Giorgia Pavani, Stefania Profeti, Claudia Tubertini
Le città collaborative ed eco-sostenibili
DOI: 10.1401/9788815410221/c1
Questi movimenti sociali e le relative forme organizzative della comunità locale possono essere tanto indifferenti come molto rilevanti per le istituzioni locali. L’ente locale più a contatto con la comunità – solitamente il comune – può riconoscere le organizzazioni e sostenere le loro attività, finanziare
{p. 48}progetti, fino a fare propri i principi ispiratori e le buone pratiche per regolarle a livello locale. In questo senso, gli eco-villaggi e le rispettive evoluzioni possono considerarsi un esempio di «reale decentramento e autodeterminazione locale che dà maggiore trasparenza al ruolo delle amministrazioni locali nella distribuzione delle risorse» [85]
. Non solo, esperienze di questo tipo si presentano come un «potente strumento nella narrativa emergente per l’azione collettiva per la difesa del territorio e il diritto alla città» [86]
. La nascita di queste forme di organizzazione della comunità locale dipende dalla volontà degli abitanti, ma il loro successo è fortemente condizionato dal sostegno delle amministrazioni locali. È il caso dei sempre più numerosi progetti di ecobarrios nelle città europee (es. Barcellona, Madrid, ma anche città tedesche) che includono programmi di educazione ambientale e di partecipazioni civica.
Una realtà diversa si incontra in America latina, dove gli ecobarrios sono costantemente in aumento e, nonostante il finanziamento delle istituzioni locali sia saltuario, si alternano prototipi di eccellenza e innovazione (v. l’esperienza di alcuni anni di Bogotà) e altri di totale autogestione della comunità.

4.1.1. Gli Ecobarrios in America latina

In America latina queste esperienze di condivisione delle comunità locali – alternative al modello di sviluppo economico e culturale egemonico, capitalista, individualista, consumistico e globalizzato – si alimentano ulteriormente di antichi valori ancestrali, che segnano il ritorno dell’uomo in armonia con la Natura, anche negli spazi urbani.
Vivere in equilibrio con la Natura e con tutti gli esseri {p. 49}viventi è alla base del Buen vivir o Sumak Kawsay (in quechua), termine che affonda le sue origini nella cosmovisione dei popoli originari indigeni andini e amazzonici, ora positivizzato nella Costituzione dell’Ecuador e recepito tramite il formante culturale e giurisprudenziale anche in altri ordinamenti giuridici limitrofi. Questo, e altri elementi che si evincono dalle esperienze costituzionali e legislative di alcuni Stati andini (quali: il processo di pace, il riconoscimento dei diritti della Natura, la plurinación) caratterizzano il «nuovo paradigma andino». L’attuazione di tale modello richiede un’organizzazione territoriale decentrata diversa da quella vigente negli Stati unitari andini, non potendosi sviluppare in uno «spazio uniforme, omologato, controllato dal centro mediante organi anche agivano coerentemente con un’altra forma (e un’altra visione) di Stato» [87]
. Questo nuovo modo di intendere le relazioni centro-periferia costituisce un terreno fertile per riorganizzare anche gli spazi urbani, all’interno dei quali si moltiplicano pratiche di sostenibilità ambientale, partecipazione popolare, riconoscimento e rispetto dei valori ancestrali di una comunità anche fuori dal territorio di origine, riconciliazione e perdono nei sobborghi urbani dove si possono concentrare fasce di popolazione con un passato diverso e contrapposto (campesinos sfollati ed ex guerriglieri).
Di seguito si annotano tre case studies di progetti di ecobarrios in alcune metropoli latinoamericane, al fine di enfatizzare il ruolo dell’amministrazione comunale.
A Bogotà il «progetto Ecobarrios» viene proposto all’allora Sindaco Antanas Mockus nel 2000. L’anno successivo ottiene il finanziamento e viene inserito nei programmi del Departamento Administrativo de Acción Comunal Distrital (DAACD), poi diventato Instituto Distrital de la Participación y Acción Comunal (IDPA). Questa istituzione riunisce più di un migliaio di organizzazioni comunitarie di base denominate Juntas de Acción Comunal che operano come una sorta di cerniera tra la comunità e l’amministrazione locale per assicurare i servizi pubblici di base nelle {p. 50}zone più marginali della città [88]
.
