Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c7
Capitolo settimo
Alla ricerca di nuove strategie locali: l’esperienza
dell’Alto Milanese e del Vigevanesedi Alberta Andreotti ed Emanuele Polizzi
Abstract
Nel capitolo l’attenzione si focalizza sugli attori locali dell’Alto Milanese e del Vigevanese, indagando in particolare quali costituiscono legami ponte verso ambiti produttivi, sociali e istituzionali differenti. Saranno quindi indagate le dimensioni della coesione sviluppate nel terzo capitolo, con particolare attenzione all’identità locale, la condivisione di una visione comune del territorio e la capacità di fare rete. L’analisi delle strategie e delle modalità di governance messe in atto dagli attori sarà a conclusione del capitolo.
L’Alto Milanese e il Vigevanese sono
particolarmente adatti a essere osservati in forma comparata. Essi presentano diverse
similarità, come la collocazione spaziale liminale nell’area metropolitana, la presenza di
un tessuto industriale storicamente molto attivo e capace di competizione sulla scala
nazionale e internazionale, un lungo periodo di crisi negli ultimi venti anni e la ricerca
di nuove strade di sviluppo socio-economico locale (si rimanda al capitolo 6 di questo
volume). Allo stesso tempo però presentano differenze non trascurabili: l’appartenenza a due
diverse istituzioni provinciali, la presenza/assenza di aziende manifatturiere di grandi
dimensioni e la permanenza/scomparsa di organizzazioni di rappresentanza economico e sociale
specificamente locali. In questo capitolo cercheremo di chiarire meglio queste
caratteristiche e l’attenzione si focalizzerà sugli attori locali, indagando in particolare
quali costituiscono legami ponte verso ambiti produttivi, sociali e istituzionali
differenti. Saranno quindi indagate le dimensioni della coesione sviluppate nel terzo
capitolo, con particolare attenzione all’identità locale, la condivisione di una visione
comune del territorio e la capacità di fare rete. L’analisi delle strategie e delle modalità
di governance messe in atto dagli attori chiuderà il contributo.
1. Inquadramento storico-istituzionale
Sia l’Alto Milanese che il Vigevanese
hanno una tradizione economica a forte vocazione industriale e manifatturiera, ma con
traiettorie diverse. Il primo ha un passato ¶{p. 106}fatto
prevalentemente, ma non esclusivamente, di grandi imprese, ma anche un tessuto diffuso
di medie e piccole imprese, il secondo ha una tradizione distrettuale centrata sul
calzaturiero e sul meccano-calzaturiero (si rimanda ai capitoli 6 e 8 di questo volume).
In entrambi i casi, il processo di deindustrializzazione e l’avvento di nuovi attori
globali hanno avuto effetti assai rilevanti di frammentazione del tessuto produttivo,
come avvenuti in altri contesti simili per specializzazione produttiva [Sacchetto 2017]
e hanno comportato una diminuzione significativa e costante della densità
imprenditoriale. La dinamicità produttiva del passato ha tuttavia lasciato segni
rilevanti sul territorio, come la diffusa competenza tecnica e l’esistenza di un tessuto
creditizio che oggi si è tramutato nella presenza di fondazioni di origine bancarie
locali.
Nell’Alto Milanese le produzioni
industriali riguardano una molteplicità di settori, quali il meccanico, chimico,
energetico e tessile-calzaturiero. L’attività manifatturiera più antica risale alla
tessitura, grazie anche alla posizione strategica tra due corsi d’acqua, ma oggi è
sicuramente quella minoritaria. Dal punto di vista infrastrutturale, l’Alto Milanese è
un territorio privilegiato perché all’incrocio con importanti snodi stradali e con
l’aeroporto di Malpensa che ha favorito lo sviluppo delle aree limitrofe. Anche dal
punto di vista delle infrastrutture sociali, vi sono radicati numerosi corpi intermedi,
sia in termini di aggregazioni associative con finalità sociale che di rappresentanza.
