Edoardo Chiti, Alberto di Martino, Gianluigi Palombella (a cura di)
L'era dell'interlegalità
DOI: 10.1401/9788815370334/c16
Tra i numerosi esempi calzanti, il settore dell’editoria giornalistica offre uno spaccato di notevole rilevanza e pari attualità [36]
. L’informazione di cronaca online circola rapida, {p. 450}copiosa, alla portata di (quasi) tutti e non è di certo l’intento del legislatore né tantomeno delle nuove tecnologie rallentarla, diminuirla o censurarla. Eppure, quella stessa informazione è, ancora oggi, frutto di un lavoro intellettuale che va incentivato, retribuito, premiato. Internet ha acuito tale contrapposizione di fini, espandendo il mercato e, allo stesso tempo, introducendo nuovi intermediari, quali le piattaforme digitali e i servizi di aggregazione di notizie e rassegne stampa, il cui comportamento tende verso un free riding parassitario. È così emersa la necessità di stabilire un «giusto equilibrio» ad hoc per l’editoria giornalistica digitale, a cui il legislatore comunitario ha recentemente risposto con l’introduzione di un nuovo diritto connesso in capo agli editori, auspicando di innescare buone pratiche di ampio accesso all’informazione ed equa distribuzione dei proventi tra intermediari, editori e singoli giornalisti [37]
. Tuttavia, primi scontri drammatici tra legge e tecnologia e veri e propri fallimenti del mercato nel conciliare queste due forze normative distinte [38]
inducono a dubitare della buona riuscita di tale intervento riformatore. In aggiunta, il nuovo diritto di esclusiva concesso agli editori di testate giornalistiche, seppur di durata limitata a due anni, lascia irrisolte alcune domande fondamentali in ottica di giusto equilibrio: come tutelare il diritto di cronaca e l’interesse del cittadino ad informarsi sulla vita pubblica nell’immediato degli eventi correnti? Come evitare un proliferare di meccanismi di lock-up dell’informazione giornalistica sotto forma
{p. 451}di paywalls e servizi on-demand per garantire un dibattito pubblico vivo ed inclusivo? Quale l’aureo bilanciamento tra, ad esempio, i diritti di una poetessa che recita un suo scritto inedito ad un’inaugurazione presidenziale e l’interesse pubblico ad averlo accessibile online in versione integrale dopo pochi secondi [39]
?
Modalità e criteri per raggiungere il «nuovo» giusto equilibrio nel diritto d’autore digitale rimangono inespressi. I recenti sviluppi legislativi offrono spunti significativi, seppur spesso impliciti, palesando una crescente attenzione verso l’utente finale. Il legislatore comunitario è intervenuto in maniera strategica sulle eccezioni e limitazioni del diritto d’autore per agevolare l’utilizzo di opere orfane, fuori commercio e di dominio pubblico [40]
, facilitare l’accesso a contenuti creativi da parte di persone con disabilità [41]
, assicurare più ampio respiro per gli utilizzi da parte di enti ed istituzioni culturali [42]
e supportare le attività di insegnamento e ricerca scientifica nel mondo digitale [43]
. L’intento di ovviare problemi di incertezza, eccessiva rigidità ed anacronismo delle disposizioni a tutela dell’utente finale emerge altresì dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE). Interpretando il diritto dell’UE alla luce della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (CDFUE) [44]
, la Corte non solo ha enfatizzato il carattere costituzionale degli interessi in gioco – tanto del diritto alla proprietà intellettuale quanto delle libertà di espressione e informazione, del diritto all’istruzione, della libertà di impresa, del rispetto della vita privata e della protezione dei {p. 452}dati personali [45]
– bensì ha contribuito significativamente alla definizione del raggio d’azione delle eccezioni e limitazioni al diritto d’autore online [46]
, avvalorando la tesi di una necessaria flessibilità interpretativa al fine di riempire i vuoti legislativi [47]
. In maniera sempre più ricorrente, la Corte fa riferimento alla nozione di giusto equilibrio [48]
, divenuta vero e proprio building block [49]
della linea argomentativa, entrando tuttavia raramente nel vivo della sua definizione specifica: sentenze quali GS Media e Renckhoff [50]
, in cui la CGUE ha giudicato «bilanciato» e, pertanto, lecito l’utilizzo non autorizzato di opere protette via hyperlinking [51]
e, al contrario, «non bilanciato» e conseguentemente illegittimo il corrispettivo re-posting [52]
, rappresentano casi atipici. Prassi {p. 453}assai più frequente è il rimando al ruolo di legislatori e giudici nazionali, a cui viene attribuito il fondamentale compito di trovare la retta via interpretativa verso un giusto equilibrio tra gli interessi in gioco, confrontandosi sempre più spesso con scenari e nuove consuetudini digitali.