La prima proposta di ecobarrios latinoamericana trova terreno fertile in un’amministrazione locale vocata a esaltare l’aspetto culturale, educativo e pedagogico della politica comunale. Nel 2002 la città di Bogotà viene riconosciuta come leader mondiale nella riduzione della violenza e si trasforma in un laboratorio di politiche urbane improntate al cambiamento culturale tanto delle istituzioni come delle comunità.
Il «progetto Ecobarrios» si muove in questa direzione: mediante la formazione dei leader delle organizzazioni comunitarie viene proposto un nuovo paradigma di cura della comunità locale, incentrato su «dimensioni dimenticate come l’ecologia, la dimensione emozionale, il perdono, la riconciliazione, la cura delle relazioni». Il progetto inverte le relazioni istituzioni-comunità, invitando a generare uno sviluppo focalizzato «meno sulla costruzione di opere fisiche e più sulla creazione di comunità più felici, sane, sostenibili, ecologiche e orientate a un orizzonte superiore, il buen vivir».
Il programma ha finanziato una serie di attività quotidiane delle comunità, ispirate ai temi e ai valori summenzionati, individuati da ogni singola comunità mediante un nuovo esercizio di pianificazione partecipata. Il classico metodo delle proposte provenienti dall’amministrazione locale, selezionate dai residenti con un’espressione di preferenza, è stato sostituito da un’analisi delle necessità di matrice olistica, che consente di osservare se le carenze della comunità appartengono più alla dimensione umana, sociale, economica o ecologica, piuttosto che a quella apparentemente più immediata dei servizi e delle opere pubbliche.
Uno dei risultati più importanti e coerenti con il contesto storico-culturale non solo della città, ma dell’intero Stato colombiano è stata la creazione di 55 Escuelas de Perdón y Reconciliación, le prime nel mondo ad applicare una metodologia orientata a ridurre gli indici di violenza. Le Escuelas si sono rivelate uno degli strumenti di pace più importanti nel processo di reinserimento di gruppi armati {p. 51}nel conflitto colombiano, oltre a convertirsi in un modello che ha circolato e oggi è replicato in più di 20 Paesi.
Varie organizzazioni, associazioni ed enti specializzati nelle pratiche partecipative di rigenerazione urbana si sono affiancate alle Juntas de Acción Comunal supportando le comunità degli ecobarrios nell’implementazione delle attività e nell’elaborazione di strategie efficaci per la sostenibilità del progetto anche dopo il termine del finanziamento.
Lo strumento giuridico che ha consentito all’amministrazione locale di finanziare queste organizzazioni è stato il «contratto con enti privati senza scopo di lucro e di riconosciuta idoneità, allo scopo di promuovere programmi e attività di interesse pubblico» ai sensi dell’art. 355, inc. 2 della Costituzione del 1991. La norma costituzionale indica una delle forme possibili per potenziare la partecipazione della cittadinanza nelle questioni di interesse generale e consente agli enti dei vari livelli di governo (tra i quali i comuni e, nella fattispecie, il Distrito Capital) di stipulare questi contratti nel rispetto della normativa corrispondente.
Si tratta di contratti con regime giuridico speciale, dovuto alla previsione diretta nella Costituzione, la quale rimette la definizione di detto regime giuridico non al legislatore – come normalmente avviene per gli altri contratti stipulati dalla pubblica amministrazione ai sensi delle leggi 80 del 1993 e 1150 del 2007 – ma al Presidente della Repubblica. Da qui si spiega la prima attuazione dell’art. 355, inc. 2 Cost. avvenuta con il Decreto No. 777 de 1992, «Por el cual se reglamenta la celebración de los contratos a que refiere el inciso segundo del artículo 355 de la Constitución Política», del 16 maggio del 1992, successivamente sostituito dal Decreto No. 092 del 2017.
