Federico Batini (a cura di)
La lettura ad alta voce condivisa
DOI: 10.1401/9788815410238/c1
La maratona richiede a tutti, anche agli atleti, una lunga preparazione in cui, per prima cosa, si valutano le proprie condizioni di partenza, attraverso camminate prima brevi e poi più lunghe. Camminare non è semplice e può essere necessario provare e riprovare, sapendo che qualche caduta è in programma. Bisogna proporre tratti molto brevi che siano percorribili e che tengano alta la motivazione a provare e provare ancora. Gli itinerari saranno familiari e riconoscibili (se l’ho già fatto posso farlo ancora) ma anche vari e nuovi (sperimentare, conquistare). La fiducia e la soddisfazione
{p. 47}sono parte del processo, contribuiscono alla motivazione e allo spingere avanti il piede successivo.
Solo quando la camminata è solida, conquistata con sicurezza, si possono allungare i tratti che si percorrono. La varietà diventa sempre più importante, il problema non è più la stabilità, adesso occorre rafforzare i muscoli. Variando i paesaggi e le distanze avverrà abbastanza velocemente, quasi senza accorgercene se non difetta la costanza, un incremento notevole delle distanze percorse. A questo punto si può lavorare sulla velocità della camminata, alternando camminate più lente a camminate veloci. Nel frattempo si può sperimentare la corsa, per tratti brevi, brevissimi e verificarne l’effetto. Se la corsa produce entusiasmo e non fa incontrare difficoltà eccessive, si può allungarne, molto gradualmente, la durata.
Quando i tratti di corsa di media lunghezza non costituiscono più una fatica si può iniziare la preparazione vera e propria, altrimenti occorre tornare a camminate sempre più lunghe, svolte con regolarità e costanza, senza troppo intervallo tra le une e le altre, magari alternando qualche chilometro di camminata a brevi corse.
Ci sono delle differenze tra soggetti in sviluppo e adulti. Gli adulti possono prepararsi alla maratona in un tempo lungo [30]
ma che può essere definito e programmato.
Per un adulto dopo un paio di mesi, probabilmente, sarà possibile allungare gradualmente il tragitto delle passeggiate per poi, magari dopo un altro mese, provare ad aumentare la frequenza dei passi e ridurre i tempi con i quali si percorre lo stesso tragitto. In questa fase delle camminate e anche nelle prime corse è opportuno avere una serie di itinerari e di percorsi ai quali si ritorna. Questo faciliterà l’osservazione dei progressi. La conoscenza dell’itinerario consentirà di osservarlo con sempre maggiore attenzione {p. 48}ai dettagli e osservare le reazioni dei nostri muscoli, della nostra «spinta» e del nostro «fiato» nei diversi tratti. Al contrario la varietà può costituire una felice variazione e una motivazione. Un buon equilibrio tra le due componenti non è sempre facile da trovare.
Una volta che, sarà necessario qualche mese, abbiamo raggiunto la capacità di percorrere facilmente un percorso piuttosto lungo (oltre i 10 chilometri) a passo veloce, sarà senza dubbio possibile passare alla corsa.
La corsa sarà inizialmente concentrata su distanze molto brevi, poi brevi, precedute e seguite da una passeggiata di riscaldamento e raffreddamento e manterremo questa abitudine per almeno un paio di mesi.
Con sessioni regolari e costanti, intense a sufficienza, le distanze percorse nelle singole sedute possono aumentare. Le sedute di allenamento debbono essere molto frequenti, un’eccessiva distanza tra una corsa e l’altra rischia di far perdere «la memoria» ai muscoli del lavoro svolto.
Quando le distanze che siamo in grado di percorrere si sono allungate molto, si può lavorare sulla velocità con distanze più brevi e ripetizioni, poi si può provare la stessa velocità su distanze maggiori. Si possono alternare allenamenti più intensi ad altri meno, distanze maggiori a distanze minori.