3. Il «carve-out» normativo a tutela dell’utente finale

Il frequente rimando da parte della CGUE all’interpretazione di legislatori e giudici nazionali è tutt’altro che sorprendente. Dall’evoluzione del diritto d’autore europeo emergono numerosi spazi di delega interpretativa e persistenti difficoltà nel relazionarsi con la tutela dell’utente finale e la sua matrice normativa sibillina. Ciononostante, il legislatore ed il giudice comunitari hanno iniziato ad interrogarsi sulla nozione di giusto equilibrio, consapevoli del fatto che la sua efficacia dipende dalla capacità di intersecare la «legalità» del diritto in senso stretto con le regole tecnologiche del contesto digitale.
Il legislatore comunitario sposa un’idea «ampia» di tutela dell’utente finale innescando un fenomeno di carve-out normativo, ossia introducendo la possibilità di ritagliare spazio decisionale a favore di attori normativi «altri» [53]
. Complici le restrizioni di competenza legislativa e l’intento di preservare la diversità culturale dell’Unione [54]
, l’armonizzazione del diritto d’autore è incompleta ed ampi margini di discrezionalità sono concessi ai legislatori nazionali nell’attuazione delle Direttive. L’articolo 5 della Direttiva InfoSoc ne è un caso lampante, in quanto dispo{p. 454}ne una lunga lista di eccezioni – tra cui per copia privata, citazione, parodia, uso didattico o di ricerca scientifica, uso a scopo informativo e di cronaca [55]
– e lascia agli Stati membri la possibilità di scegliere se e quali introdurre nei propri ordinamenti. È interessante notare come un carve-out legislativo emerga altresì da eccezioni e limitazioni armonizzate in via obbligatoria: la recente Direttiva DSM permette, ad esempio, agli Stati membri di fare «eccezione all’eccezione» per usi didattici digitali, escludendone l’applicazione per determinati utilizzi o tipologie di opere e facendo prevalere meccanismi di licenze disponibili sul mercato [56]
. In tal modo, il legislatore comunitario invita i parlamenti e, di riflesso, le corti nazionali a trovare i propri «giusti equilibri», valutando caso per caso gli interessi coinvolti e mettendo in atto le misure necessarie per raggiungere una tutela autoriale sostenibile.
Se il legislatore si limita ad accogliere un’idea di tutela dell’utente finale permeata da diverse razionalità normative – quelle nazionali –, la CGUE si rivela vero e proprio motore trainante della concezione composita tra legalità giuridica e legalità tecnologica. Parallelamente al consolidarsi del ruolo delle eccezioni e limitazioni nella legislazione comunitaria, emerge con altrettanta intensità in giurisprudenza la domanda sul come garantirne l’efficacia. A fronte di una molteplicità di attori chiamati a decidere le sorti del giusto equilibrio, la CGUE ha voluto sottolineare la necessità di «salvaguardare l’effetto utile dell’eccezione (…) e di rispettarne la finalità» [57]
. Tale enfasi sull’effettività, o efficacia, delle eccezioni e limitazioni al diritto d’autore si è consolidata diventando un tratto distintivo della giu{p. 455}risprudenza europea dell’ultimo decennio [58]
. L’adozione da parte della Corte di tale approccio marcatamente teleologico e tendenzialmente pragmatico ha stimolato non solo nuove prospettive dottrinali [59]
, bensì una rinnovata flessibilità nell’interpretazione del diritto d’autore europeo, la quale segue una logica duplice ed innovativa: seguendo la scia della nozione di efficacia, la CGUE suggerisce che alla finalità delle eccezioni e limitazioni – quali «confini» fondamentali della tutela autoriale a salvaguardia dell’interesse pubblico – debbano corrispondere una sufficiente omogeneità delle normative nazionali ed una altrettanto adeguata attuabilità tecnologica delle eccezioni stesse.
