Federico Batini (a cura di)
La lettura ad alta voce condivisa
DOI: 10.1401/9788815410238/c1
Le abilità di base che una persona possiede in ingresso nei sistemi di istruzione, per giunta, risultano predittive delle abilità che raggiungerà successivamente e del suo successo formativo [McNaughton 2001; Chatterji 2006; Sénéchal e LeFevre 2002] [11]
. Il successo formativo predice il livello di istruzione che verrà raggiunto [Alivernini e Lucidi 2011; Batini et al. 2019; Mata, Monteiro e Peixoto 2012] [12]
e il
{p. 22}livello di istruzione raggiunto predice il futuro professionale [13]
. Questa relazione è individuata anche attraverso analisi dirette sulla relazione tra presenza di libri in casa e successivi guadagni [Brunello, Weber e Weiss 2012].
Risulta evidente in pochi passaggi come questa predittività sia da intendersi, piuttosto, come iniquità.
L’impronta elitista di un sistema di istruzione può essere un progetto [14]
o può essere il risultato di una serie di impliciti. L’implicito principale è quello di una scuola con una «soglia molto alta», ovvero di una scuola che lascia la porta aperta e consente l’accesso a tutti formalmente ma, di fatto, lo consente soltanto a chi ha «scarpe buone» e «passo lungo» restando in metafora. Fuor di metafora si traduce nel richiedere in modo implicito il possesso di una serie di abilità e competenze già in ingresso a scuola e, soprattutto, il possesso dell’apparato strumentale cognitivo, linguistico, mnestico, attentivo, comunicativo, relazionale, volitivo, per strutturare apprendimenti in un contesto di gruppo senza {p. 23}che il sistema di istruzione stesso si assuma la responsabilità di svilupparlo. Laddove la didattica è saldamente ancorata a contenuti disciplinari, proposti con un uso poco creativo del libro di testo, che assume un ruolo regolativo, e con una mediazione didattica centrata sulla «spiegazione» mediante lezione frontale, questa pretesa si estende al possesso di determinati valori e di un’indefessa fiducia nell’ascoltare a lungo cose che spesso non interessano, ripetere contenuti e procedure svuotate di significato (se non di quello che viene detto di dargli), svolgere azioni che a volte non si comprendono, accettare valutazioni classificatorie che paiono segnare il livello di ciascuno anziché gli apprendimenti raggiunti e quelli no in una prova.
Le competenze attese in ingresso ai vari gradi rimangono però implicite, il patto tacito per il quale la riuscita nell’istruzione è «merito» dello studente ha il suo contraltare nell’assunto che il fallimento sia «colpa» sua.
Il tutto avviene mentre aumenta, in Italia, in modo preoccupante, il fenomeno della povertà assoluta dei minori [15]
.
In che modo la lettura, in particolare la lettura ad alta voce e il metodo della lettura ad alta voce condivisa possono, nel sistema educativo e di istruzione, ma non soltanto, costituire un elemento di riequilibrio?

3. La lettura come snodo

Una delle modalità più informali, semplici e utilizzate da una minoranza di adulti per mantenere accesa la propria immaginazione e la propria curiosità, per mantenere in esercizio le proprie abilità cognitive e di comprensione, per rinfrescare il proprio lessico e per non perdere i livelli di alfabetizzazione raggiunti è la lettura per piacere, in parti{p. 24}colare la lettura di storie. Persino nei paesi come l’Italia, nei quali sono pochi i «lettori forti» (poco più del 15% coloro che leggono almeno 12 libri all’anno), pure il numero di persone che si impegna in un’attività che ritiene piacevole traendone indubbi vantaggi, è notevole.
Le abilità di lettura condizionano le esperienze che ciascuno fa nella vita.