Quando l’allenamento è già avanzato si alterneranno distanze maggiori a distanze minori nelle varie sessioni, così come sessioni più veloci e sessioni più lente. A volte nella stessa sessione si lavora sulla velocità e poi si rallenta per una corsa lunga o per una passeggiata defatigante.
Gli esercizi di riscaldamento e allungamento sono fondamentali in ogni fase della preparazione e non sono qualcosa in più o di diverso, ma fanno parte della sessione di allenamento.
Per un bambino o una bambina, per un ragazzo o una ragazza, occorre rispettare i tempi di maturazione fisica ed emotiva. Una maratona richiede una certa maturazione muscolare, ma anche una preparazione emotiva e psicologica. La preparazione a una maratona può richiedere molti anni, la maratona è un punto di arrivo per un ragazzo o {p. 49}una ragazza la cui preparazione è iniziata quando ha fatto i primi passi.
L’allenamento di preparazione alla maratona, in ogni caso, è un allenamento lungo, in cui la frequenza, la costanza, la progressività sono fondamentali, la varietà degli allenamenti e delle attività preparatorie è fondamentale sia in termini motivazionali sia perché per correre non servono soltanto gambe e fiato, in una corsa così lunga sono coinvolti tutti i gruppi muscolari. Bisogna fare attenzione per evitare che il momento, meraviglioso, in cui saremo pronti a correre una maratona non si trasformi in una cocente delusione. Il rischio di farsi male e di non poter correre più è alto e «convincere» i propri muscoli che possiedono la capacità di sopportare uno stress così prolungato, richiede del tempo.
Una cosa particolare nell’allenamento alla maratona, tuttavia, è che, generalmente, non si corre mai l’intera distanza. Proviamo a introdurci, con questa metafora in mente, al metodo della lettura ad alta voce condivisa.

8. Un’ora di lettura ad alta voce condivisa?

L’ora di lettura ad alta voce è il tempo che si dedica, in ogni classe e in ogni sezione, o in altro tipo di gruppo, all’ascolto di romanzi o racconti, letti dall’educatore, dall’educatrice, dagli insegnanti, dai formatori, dagli operatori. Integrata a quest’attività c’è la possibilità e l’incoraggiamento per bambini e bambine, ragazze e ragazzi, adulti o anziani (secondo la composizione del gruppo e il contesto) di esprimersi riguardo a ciò che viene letto e al confronto che ne risulta. La lettura viene effettuata sempre dall’adulto che ha funzioni educative, di insegnamento, di conduzione del gruppo per qualsiasi motivo. A scuola legge l’insegnante, anche nella scuola secondaria di II grado [Batini 2022, 32]. Non ci sono eccezioni, non si deve cedere alla tentazione di far leggere i bambini o i ragazzi con cui lavoriamo se «sono abbastanza grandi da leggere da soli» o se «lo chiedono». La lettura ad alta voce dell’insegnante, del conduttore, del responsabile del gruppo offre una funzione di supporto alla {p. 50}comprensione, di «modellamento» per l’approccio al testo e per le proprie future letture autonome, di facilitazione dell’immersione nella storia e del coinvolgimento. La lettura dell’insegnante è importantissima, serve a garantire la massima probabilità che la storia narrata dal libro sia compresa nella sua vicenda essenziale dal maggior numero di studenti possibili, compresi quelli più in difficoltà.
La lettura ad alta voce condivisa, inoltre, è una pratica in cui si dà voce a una storia per gli altri ed è anche, dunque, un gesto di cura.
La lettura ad alta voce condivisa, attraverso la mediazione dell’adulto di riferimento del gruppo, quando condotta con efficacia, riesce a tenere insieme gli aspetti emotivi e gli aspetti cognitivi stimolati dalla lettura e a rinforzare la motivazione e la curiosità per la lettura e, gradualmente, per l’apprendimento e questo riveste un’importanza particolare ai fini dello sviluppo complessivo e del successo formativo.

