Matteo Colleoni (a cura di)
Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c1

Capitolo primo Introduzione
di Matteo Colleoni e Veronica Conte

Abstract
Il volume si articola in tre macro sezioni dedicate, rispettivamente, alle teorie, al metodo e ai risultati dell’indagine. Attraverso una lettura integrata che rinvia sia alla tradizione degli studi socio-economici che a quella degli studi socioterritoriali e dell’analisi delle politiche pubbliche, nella prima sezione teorica vengono analizzati i concetti di sviluppo locale, coesione sociale e sviluppo sostenibile. La seconda sezione è dedicata all’analisi dello sviluppo socio-territoriale nella regione metropolitana milanese e all’introduzione dei tre casi studio. Nella terza sezione, infine, l’elaborazione teorica è posta all’attenzione della prova empirica dell’indagine attraverso la presentazione dei risultati dello studio empirico nella regione metropolitana di Milano e nei casi studio selezionati.
Da tempo le scienze socio-territoriali si interrogano sulle nuove conformazioni urbane emerse dagli inizi della fase post-industriale, a partire dagli anni Ottanta dello scorso secolo, e ridefinite dalla crisi economico-finanziaria globale del 2007-2009 [Brenner e Schmid 2014], all’interno delle quali si sono consolidate le aree metropolitane contemporanee caratterizzate dalla presenza di una morfologia sempre più differenziata [Hall 2001; Scott 2001; Soja 2011]. Come noto, l’interesse per le aree metropolitane rinvia agli anni Settanta dello scorso secolo, stimolato dalla crescita di popolazione attorno alle principali conurbazioni metropolitane dei Paesi ad elevato livello di sviluppo e associato al dibattito sulla costruzione di enti amministrativi a carattere metropolitano. Da allora la presenza delle aree metropolitane è stata accolta dalla saggistica tematica accomunata dall’obiettivo di identificarne la collocazione territoriale e la struttura socio-demografica [Le Jeannic 1997; Piorr et al. 2011; Colleoni 2016]. Nonostante il crescente interesse per l’analisi della struttura e delle dinamiche di sviluppo delle aree metropolitane, gli studi empirici si sono però prevalentemente focalizzati sulle aree centrali, i cosiddetti core metropolitani, prestando invece meno attenzione ai loro territori secondari sub- e peri-urbani [Martinotti 1993; Calafati e Veneri 2013]. Collocati attorno piuttosto che ai margini dei grandi centri metropolitani, i territori peri-urbani in particolare sono stati per molto tempo considerati spazi senza identità che combinano alcune caratteristiche della città con altre della campagna e di cui è difficile dare una definizione. O ancora peggio, sono stati ignorati in qualità di spazi ibridi che uniscono gli aspetti negativi della cam{p. 8}pagna (isolamento e mancanza di servizi e infrastrutture) a quelli dei centri urbani (assenza di verde, inquinamento ed eccesso di superfici costruite) [Allen et al. 1999; Colleoni e Caiello 2013; Colleoni 2019a].
La marginalità dei territori secondari metropolitani negli studi e nella ricerca socio-territoriale si è tradotta in una pari scarsa attenzione nelle politiche internazionali, nazionali e locali, a causa anche della loro collocazione trasversale rispetto ai confini delle tradizionali unità amministrative locali, provinciali e regionali [Balducci et al. 2008]. Normalmente non considerate dai programmi di intervento sulle periferie urbane, che prestano attenzione ai quartieri marginali delle metropoli più interessati dai processi di ri-definizione funzionale successivi alla de-industrializzazione, le aree secondarie metropolitane sono state anche escluse da quelli sulle aree interne che prestano attenzione ai territori non urbani. Finalizzati a stimolare la coesione sociale e lo sviluppo territoriale sostenibile, programmi come la Strategia Nazionale per le Aree Interne o il Next Generation Eu, non prestano attenzione ai territori secondari metropolitani rinviandone l’intervento a politiche metropolitane che, nonostante la costituzione delle città metropolitane, non trovano ancora facile applicazione.