Il focus sull’omogeneità delle normative nazionali trova esaustiva spiegazione nel Considerando 31 della Direttiva InfoSoc, che recita:
Le eccezioni e limitazioni alla protezione esistenti nelle legislazioni degli Stati membri devono essere riesaminate alla luce del nuovo ambiente elettronico. Le differenze esistenti (…) hanno effetti negativi diretti sul funzionamento del mercato interno nel settore del diritto d’autore e dei diritti connessi. Tali differenze potrebbero facilmente accentuarsi con l’ulteriore sviluppo dell’utilizzazione economica transfrontaliera di opere e delle attività transfrontaliere. Onde garantire il corretto funzionamento del
{p. 456}mercato interno, tali eccezioni e limitazioni dovrebbero essere definite in modo più uniforme [60]
.
Note
[36] Per un’analisi completa dei recenti sviluppi del diritto d’autore europeo in materia di contenuti giornalistici, si veda G. Priora, Diritto d’autore e accesso all’informazione giornalistica: accanimento o lungimiranza del legislatore comunitario?, in «Diritto dell’Informazione e dell’Informatica», 4, 5, 2020, pp. 833 ss.
[37] Art. 15 Direttiva DSM.
[38] Le esperienze spagnola e tedesca precedenti all’adozione della Direttiva DSM hanno portato a duri scontri tra Google e gli editori coinvolti, portando ad un inasprimento del dibattito pubblico ed alla sospensione del servizio Google News in Spagna. Analoghe frizioni si riscontrano attualmente in Francia, dove una sentenza della Corte d’appello di Parigi ha imposto l’obbligo di negoziazione tra Google e testate giornalistiche. Cfr. a riguardo Niente trattativa, Google news chiude in Spagna, in «la Repubblica», 16 dicembre 2014; B. Ruffilli, Copyright, i giudici francesi ordinano a Google di trattare con gli editori, in «La Stampa», 8 ottobre 2020.
[39] Esempio ispirato alla poesia The Hill We Climb di Amanda Gorman, apparsa sul Web pochi secondi dopo la sua prima esecuzione inedita in occasione dell’insediamento del quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti in data 20 gennaio 2021.
[40] Rispettivamente art.6 Direttiva Opere orfane e artt.8-9, 14 Direttiva DSM.
[41] Art.3 Direttiva Marrakesh.
[42] Art.6 Direttiva DSM.
[43] Artt. 3-5 Direttiva DSM.
[44] Il Trattato di Lisbona del 2009 riconosce la CDFUE come fonte di diritto primario dell’UE. Cfr. Borghi, Exceptions as Users’ Rights in EU Copyright Law, cit., pp. 7-8.
[45] Rispettivamente artt.17(2), 11, 14, 16, 7-8 CDFUE.
[46] C. Sganga, A New Era for EU Copyright Exceptions and Limitations? Judicial Flexibility and Legislative Discretion in the Aftermath of the Directive on Copyright in the Digital Single Market and the Trio of the Grand Chamber of the European Court of Justice, in «ERA Forum», 21, 2020, pp. 317 ss.
[47] Una mossa che ha attirato sospetti e critiche di attivismo giurisprudenziale. Cfr. J. Griffiths, Taking Power Tools to the Acquis. The Court of Justice, the Charter of Fundamental Rights and European Union Copyright Law, ed altresì V. Cassiers e A. Strowel, Intellectual Property Law Made by the Court of Justice of the European Union, entrambi i contributi pubblicati in C. Geiger, C.A. Nard e X. Seuba, Intellectual Property and the Judiciary, Cheltenham, Edward Elgar, 2018; C. Geiger, The Role of the Court of Justice of the European Union: Harmonizing, Creating and Sometimes Disrupting Copyright Law in the European Union, Centre for International Intellectual Property Studies Research, Paper No. 3, 2016.