8.1. L’ora di lettura non è l’ora di letteratura o di lingua madre

Non si parla qui, nelle scuole secondarie, della lettura dell’insegnante di lingua o di letteratura. Occorre non confondere la pratica della lettura con lo studio della letteratura: quest’ultima è un’attività disciplinare con un oggetto specifico, mentre l’esperienza della lettura è, al contrario, intrinsecamente transdisciplinare.
La lettura ad alta voce, infatti, consente di raggiungere obiettivi curricolari relativi a tutte le discipline, di sviluppare competenze trasversali (linguistiche, di comprensione, di problem solving...) e di cittadinanza (sensibilità alla differenza, sensibilità tematiche specifiche, assunzione del punto di vista...).
La lettura ad alta voce produce miglioramenti nell’apprendimento in generale e in quello delle discipline (motivazione, abilità di comprensione, attivazione cognitiva, maggiore curiosità e tendenza a porsi domande). Senza essere didascalici e retorici è possibile, inoltre, stimolare l’interesse per temi collegabili a quelli di esplicito insegnamento attra{p. 51}verso la lettura di romanzi scelti con questa intenzione. La lettura ad alta voce, dunque, riguarda tutti gli insegnanti.
Ogni formatore, ogni educatore, ogni insegnante, ogni operatore che ha sperimentato per un periodo sufficientemente lungo la lettura ad alta voce con e per i bambini con cui lavora, i propri studenti, i propri utenti, pazienti, collaboratori, conosce la magia dell’immersione di gruppo in una storia. Questa pratica didattica e di empowerment consente di esperire il contatto, non occasionale, con una molteplicità di storie a tutti quei bambini, ragazzi e adulti che non avrebbero altrimenti, per vari motivi, questa possibilità (oltre la metà dei soggetti in fase di sviluppo) riuscendo così a ottenere, per tutti, benefici immediati, progressivi e futuri [31]
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Inserire l’ora di lettura ad alta voce condivisa nell’intero curricolo educativo e scolastico è dunque, per prima cosa, una questione di democrazia: tutti hanno il diritto di crescere, potenziarsi, acquisire maggior controllo sulla propria vita e migliorare le proprie aspettative per il futuro e le relazioni con gli altri, anche diversi da sé, in ogni senso e per ogni motivo. L’ora di lettura ad alta voce è, inoltre, una pratica inclusiva che consente di fruire e condividere anche a chi ha difficoltà, certificate o meno, nella lettura o ha una capacità di attenzione molto limitata, o ha difficoltà tali da rendere complessa una didattica realmente inclusiva.
L’incontro sistematico con le storie attraverso l’ora di lettura ad alta voce condivisa si traduce nell’incremento delle probabilità di successo formativo per tutti e tutte, nello sviluppo di capacità e abilità che permettono di conoscersi meglio, di raccontarsi, relazionarsi, di comprendere gli
{p. 52}altri... e di strutturare, poi, abitudini permanenti di lettura autonoma.
Note
[30] Generalmente si dice che ci vogliano almeno 12 mesi (ma meglio, senza dubbio, 24) per prepararsi a una maratona per una persona adulta che parte da una condizione prevalentemente sedentaria. Per persone allenate, che praticano sport regolarmente, il tempo può essere anche inferiore, di 8 mesi.
[31] Alcune stime internazionali sostengono che i genitori che leggono quotidianamente ai propri figli di 4-9 mesi siano meno del 50% [Kuo e Faber Taylor 2004], percentuale probabilmente generosa per l’Italia. Britto, Fuligni e Brooks-Gunn [2002] segnalano, invece, che sia solo il 22% dei genitori a leggere ogni giorno a bambini di età pari o inferiore ai 12 mesi. La propensione dei genitori e degli altri adulti in famiglia a leggere ai bambini pare essere in relazione al proprio senso di autoefficacia, al reddito familiare, alle abitudini e alle esperienze personali dell’adulto circa la lettura [Batini, Tobia et al. 2020].