Giorgia Pavani, Stefania Profeti, Claudia Tubertini
Le città collaborative ed eco-sostenibili
DOI: 10.1401/9788815410221/c3
La strategia seguita dal Comune di Capannori, oltre all’approccio graduale verso la progressiva riduzione dei rifiuti pro-capite sopra accennato, si caratterizza per la messa a punto di un sistema abbastanza articolato di strumenti volti a promuovere un atteggiamento collaborativo della cittadinanza, favorendone l’adesione volontaria alle decisioni intraprese dall’amministrazione. Molta attenzione è stata dedicata al
{p. 133}versante dell’organizzazione (organization): nel 2010 nasce infatti il Centro ricerca rifiuti zero, costituito da un gruppo di esperti in tema di rifiuti e inserito nella rete internazionale Zero Waste, che oltre a realizzare ricerche finalizzate all’innovazione dei sistemi di raccolta contribuisce alla condivisione e promozione di buone pratiche di acquisto, produzione e consumo presso la cittadinanza (nodality). Importanti sono poi le collaborazioni strutturate con la rete associativa presente sul territorio (ad es. la Caritas), che hanno consentito di aprire centri del riuso ed empori solidali dove i cittadini possono conferire beni e materiali non più utilizzati ma ancora in buono stato o recuperabili (ad es. piccoli elettrodomestici, materiale tessile e di pelletteria, giocattoli ecc.), come alternativa alla discarica. Dall’altro lato, sempre sul piano organizzativo, anche la prossimità del comune con la società di gestione dei rifiuti a totale partecipazione pubblica che gestisce il servizio in regime di in-house (anziché in appalto) ha reso probabilmente più semplice introdurre innovazioni nel servizio e potenziare la raccolta porta a porta, aumentando il numero dei ritiri, così come rendendo più agevole il conferimento alle isole ecologiche, in modo da minimizzare i disagi per gli utenti [35]
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Accanto agli strumenti organizzativi, il comune ha anche fatto leva su incentivi economici (treasure) in forma di sconti della parte variabile della bolletta per cittadini che fanno il compostaggio domestico o aderiscono a iniziative pilota (ad es. le lombrichiere compostabili, o la raccolta sperimentale di assorbenti igienici), per le imprese che privilegiano prodotti sfusi o di origine locale, e per le associazioni che promuovono eventi plastic free. Alle stesse famiglie e aziende che collaborano sono anche dedicate iniziative pubbliche di formazione su riciclo e riuso, oltre agli incontri più generali (e molto ricorrenti) di informazione e sensibilizzazione rivolti a tutta la cittadinanza e portati avanti con assemblee sul territorio {p. 134}e progetti ad hoc nelle scuole. Il ruolo dei cittadini viene infine valorizzato anche sul versante del monitoraggio del servizio: con il servizio Acchiapparifiuti, i cittadini possono usare un numero whatsapp per segnalare gli abbandoni di rifiuti o di materiale ingombrante in luoghi non idonei, o farsi carico essi stessi della raccolta dei rifiuti abbandonati (da segnalare alla società di gestione della raccolta) mentre fanno attività fisica all’aperto grazie al progetto «Plogging di comunità».
A seguito di questi interventi, nel 2021 la raccolta differenziata nel comune ha raggiunto l’86,5%, contro una media regionale (toscana) del 62%. L’amministrazione comunale intende inoltre approvare un piano d’azione comunale per l’economia circolare entro il 2030, che ha tra i suoi obiettivi il raggiungimento di almeno il 95% della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e l’ottimizzazione della raccolta porta a porta con l’introduzione di nuovi servizi, come quelli per la raccolta dei materiali tessili e in particolare degli indumenti [36]
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Milano e l’economia circolare del cibo: gli hub di quartiere contro lo spreco alimentare – Milano è senza dubbio la città italiana con la tradizione più consolidata in materia di lotta allo spreco alimentare [37]
. Il comune ha avviato la propria food policy già nel 2014; dal 2017 è l’unica città a far parte della European Platform for Food Losses and Food Waste; fa inoltre parte del Working group Food all’interno della rete Eurocities, della rete 100 Resilient cities e del programma CE100 della Ellen MacArthur Foundation per facilitare i progetti di economia circolare. Nell’ambito della food policy milanese, un’iniziativa in particolare rappresenta una soluzione originale di governance dal basso dei processi di redistribuzione delle eccedenze alimentari, tanto da vincere nel 2018 la prima edizione del prestigioso premio internazionale Earthshot Prize sulle migliori soluzioni per proteggere l’ambiente: la rea- {p. 135}lizzazione di hub di quartiere contro lo spreco alimentare, promossa dal comune in collaborazione con Assolombarda e il Politecnico di Milano, soggetti con i quali già nel 2016 era stato siglato il «Protocollo di intesa zero sprechi».