Leggere non serve soltanto ad arricchire il proprio lessico, a migliorare le proprie abilità comunicative, a comprendere testi di vario tipo a scuola, a interpretare correttamente un quesito di matematica o le spiegazioni sul funzionamento di un nuovo elettrodomestico, e nemmeno solo a godersi, in altri momenti, un romanzo per rilassarsi o, attraverso un saggio, approfondire un argomento che ci sta a cuore. Leggere è un’attività pervasiva e continua nel mondo odierno [16]
.
Come abbiamo visto, però, le abitudini e le abilità di lettura sono condizionate dall’ambiente di provenienza.{p. 25}
Il sistema di istruzione si trova di fronte alla sfida di lavorare, in ogni grado educativo e scolastico: sulle abilità cognitive di base che riguardano il funzionamento di ciascuna studentessa e ciascuno studente, sulle abilità strumentali, importanti per consentire ogni tipo di apprendimento, disciplinare o meno, e per favorire la possibilità di successo formativo (e dunque ridurre le probabilità di abbandono), sulle abilità emotive e relazionali che consentono di inserirsi e comunicare in un gruppo e al contempo sul rafforzare le abilità di lettura e comprensione autonoma, la disposizione alla lettura e la costruzione di un rapporto ampio, vario e positivo di lungo termine con libro e lettura. La lettura ad alta voce condivisa di storie aspira a essere una risposta didattica, in verticale, adeguata [17]
.

4. Gli effetti della lettura ad alta voce e della lettura ad alta voce condivisa

La lettura di narrativa produce notevoli effetti sulle abilità di comprensione [18]
, tuttavia il processo tra lettura e comprensione, così come quello tra lettura e vocabolario, funziona in entrambe le direzioni.{p. 26}
Questa relazione bidirezionale vale anche per la sintassi. I bambini imparano la grammatica dalle parole che sentono, compresi i testi che vengono loro letti, i quali a loro volta includono strutture sintattiche usate solo di rado in altri tipi di discorso» [Seidenberg 2017; trad. it. 2021, 176-177].
Lo sviluppo delle abilità che rendano facile e accessibile e desiderabile la lettura autonoma richiede, però, un lungo tirocinio con la lettura ad alta voce di storie che contribuendo ad aumentare le abilità di comprensione e il lessico e motivando alla conoscenza di altre storie rendono, di fatto, la lettura autonoma maggiormente accessibile.
Una revisione sistematica della letteratura, che ha selezionato 51 studi e ricerche, ha evidenziato come l’esposizione alla lettura ad alta voce promuova lo sviluppo del lessico, anche in bambini provenienti da contesti svantaggiati o con bassi punteggi iniziali legati al vocabolario [Batini, D’Autilia et al. 2020; Swanson et al. 2011].
Un’ulteriore revisione sistematica ha evidenziato come la lettura e la lettura ad alta voce siano in grado di agire sullo sviluppo di abilità e competenze emotive [Batini et al. 2021].
Gli effetti cognitivi della lettura e della lettura ad alta voce si collegano a molte funzioni cognitive come l’attenzione [Lawson 2012], la memoria [Nouchi et al. 2012], alle funzioni esecutive e alla velocità di elaborazione delle informazioni [Uchida e Kawshima 2008].
Il metodo della lettura ad alta voce condivisa ha documentato la propria efficacia negli ultimi anni rispetto a una serie di dimensioni fondamentali per il successo scolastico e l’empowerment delle bambine e delle ragazze, dei bambini e dei ragazzi, ma anche, per esempio, degli anziani istituzionalizzati e affetti da malattie dementigene. Nella tabella 1 vengono riportate alcune tra le principali dimensioni indagate, per diverse fasce di età, in differenti contesti italiani, con particolare riferimento al sistema educativo e di istruzione.