Questi decreti attuativi, oltre a rafforzare i livelli di partecipazione della cittadinanza, hanno legittimato gli enti senza scopo di lucro, come le Juntas de Acción Comunal, a partecipare alla contrattazione statale. Risulta indispensabile verificare, oltre la natura giuridica degli enti selezionati per la contrattazione, che l’attività non {p. 52}sia finalizzata al lucro e che l’oggetto del contratto sia diretto a eseguire i programmi sociali e di beneficio sociale [89]
. Nel periodo finanziato dall’amministrazione locale di Bogotà sono stati sottoscritti 143 contratti con altrettante organizzazioni comunitarie di 16 alcaldías locali e sono stati coinvolti fino a 180 quartieri della città [90]
.
All’interno del territorio colombiano la città che più ha recepito il modello bogotano di ecobarrios è stata Cali.
Durante il mandato del Sindaco Maurice Armitage, tra il 2016 e il 2019, l’amministrazione locale ha intrapreso una strategia per promuovere la transizione urbana verso la sostenibilità e la trasformazione urbana in ecobarrios [91]
, in collaborazione con il Departamento Administrativo de Gestión del Medio Ambiente (DAGMA) di Cali e la Mesa de trabajo Ecobarrios de Santiago de Cali, legata al Sistema Municipal de Áreas Protegidas (SIMAP). L’interazione di queste entità pubbliche ha portato alla creazione di un sistema di ecobarrios «a tappe» [92]
, sostenuto anche dall’Ambasciata di Francia, che ha consentito di arricchire questo processo da una prospettiva internazionale (l’ecobarrio San Antonio è stato certificato con il timbro EcoQuartier, rilasciato ai quartieri ecologici in Francia dal Ministero della transizione ecologica e solidale).
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Note
[85] C. Rojas Martínez, Logros del programa ecobarrios de Bogotá, in C.A. Ruz e B. Arjona (a cura di), Ecobarrios en América Latina. Alternativas comunitarias para la transición hacia la sustentabilidad urbana, Bogotá, La Imprenta Editores, 2022, p. 74.
[86] H.H. Álvarez Cubillos, Los ecobarrios en la actualidad como posibilidad de defender y encontrar un lugar en el mundo, in Ruz e Arjona (a cura di), Ecobarrios en América Latina, cit., p. 74.
[87] Sia consentito rinviare a G. Pavani, El gobierno local. De los antiguos modelos europeos al nuevo paradigma latinoamericano, Santiago de Cile, Olejnik, 2019, p. 236.
[88] Rojas Martínez, Logros del programa ecobarrios de Bogotá, cit., pp. 66 ss.
[89] Sull’argomento: A. Gómez Velásquez e C. Andrés Díaz Díez, Los convenios de interés público y de asociación en el régimen de contratación pública colombiana, in «Revista Derecho del Estado», n. 44/2019, pp. 285-325; N. Acosta Suárez e M. Ligia Guarnizo Rojas, Los convenios de asociación con entidades sin ánimo de lucro y su inclusión como modalidad en el estatuto general de la contratación estatal, in «Iusta», n. 52/2020, pp. 123-146.
[90] Rojas Martínez, Logros del programa ecobarrios de Bogotá, cit., p. 73.
[91] La programmazione con obiettivo 2023 è contenuta in Alcaldía de Santiago de Cali, Departamento Administrativo de Gestión del Medio Ambiente, Corporación Autónoma Regional del Valle del Cauca y Centro Internacional para la Agricoltura Tropical, Plan Integral de Gestión del Cambio Climático (PICC) de Santiago de Cali, 2020, nella pagina web dell’ente locale (www.cali.gov.co).
[92] La prima tappa – Aguacatal e San Antonio – è stata implementata mediante un accordo tra DAGMA, la Corporación Autónoma Regional del Valle del Cauca (CVC) che è l’autorità ambientale dipartimentale e l’Università del Valle.