Tuttavia i dati sulla struttura e sulla dinamica degli insediamenti residenziali, produttivi e commerciali forniti dalle fonti nazionali più accreditate mettono in evidenza che sono i territori secondari metropolitani ad essere stati interessati dalle più significative trasformazioni negli ultimi decenni [Ispra 2016; Istat 2017]. A livello demografico innanzitutto, laddove il calo di popolazione dei centri metropolitani e di alcune loro aree sub-urbane è stato compensato dai forti incrementi di insediamento in particolare nei territori peri-urbani spinti dai prezzi più contenuti delle abitazioni e dalla buona offerta di infrastrutture della mobilità pubblica e privata. Ma anche con attenzione alla progressiva localizzazione sub- e peri-urbana del crescente numero di imprese di piccole e medie dimensioni che caratterizzano l’attuale fase di sviluppo del sistema produttivo dei Paesi sviluppati. Come noto, nella fase industriale fordista le attività produt{p. 9}tive erano concentrate nei poli urbani al fine di sfruttare i vantaggi delle economie di scala (riduzione dei costi nelle unità produttive di ampia dimensione) e di localizzazione (vicinanza spaziale tra molteplici attività economiche). Nella fase attuale al contrario le imprese vedono aumentare la loro dimensione finanziaria ma diminuire quella produttiva, dotandosi di una struttura produttiva frammentata e territorialmente decentrata, più idonea a sfruttare i vantaggi delle economie di diversificazione (capacità di produrre una gamma diversificata di beni e servizi e di coordinarli in modo efficace indipendentemente dalla localizzazione delle unità produttive) [Goldstein e Gronberg 1984]. Trova in tal senso spiegazione la crescente localizzazione di unità produttive di piccole e medie dimensioni visibili, in particolare, lungo i corridoi delle infrastrutture di mobilità che attraversano le aree periferiche delle vaste aree metropolitane italiane.
Si colloca in questo scenario la scelta del gruppo di lavoro «Coesione e Sviluppo Socio-territoriale» di declinare l’obiettivo dell’Institute for Advanced Study of Social Change (Iassc) del Progetto di Eccellenza del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano-Bicocca di «sviluppare nuove conoscenze sulle trasformazioni sociali e territoriali che interessano il nostro Paese» prestando specifica attenzione ai territori secondari metropolitani. Definiti nel titolo del volume «territori in bilico», laddove l’instabilità a cui rinvia il sostantivo rimanda sia alla dimensione spaziale, la loro collazione liminale rispetto ai centri metropolitani, sia temporale, l’equilibrio instabile che ne caratterizza la fase di sviluppo nel passaggio dall’economia dell’industria fordista a quella attuale post-industriale, di questi territori vengono nel testo analizzati la struttura e la dinamica a partire da alcuni casi studio. Sistemi ecologici e socio-economici dall’identità complessa, i territori in bilico di cui si parla nel testo sono aree nelle quali gli elementi produttivi propriamente urbani si mescolano a quelli rurali all’interno di traiettorie di sviluppo vulnerabili agli shock esogeni e con un elevato grado di dipendenza dai nuclei metropolitani [Allen et al. 1999]. Si tratta, poi, di territori dai confini porosi che, spesso, travalicano quelli amministrativi {p. 10}andando ad inglobare i territori limitrofi attraverso corridoi infrastrutturali e/o flussi di persone e merci.