Le dimensioni indagate sono state verificate mediante controllo, con gli strumenti standardizzati riportati in tabella [19]
,
{p. 27}con verifica ex ante ed ex post dei gruppi coinvolti nei training di lettura ad alta voce condivisa. La media degli incrementi così individuati (media differenze tra punteggio finale e punteggio iniziale) è stata messa a confronto con gli incrementi dei gruppi che hanno proseguito con le attività ordinarie (non hanno quindi partecipato all’attività sistematica di lettura ad alta voce). Tutti i risultati ottenuti per le dimensioni riportate hanno superato i test di significatività statistica [20]
.
Note
[11] Il divario che l’alfabetizzazione informale domestica produce nei punti di partenza scolastici può risultare significativo già all’ingresso della scuola primaria [McNaughton 2001]. Le differenze, già riscontrabili all’inizio del nido, tendono a persistere negli anni dell’età scolare [Chatterji 2006].
[12] La dispersione scolastica è saldamente associata all’insuccesso scolastico [Dalton, Gennie e Ingels 2009; Sabates et al. 2010] e ai fallimenti formativi, intesi sia come ripetenze di anni scolastici [Alivernini e Lucidi 2011; Batini et al. 2019] che come insuccessi relativi a una sola disciplina [Mata, Monteiro e Peixoto 2012]. Revisioni sistematiche della letteratura sulle cause dell’abbandono scolastico in Africa e Asia, che hanno osservato gli andamenti in vaste aree geografiche differenti [Momo et al. 2019], confermano la relazione tra le abilità di lettura e il successo scolastico a 12 anni e la possibilità di completare gli studi secondari. Sono molte le indagini che hanno confermato il legame tra basso rendimento scolastico e maggiore probabilità che gli studenti abbandonino gli studi [Hunt 2008; Cardoso e Verner 2006].
[13] Il National Child Development Study, tra i più importanti studi longitudinali mai condotti, ha dimostrato come gli adulti trentenni con migliori livelli di literacy hanno maggiori probabilità di avere un’occupazione rispetto a quelli con competenze inferiori. Inoltre, livelli di alfabetizzazione e di capacità di calcolo più elevati risultano associati a guadagni più elevati (16% in più). I dati PIAAC indicano che mediamente chi ottiene punteggi migliori in lettura ha salari più elevati.
[14] È il caso, per esempio, della legge Coppino che, come si legge in Roghi [2021, 54], «è del 1877 e obbliga tutti i bambini (e le bambine) a frequentare cinque anni di scuola. Tuttavia, nelle indicazioni che accompagnano la legge, c’è una nota che segnerà la storia futura della scuola: appena gli scolari abbiano raggiunto insieme il possesso “dell’alfabeto e dell’abaco”, devono essere separati in base alla loro futura destinazione. Scrive il ministro Coppino: “Consideriamo bene che dalla scuola primaria i figliuoli del popolo debbano ritrarre conoscenze e attitudini utili alla vita reale delle famiglie e de’ luoghi, e conforto a rimanere nella condizione sortita dalla natura, anziché incentivo ad abbandonarla”. Insomma, tradotto: la scuola non deve spingere i figli del popolo a voler cambiare vita, anzi, una volta imparato a leggere e scrivere, sarà bene che questi rimangano lì dove li ha messi la natura. La natura: come se, insieme alle stagioni e all’alternarsi del giorno e della notte, anche la condizione economica in cui si viene al mondo fosse conseguenza della natura. [...] I poveri con i poveri, i ricchi con i ricchi. E ancora: i maschi sì, le femmine no. La loro istruzione cala, in dieci anni, di 2.600 unità».
[15] «Rispetto al 2020, la povertà assoluta è diminuita lievemente per tutte le fasce di età, tranne che per i più giovani (0-17 anni), tra i quali è aumentata, dal 13,5% del 2020 al 14,2% del 2021, mettendo ancora una volta in luce le difficoltà economiche delle famiglie con figli minori. Negli ultimi anni, l’incidenza della povertà si è rivelata nettamente più bassa per le persone più anziane (65 anni e più)» [Istat 2022, 27].