Il tessuto imprenditoriale si snoda
da una parte tra i territori di Legnano e Busto Arsizio e dall’altra tra Legnano e
l’hinterland Milanese, dunque a cavallo tra la Provincia di Varese e Milano, tanto che
inizialmente il «Comprensorio dell’Alto Milanese» era composto
proprio da comuni di entrambe le province. Più recentemente, con Alto Milanese si fa
riferimento a due ambiti territoriali, il Legnanese e il Castanese, entrambi afferenti
all’area milanese.
Dal punto di vista istituzionale,
l’Alto Milanese è parte integrante della città metropolitana milanese anche se mantiene
una forte autonomia dal capoluogo, in parte proprio grazie alla dotazione locale di
infrastrutture. La prossimità ¶{p. 107}con il core metropolitano, il ruolo delle élite e istituzioni locali nell’accompagnare
e favorire lo sviluppo delle attività manifatturiere hanno qui giocato un ruolo
importante per lo sviluppo locale [Balduzzi 2017, 129; Tosi e Vitale 2011].
A Vigevano la produzione industriale
è centrata sul settore meccano-calzaturiero e sul calzaturiero, ma la città è guida di
un territorio più ampio, la Lomellina, che presenta un importante settore
agro-alimentare, in particolare la produzione del riso carnaroli. La duplice anima
produttiva crea qualche disallineamento di interessi tra Vigevano, centrata sulla
produzione industriale, e il territorio circostante centrato sulla filiera
agro-alimentare. Più recentemente, vi è stata una forte attenzione per il settore della
cultura e del turismo con un tentativo di sinergia di entrambe le specializzazioni, il
Festival delle Trasformazioni ne è forse l’esempio più emblematico. A partire dagli anni
Ottanta del secolo scorso, il settore calzaturiero ha vissuto un pesante declino, solo
in parte compensato dallo sviluppo del settore meccano-calzaturiero (si rimanda al
capitolo 8 di questo volume). La crisi del 2008 ha ulteriormente indebolito il settore
che ha ricevuto un nuovo colpo con la pandemia del 2019. Il territorio, pur godendo di
una forte prossimità funzionale con il core metropolitano milanese, sconta un forte
deficit infrastrutturale sia in termini di rete stradale sia ferroviaria. Nonostante
tale prossimità, dal punto di vista istituzionale, Vigevano non è parte della città
metropolitana milanese, benché ne avesse fatto richiesta formale nel 2014. È questo un
elemento di criticità rilevante per tutti gli attori locali che sentono una mancanza di
rappresentanza in decisioni che hanno un impatto significativo sul loro territorio.
Infine, al contrario di quanto rilevato per l’Alto Milanese, secondo le testimonianze
locali, gli imprenditori non hanno partecipato attivamente alla vita politica, «hanno
deciso di fare business, industria, commercio, hanno fatto altro, la politica non era
luogo dove si poteva stare» (Int. 16), lasciando di fatto un vuoto importante.
Questi brevi cenni evidenziano un
passato storico importante e dinamico, un passato prossimo di crisi ma al tempo stesso
di parziale adattamento e trasformazione, un ¶{p. 108}presente di
incertezza, in bilico, con occasioni da cogliere, ma forse soprattutto da creare e
pianificare.
2. Gli attori del territorio
Entrambi i contesti sono
caratterizzati da una grande varietà e ricchezza di attori. Trattandosi di città
medio-piccole, essi sono sovente in relazione tra loro formando una rete relativamente
densa, più o meno formalizzata. Pur senza condurre un’analisi di rete, il materiale
empirico permette di cogliere il tipo di legami e connessioni, ed è possibile
identificare gli attori più rilevanti in base alla loro capacità di essere
ponti verso l’interno e l’esterno. I legami che permettono di
creare ponti con altri ambiti professionali e/o istituzionali sono particolarmente
importanti perché, come hanno sottolineato Castilla e colleghi [2000] e Burt [2001],
costituiscono un vantaggio competitivo [Andreotti 2016], permettono di acquisire nuove
conoscenze utili a sperimentare combinazioni originali di prodotti o di processo, in
un’ottica di fertilizzazione incrociata [Jacob 1969], di varietà innovativa [Ramella
2013; Castilla et al. 2000]. Tali ponti possono essere costruiti in
diverse modalità, per esempio attraverso la partecipazione a molteplici consigli di
amministrazione, o attraverso relazioni di rappresentanza (relazioni di autorità per
dirla alla Coleman).
