «con chi» (e in tal modo si rimanda alle figure degli insegnanti). I docenti costituiscono per i bambini un riferimento non solo didattico, ma altresì educativo. Indagare le relazioni con gli insegnanti e gli educatori diventa quindi essenziale per comprendere chi siano questi bambini e quale sia il loro livello di benessere complessivo. Nel nostro studio, pertanto, abbiamo investigato le relazioni docenti-alunni sondando tre aspetti principali: la percezione, da parte dei bambini, di essere trattati in modo equo dalle/dagli insegnanti, l’andare d’accordo con loro e l’interessamento delle/degli insegnanti per il loro benessere (tab. 2.5). Le risposte vanno in direzione di un complessivo apprezzamento per quanto riguarda l’equità del trattamento: il 77,6% degli alunni si sente trattato in modo giusto dagli insegnanti «con una certa frequenza» (una o più volte a settimana). Un dato analogamente positivo si ha rispetto all’andare d’accordo con gli insegnanti: il 72%. Quanto
{p. 69}all’interessamento percepito per il proprio benessere, solo il 49,8% degli alunni riporta che gli insegnanti se ne occupino con una certa frequenza. Questo aspetto relazionale è stato indagato anche nella seconda rilevazione, con esiti molto diversi. Infatti, dalle risposte ricevute risulta che la percezione dell’interessamento dell’insegnante per il proprio benessere è aumentata sensibilmente: ben il 72,8% del campione dichiara di avere questa sensazione con la frequenza di una o più volte a settimana. Sembrerebbe che la mancanza d’interazione in presenza abbia condotto le insegnanti a una maggiore attenzione alla condizione di benessere dei loro alunni e alla qualità delle loro relazioni con gli stessi, il che è stato confermato dalle interviste condotte con le insegnanti [7]
.
Note
[5] In ottemperanza alle norme sulla tutela della privacy, i nomi reali dei plessi scolastici aderenti alla ricerca sono stati sostituiti da nickname. Poiché la serietà metodologica non deve essere per forza noiosa, il gruppo di ricerca ha dato spazio all’immaginazione (sociologica), individuando nomi che fossero evocativi delle caratteristiche tipiche delle scuole studiate o almeno di quella più evidente in ciascuna di esse. Si è così pensato di abbinare plessi scolastici a nomi di fiori/piante. Per quanto riguarda gli studi di caso (capp. 3, 4 e 5): la scuola Ginestra è stata così nominata per le caratteristiche di resistenza, adattabilità e al contempo di bellezza, che rispecchiano la realtà di quella scuola all’interno di un territorio difficile; il nome Gelsomino rimanda a un’origine «aristocratica» del rampicante (fu la famiglia dei Medici a coltivarla gelosamente per prima); la scuola Camelia evoca la pluralità di specie che vanno sotto questo nome, proprio in quanto l’ambiente scolastico in questione presenta un elevato livello di eterogeneità intra-classe e inter-classi. La stessa logica è stata applicata all’attribuzione dei nickname a tutte le altre scuole. Corniolo è simbolo di raffinatezza; Dalia implica uno spumeggiante splendore; Lavanda è simbolo di adattamento; Azalea si qualifica per le caratteristiche di delicatezza e fragilità; Mimosa per le caratteristiche di resistenza; Magnolia per la bellezza esplosiva; Ortensia come simbolo di adattamento estremo e facilità a fronteggiare le avversità; Primula per il suo essere un fiore semplice che annuncia la rinascita. Nel periodo duro e severo che stiamo vivendo, questo esercizio estetico non è un mero vezzo, ma vorrebbe essere un modesto invito a una visione vitale del nostro futuro – e di quello della scuola.
[6] La classe sociale è stata ricostruita attraverso la classificazione delle professioni dei genitori, così come riportate dai bambini, secondo il modello proposto da Goldthorpe [2000].
[7] Per un approfondimento sul tema si rimanda al capitolo 8 del presente volume.