Viene proposta una definizione funzionale dei territori secondari metropolitani in bilico che richiama quella avanzata da Pichierri [2002] per delineare i sistemi locali con attenzione a tre livelli di analisi. Quello territoriale, innanzitutto, che rinvia allo spazio geografico e amministrativo in cui il sistema locale si colloca e ai diversi gradi di omogeneità interna del territorio. Il secondo livello si riferisce, invece, all’identità del territorio ovvero alla rappresentazione che esso ha e fa di sé, laddove la struttura del tessuto produttivo e le caratteristiche economiche sono un aspetto «non necessariamente fondante» sebbene «normalmente importante» nel forgiare l’identità territoriale [ibidem, 29]. L’ultimo livello si riferisce, infine, alla capacità del territorio di agire come attore collettivo, di fare rete al fine di avviare strategie locali di sviluppo. In continuità con gli studi internazionali sulle aree peri-urbane di Parigi, Monaco e Lione [Rougé et al. 2013], il testo propone una prospettiva teorica ed empirica in cui al centro dell’analisi vi è il sistema socio-territoriale, concepito non solo come mero ambito spaziale ma soprattutto come contesto provvisto di risorse sociali, economiche, ambientali e politiche fondamentali per superare una condizione di marginalità e promuovere coesione sociale e sviluppo sostenibile. L’attenzione alle risorse ambientali è giustificata dalla finalità di indagare il ruolo svolto dagli obiettivi di sostenibilità, affermatesi negli ultimi vent’anni in seguito all’approvazione dell’Agenda 2030 della Nazioni Unite, nelle nuove dinamiche di sviluppo dei territori secondari metropolitani. Sebbene al tema sia dedicata la trattazione di alcuni saggi specifici, la questione dello sviluppo sostenibile attraversa gli argomenti approcciati in tutti i capitoli, con l’intento di valutare se i nuovi obiettivi di tutela e trasmissione intergenerazionale delle risorse naturali siano o meno accolti dal sistema produttivo locale, dagli stili di vita dei cittadini e dalle politiche delle amministrazioni metropolitane e locali. La crisi dei comparti produttivi che avevano caratterizzato lo sviluppo socio-economico sino alla metà degli anni Settanta dello scorso secolo, verrà in {p. 11}tal senso analizzata alla luce delle sfide poste alle nuove attività produttive dai nuovi valori associati allo sviluppo socio-economico e ambientale sostenibile.
Il volume propone una riflessione sui temi succitati con attenzione ad alcuni territori secondari dell’area metropolitana di Milano, laddove le ragioni della scelta rinviano alla specificità del territorio metropolitano lombardo. L’area metropolitana di Milano si presenta, infatti, come un vasto continuum urbano con un tessuto produttivo diversificato, una spiccata vocazione internazionale e un’elevata eterogeneità socio-territoriale. Essa ha una gerarchia interna molto evidente, determinata dal rafforzamento della posizione della città di Milano negli ultimi 10 anni [Lanzani 2003; De Vidovich e Scolari 2022], allorquando il capoluogo ha attratto popolazione e risorse finanziarie ed economiche [Carlucci et al. 2018], e dalla struttura di governance del governo metropolitano che attribuisce al Sindaco del capoluogo anche il ruolo di Sindaco della città metropolitana. Principale area metropolitana del Paese per consistenza demografica e livello di sviluppo economico del suo territorio, quella lombarda è però anche l’area che ha più risentito della transizione dalla tradizionale grande industria manifatturiera legata alla produzione dei beni di largo consumo a quella innovativa associata alla produzione di beni di nicchia e ai servizi del terziario avanzato. Se la specializzazione localizzativa di questi ultimi nei centri metropolitani ha trovato riscontro in diversi studi e indagini, sono invece più rare le analisi sulla capacità delle aree sub- e peri-urbane di accogliere le nuove attività produttive e del terziario avanzato [Vicari Haddock 2013; Colleoni 2019c]. Note per essere sempre più sede delle scelte localizzative delle famiglie, che vi hanno cercato migliori condizioni abitative, e della distribuzione commerciale (in particolare della grande distribuzione), le aree periferiche metropolitane continuano a presentare una forte dipendenza dai core, bene esplicitata dai forti flussi di mobilità in uscita e dalla loro elevata dipendenza dalla mobilità veicolare privata [Castrignanò et al. 2012].
La capacità di questi territori di accogliere le nuove sfide dello sviluppo locale sostenibile è analizzata anche con
{p. 12}attenzione al tema dell’identità territoriale e della coesione sociale. Quello dell’identità, come noto, è un tema che richiede continui aggiornamenti teorici ed empirici, non essendo mai dati completamente per acquisiti i valori, le risorse e i riferimenti culturali sui quali essa si struttura, in particolare in una fase come quella attuale contraddistinta da forti trasformazioni sociali ed economiche. La crisi dell’industria, nel significato esteso di sistema socio-economico e territoriale, ha modificato l’identità di molti territori al centro ma soprattutto ai confini della vasta area urbana, minando, in parte, i presupposti sui quali era stata costruita la loro coesione sociale nel passato. Lo vedremo con declinazioni diverse in tutti e tre i territori indagati, così come vedremo il modo in cui gli attori pubblici, in particolare le amministrazioni locali e metropolitana, hanno saputo cogliere i bisogni e la nuova domanda di regolazione e intervento, interloquendo anche con gli attori economici e con la società civile.