La sperimentazione degli hub di quartiere nasce nell’alveo di una più ampia strategia delineata dal Comune di Milano nel 2015, con l’approvazione delle «Linee di indirizzo della food policy della città». L’idea degli hub risponde a un problema legato alle caratteristiche del sistema delle donazioni delle eccedenze di cibo e della loro gestione a livello urbano: le eccedenze sono spesso variabili (in frequenza e quantità), e le associazioni no profit che svolgono un ruolo fondamentale nel redistribuire il cibo donato dalle aziende o dai singoli cittadini a coloro che ne hanno bisogno sono solitamente non del tutto attrezzate sul piano logistico (ad es., non dispongono di impianti di stoccaggio e conservazione sufficienti), basandosi il più delle volte sull’azione di personale volontario.
Il comune, sfruttando la sua posizione di nodo tra i vari soggetti a diverso titolo coinvolti nella gestione delle eccedenze, cerca di facilitare la creazione di una governance partecipata e collaborativa incentrata sui singoli quartieri, con la creazione in ciascuno di essi di un punto di stoccaggio e distribuzione del cibo donato, dotato di tutte le attrezzature necessarie, a cui Onlus e soggetti del volontariato possano fare riferimento nelle loro azioni di redistribuzione delle eccedenze agli utenti finali. Gli strumenti su cui fa leva sono di vario tipo. Innanzitutto risorse materiali (treasure), come la messa a disposizione di spazi pubblici non utilizzati o sottoutilizzati per avviare esperienze pilota da replicare in altri quartieri, accanto agli incentivi economici per i soggetti che donano cibo (riduzione fino al 20% della parte variabile della Tassa sui rifiuti, come consentito dalla legge statale 166/2016) e al finanziamento dell’allestimento di celle frigorifere e scaffalature negli spazi di distribuzione, grazie al contributo vinto nell’ambito del Programma «QuBì» contro la povertà infantile lanciato dalla Fondazione Cariplo. In secondo luogo, risorse di tipo organizzativo (organization): innanzitutto, sono previsti sia bandi per l’aggiudicazione della gestione degli {p. 136}hub, sia avvisi pubblici con valutazione semestrale da parte della Direzione quartieri e municipi del comune per raccogliere candidature rispetto a tre tipologie di supporto per estendere la rete degli hub: messa a disposizione di spazi pubblici e privati, sponsorizzazioni tecniche e sponsorizzazioni finanziarie.
Inoltre, un importante sostegno organizzativo viene anche dalla collaborazione con il Politecnico di Milano, incaricato di monitorare le esperienze pilota e di elaborare un modello logistico esportabile in altri quartieri, nonché dal partenariato con le associazioni di categoria, che favoriscono l’adesione delle aziende del territorio (dai negozi di quartiere alla grande distribuzione) al progetto. Infine, sul versante della nodality, oltre alla predisposizione di una pagina web ad hoc sul portale del comune dedicato alla food policy, su cui reperire tutte le informazioni relative ai punti di apertura e i dati di monitoraggio, è da segnalare lo strumento del «bollino zero sprechi»: già previsto nel «Protocollo zero sprechi» siglato con Assolombarda e Politecnico, il bollino rappresenta una sorta di incentivo reputazionale che viene assegnato alle imprese virtuose sul versante della lotta agli sprechi e del dono alimentare, in modo che esse possano essere riconosciute dai consumatori, i quali poi agiranno di conseguenza. Risulta invece praticamente inutilizzato lo strumento dell’authority tout court, in linea con lo stile di «governo leggero» caratteristico dell’esperienza milanese degli ultimi decenni [38]
, in cui il comune tende a esercitare più un ruolo di stimolo e di facilitazione anziché di regia vera e propria di strutture e processi.