[16] «La lettura è una delle poche attività che, volenti o nolenti, esercitiamo quotidianamente [...]. Leggiamo per lavoro, per la scuola, per diletto; perché dobbiamo, perché lo vogliamo e perché non possiamo evitarlo. E per farlo serve una lunga pratica» [Seidenberg 2017; trad. it. 2021, 3]. Una persona che vive nel Nord del mondo viene continuamente sollecitata a leggere e comprendere: il telefono richiama con un piccolo «bip» o una vibrazione a leggere messaggi per i quali è implicita una richiesta di risposta, connessi a un social network arrivano notifiche che invitano a leggere post o commenti (per interagire si deve «reagire» rispondendo o esprimendo approvazione), le app e i programmi di geolocalizzazione per raggiungere una meta richiedono la lettura delle indicazioni e la traduzione in azioni congruenti, le foto, i video, le immagini sono accompagnate da un testo o una didascalia che completano il significato e lo contestualizzano, la visione di una serie televisiva o un film in una lingua straniera viene supportata dai sottotitoli, la lettura dei contenuti della posta tradizionale ed elettronica, la lettura delle istruzioni per imparare il funzionamento di un nuovo elettrodomestico, le modalità di accesso a un servizio online, la lettura del preventivo per un lavoro in casa o quello di una vacanza, la lettura e comprensione del regolamento o del verbale di una riunione del condominio, la lettura di una comunicazione di un ente, della banca, di un fornitore di servizi, quando tentiamo di seguire il filo del ragionamento che sta proponendo il testo che si sta leggendo in questo momento... l’elenco potrebbe continuare, ciascuno, leggendo, avrà integrato i propri esempi e si sarà riconosciuto nella maggior parte di quelli proposti.
[17] La padronanza della lingua parlata precede lo sviluppo delle abilità di lettura e le abilità di lettura rimangono indietro per molto tempo: attraverso i processi di alfabetizzazione si cerca di ricomporre questa distanza. Eppure nei testi scritti ci sono parole e strutture di frase che molto raramente si possono trovare nel parlato, per cui è necessario che i testi scritti siano frequentati a sufficienza anche nel lungo periodo in cui le abilità di comprensione in situazione di ascolto e in situazione di lettura autonoma differiscono. Per una disamina di questo processo si rimanda a Seidenberg [2017].
[18] Una ricerca retrospettiva, condotta su oltre 250.000 studenti quindicenni, utilizzando dati PISA del 2009, ha mostrato come la lettura di testi di narrativa produca effetti significativi riguardo ai punteggi nelle prove di comprensione anche se comparata alla lettura di altre tipologie di testi. Coloro che dichiaravano di leggere «quasi mai» libri di narrativa ottenevano punteggi di circa 26 punti più bassi rispetto a coloro che dichiaravano di leggere narrativa più volte alla settimana. Non si sono registrate, al contrario, relazioni tra frequenza di lettura di altre tipologie di testo (saggistica, giornali, riviste...) e i punteggi nelle prove di lettura PISA [Jerrim e Moss 2018].
[19] Per questa tabella e per quella relativa agli incrementi ottenuti (tab. 3) un ringraziamento particolare va a Giulia Barbisoni.
[20] I risultati sono stati ottenuti attraverso un’analisi degli incrementi (e i possibili decrementi) dei due gruppi, sperimentale e di controllo, fra prima e seconda somministrazione. È stato calcolato l’effetto del training narrativo confrontando la variazione media nel tempo dei risultati ottenuti ai singoli test per il gruppo sperimentale con la variazione media nel tempo per il gruppo di controllo. Le analisi sono state svolte tramite analisi della varianza a misure ripetute (Time*Group) per valutare l’interazione gruppo/tempo che fornisce la misura di significatività d’impatto dell’intervento nelle classi sperimentali rispetto al controllo. Un ulteriore approfondimento è stato condotto confrontando l’andamento delle risposte del campione considerato con i dati disponibili dei campioni normativi standardizzati italiani relativi ai singoli test utilizzati.