[48] Studi empirici hanno dimostrato come la nozione di giusto equilibrio sia uno dei topoi più ricorrenti nella giurisprudenza della CGUE in materia di diritto d’autore ad oggi. Cfr. tra tutti M. Favale, M. Kretschmer e P. Torremans, Is There a EU Copyright Jurisprudence? An Empirical Analysis of The Workings of The European Court of Justice, in «Modern Law Review», 79, 2015, pp. 31 ss., 64.
[49] «Paragraphs which occur again and again in identical or nearly the same form in the Court’s case law» (G. Beck, The Legal Reasoning of the Court of Justice of the EU, Oxford, Hart, 2012, p. 174).
[50] Rispettivamente C-160/15 GS Media BV c. Sanoma Media Netherlands BV et al (2016) EU:C:2016:644 (GS Media); C-161/17 Land Nordrhein-Westfalen c. Dirk Renckhoff (2018) EU:C:2018:634 (Renckhoff).
[51] GS Media, par. 45.
[52] Renckhoff, par. 41.
[53] L’accezione prende ispirazione dalle più celebri clausole arbitrali denominate carve-out clauses, le quali derogano dalla giurisdizione arbitrale ed assegnano la decisione su alcune materie specifiche ad altro foro. Cfr. J. de Werra, Risks of IP Carve-out in Arbitration Clauses, in «Journal of Intellectual Property Law & Practice», 9, 2014, pp. 184 ss.
[54] Obiettivo che il legislatore comunitario fa proprio, bensì con una competenza legislativa assai limitata. Cfr. artt. 6 e 167(4) TFUE; considerando 2 Direttiva DSM. Cfr. Ramalho, The Competence of the European Union in Copyright Lawmaking, cit., pp. 39 ss.
[55] Rispettivamente art. 5(2)(b) e art. 5(3)(d),(k),(a),(c) ed (f) Direttiva InfoSoc.
[56] Art. 5 Direttiva DSM. Cfr. J.P. Quintais, The New Copyright in the Digital Single Market Directive: A Critical Look, in «European Intellectual Property Review», 42, 2020, pp. 33 ss.
[57] Procedimenti Riuniti C-403/08 Football Association Premier League Ltd et al c. QC Leisure et al e C-429/08 Karen Murphy c. Media Protection Services Ltd (2011) ECR I-09083 (Football Association Premier League), par. 163.
[58] Football Association Premier League, par. 163; C-145/10 Eva-Maria Painer c. Standard VerlagsGmbH et al (2013) EU:C:2013:138 (Painer), par. 133; C-476/17 Pelham GmbH et al c. Ralf Hütter e Florian Schneider-Esleben (2019) EU:C:2019:624 (Pelham), par. 63; C-117/13 Technische Universität Darmstadt c. Eugen Ulmer KG (2014) EU:C:2014:2196 (Ulmer), parr. 32, 43; C-174/15 Vereniging Openbare Bibliotheken c. Stichting Leenrecht (2016) EU:C:2016:856 (Vereniging Openbare Bibliotheken), parr. 50-51; C-201/13 Johan Deckmyn e Vrijheidsfonds VZW c. Helena Vandersteen et al (2014) EU:C:2014:2132 (Deckmyn), par. 23; C-516/17 Spiegel Online GmbH c. Volker Beck (2019) EU:C:2019:625 (Spiegel Online), parr. 36, 55; C-469/17 Funke Medien NRW GmbH c. Federal Republic of Germany (2019) EU:C:2019:623 (Funke Medien), par. 51.
[59] Cfr. Sganga, A New Era for EU Copyright Exceptions and Limitations?, cit., p. 318; Griffiths, Taking Power Tools to the Acquis, cit.; T. Rendas, Copyright, Technology and the CJEU: An Empirical Study, in «International Review of Intellectual Property and Competition Law», 49, 2018, pp. 153 ss.
[60] Considerando 31 Direttiva InfoSoc.