Nei territori oggetto di analisi si
possono identificare alcuni ambiti principali ai quali ricondurre gli attori in gioco:
economico, politico-istituzionale, sociale e, in alcuni casi, religioso. Nel Vigevanese,
così come nell’Alto Milanese, l’attività imprenditoriale è sempre stata considerata il
motore dello sviluppo, il suo asse portante, sebbene in modo differente tra i due
territori.
Nel caso del Vigevanese le
associazioni di rappresentanza imprenditoriale sono un punto di riferimento importante
per le medie e piccole imprese. Confindustria locale ha svolto un ruolo rilevante nel
favorire il raccordo tra imprese meccaniche e calzaturifici, in generale nel favorire la
dinamica distrettuale prima e nel sostenere la specializzazione
produt¶{p. 109}tiva delle imprese poi, quando la parte commerciale è
stata assunta dai grandi marchi globali che operano sul territorio. Negli ultimi
decenni, inoltre, la diminuzione di aziende e personale impiegato nel settore
meccano-calzaturiero e la sempre maggiore esigenza di un legame stretto con il settore
della moda milanese hanno portato Confindustria locale, nel 2019, ad aderire al sistema
milanese confluendo in Assolombarda. Qui emerge con forza il tema del rapporto con la
grande città, Milano, e la sua ambivalenza. Un recente rapporto sulle città europee
[Un-Habitat 2016] ha evidenziato la capacità di attrazione e innovatività delle
metropoli, così come la loro capacità di propagare effetti positivi sui piccoli e medi
centri circostanti, innescando un circolo virtuoso di crescita, pur non essendo ancora
chiaro il meccanismo per cui questo avviene. La fusione di Confindustria Pavia con
Assolombarda può essere letta sulla scia di questa logica, la testimonianza di un ex
Presidente di Confindustria locale sembra andare esattamente in questa direzione:
I centri vicino alle grandi metropoli, come Vigevano, hanno un potenziale molto forte, quello di diventare attrattivi per coloro i quali non vogliono stare in un attico da 2 milioni di euro nella grande città, a Milano. Il potenziale attrattivo di queste piccole e medie città è sicuramente aumentato. Se ci fosse una buona infrastrutturazione, è probabile che una serie di persone si spostino a vivere qui (a Vigevano, ndr). Questa però è un’opportunità ma anche una sfida: chi la vince è attrattivo e prende popolazione di un certo livello; chi la perde, perde anche quelli e la forbice aumenta (Int. 16).
Naturalmente, questo passaggio non è
stato privo di tensione. Da una parte, infatti, l’adesione al sistema milanese comporta
la paura di veder diminuita la propria rappresentanza e capacità di
voice in un contesto in cui il confronto si allarga al
territorio di Monza e Brianza, oltre che Milano, con una maggiore densità di imprese. Su
questo si innestano anche le paure di alcuni settori, per esempio l’agro-alimentare, di
non poter far sentire la propria specificità. D’altra parte però, Confindustria Pavia si
è fatta portatrice di attenzione sul distretto calzaturiero che è stato inserito
¶{p. 110}nella filiera della moda. L’aggancio a questa filiera, secondo
gli attori locali, apre nuove opportunità perché «Milano può essere la marcia in più e
su tutti i nostri settori può darci quello spunto nella ripresa a crescere e a
consolidarci» (Int. 16). Da questo punto di vista, Confindustria rappresenta un ponte
importante verso Milano e verso altri settori merceologici che possono godere delle
specializzazioni tecnologiche vigevanesi, per esempio il design. Quest’ultimo infatti
utilizza materie prime e tecnologie similari alla calzatura e si intravedono diverse
possibilità di collaborazione, nell’ottica della fertilizzazione incrociata.
Note