3.3. Collaborare per il clima

L’Assemblea cittadina per il clima di Bologna. Un’esperienza di meta-partecipazione – Nel 2019 Bologna è stata tra le prime città italiane ad approvare, con formale delibera {p. 137}del consiglio comunale, la dichiarazione di emergenza climatica ed ecologica che impegna l’amministrazione a una transizione verso l’azzeramento, o quantomeno il contenimento, dell’impatto sul clima delle attività portate avanti sul suolo urbano.
La dichiarazione arriva a seguito delle sollecitazioni di una serie di attivisti e di movimenti locali aderenti alle reti internazionali Extinction Rebellion e Friday For Future, che l’amministrazione aveva già incontrato in occasione delle varie manifestazioni cittadine volte a richiamare l’attenzione sui rischi derivanti dal cambiamento climatico, nonché audito in sede di Commissione consiliare territorio e ambiente [39]
. Oltre ad assumere l’onere di farsi parte attiva presso tutte le sedi decisionali (nazionali e sovranazionali) per l’assunzione di scelte sostenibili per il clima, nella dichiarazione l’amministrazione comunale prende alcuni impegni rilevanti per la cittadinanza locale, tra i quali l’esercizio della trasparenza e della massima pubblicità riguardo alle informazioni ambientali e alla promozione di comportamenti (individuali e collettivi) compatibili con la riduzione dell’inquinamento, e il coinvolgimento dei cittadini nei processi di ideazione, attuazione e monitoraggio delle politiche urbane di contrasto al cambiamento climatico.
Riguardo al principio di trasparenza, comune e FIU nel 2020 mettono in campo una serie di strumenti di nodality per favorire la conoscenza generalizzata dei temi della crisi ecologica e climatica, quali la piattaforma digitale Chiara.eco, finalizzata alla diffusione di dati e all’interazione online con i cittadini, il podcast La città neutrale. Il percorso di Bologna verso la neutralità climatica, e una serie di attività di divulgazione e sensibilizzazione tramite un ciclo di incontri pubblici in diverse zone della città. È però rispetto all’impegno verso il coinvolgimento dei cittadini che si realizza la massima collaborazione con i soggetti del territorio, tramite il progetto «Un clima di partecipazione» promosso dal comune e dalla FIU con il sostegno del bando regionale «Partecipazione 2020» della Regione Emilia-Romagna (circa 20mila euro) (treasure).
L’obiettivo del progetto è quello di arrivare a definire, tramite un percorso collaborativo dal basso, le linee guida per
{p. 138}attuare un nuovo strumento partecipativo per le politiche locali, ovvero l’Assemblea cittadina, che rispetto al tema del clima dovrà svolgere un ruolo centrale nell’elaborazione del Climate City Contract previsto dalla missione europea «100 città smart e a impatto climatico zero entro il 2030», per la quale la città di Bologna si è candidata ed è stata poi selezionata [40]
; si tratta cioè di una sorta di percorso di meta-partecipazione, in cui cittadini attivi e associazioni concorrono insieme all’amministrazione a definire la fisionomia del nuovo organismo e il quadro delle regole che presiedono al suo funzionamento.
Note
[35] Sui diversi margini negoziali dei Comuni rispetto ai gestori dei servizi in house o in appalto, si rinvia a R. Dehoog, Competition, Negotiation, and Cooperation: Three Models for Service Contracting, in «Administration and Society», n. 3/1990, pp. 317-340.
[36] Cfr. Capannori è il primo comune italiano certificato Rifiuti zero in Europa, in «Eco dalle Città. Notiziario per l’ambiente urbano e l’ecologia», 5 luglio 2022.
[37] Per una panoramica più completa e dettagliata della food policy milanese, si rinvia a A. Magarini, Politiche del cibo e governance collaborativa nell’esperienza di Milano, prima e dopo la pandemia da COVID-19, in «Rivista Italiana di Politiche Pubbliche», n. 3/2022, pp. 401-422.
[38] I. Pais, E. Polizzi e T. Vitale, Governare l’economia collaborativa per produrre inclusione: attori, strumenti, stili di relazione e problemi di implementazione, in A. Andreotti (a cura di), Governare Milano nel nuovo millennio, Bologna, Il Mulino, 2019, pp. 215-237.
[39] Odg 247/2019 del Comune di Bologna, 30 settembre 2019.
[40] Cfr. Portare Bologna sulla luna. La sfida della neutralità climatica. Intervista all’Assessore Annalisa Boni, 22 aprile 2022, consultabile all’indirizzo https://www.chiara.eco/portare-bologna-sulla-luna-la-sfida-della-neutralita-climatica/.