Edoardo Chiti, Alberto di Martino, Gianluigi Palombella (a cura di)
L'era dell'interlegalità
DOI: 10.1401/9788815370334/c9
Inoltre, la Corte ha evidenziato che, conformemente ai nuovi sviluppi tecnologici, limitare l’applicazione dei diritti fondamentali ai confini nazionali lascerebbe gli
{p. 222}individui in una posizione di vulnerabilità e porterebbe la protezione dei diritti umani ad arrancare rispetto all’internazionalizzazione.
In light of such developments, an understanding of fundamental rights according to which their protection ended at national borders would deprive holders of fundamental rights of all protection and would result in fundamental rights protection lagging behind the realities of internationalisation (…). It could undermine fundamental rights protection in an increasingly important area that is characterised by intrusive state action and where – in the field of security law - fundamental rights are especially significant in general. By contrast, in binding the state as the relevant actor, Art. 1(3) GG accounts for such novel risks and helps bring them into the general framework of the rule of law that is created by the Basic Law [23]
.
Secondo il BVerfG, una simile dimensione internazionale che permette la comunicazione fra Stati e oltre i confini statali rende incerta la distinzione tra ambito interno e straniero [24]
. Quest’ultima interpretazione dimostra che il BVerfG riconosce il punto di vista del caso come virtual nel contesto delle nuove tecnologie che offrono servizi al di là dei confini. In altre parole, tali tecnologie, che tolgono significato al tempo e allo spazio, rendono virtual il punto di vista del caso e impongono alle corti di confrontarsi con un caso che è indipendente dai luoghi fisici o dai confini. In questo contesto, un approccio inter-legal diventa molto più interessante perché un simile spazio transfrontaliero offre un terreno che potenzialmente fa crescere le interazioni fra ordinamenti giuridici. Un ambito così dinamico e imprevedibile, peraltro, comporta che un ordinamento giuridico merita di essere visto come interazionale e non più come un sistema chiuso e strutturato [25]
. Questo modo {p. 223}interazionale, del resto, di comprendere un ordinamento giuridico impone di trovare le normatività pertinenti che governano il caso, come previsto dal secondo pilastro del presente studio.
 

3. Individuare le normatività pertinenti che governano il caso

L’inter-legality non solo coglie la coesistenza plurale di diverse legalità che procedono l’una indipendentemente dall’altra, ma anche presenta una realtà dell’«unavoidable interconnectedness of legalities» [26]
. Un approccio inter-legal indica che nessuna delle legalità o dei regimi procede efficacemente da sola. Come sostiene il prof. Palombella, «their functional isolation is a myth» [27]
. Perciò, l’unica maniera per rafforzare l’efficacia di una particolare legalità o di un regime consiste nel farlo dialogare con i potenziali interlocutors. Per esempio,
the European Convention of Human Rights may well be conceived as a kind of constitutional legality, but its ordering strength depends on the way «other» legal systems accept and implement its normative clauses [28]
.
In questa cornice, quale conseguenza dell’interconnessione delle legalità, la prospettiva inter-legal offre all’osservatore {p. 224}la possibilità di vedere che queste legalità non sono solo connesse ma addirittura intrecciate [29]
. Per questo motivo, trascurare i menzionati intrecci, come fare affidamento su una sola legalità, porterebbe la giustizia a rimanere sempre come un «lame verdict» [30]
. Ciò suggerisce che non spetta a noi di escludere o considerare il carattere normativo delle legalità, in un contesto dove esse sono intrecciate, interconnesse e de facto in competizione tra loro [31]
. Ciascuna legalità rilevante in un contesto di «legal porosity» [32]
, dove molteplici reti di ordinamenti giuridici ci spingono a una «constant transition and trespassing» [33]
, ha legittimamente un’obiettiva voce in capitolo per realizzare la giustizia, a causa della sua potenziale funzione justice-related [34]
. In questo modo, la prospettiva esclude il monopolio o l’egemonia di un ordinamento giuridico particolare [35]
, invita tutte le legalità {p. 225}rilevanti a raggiungere un equilibrio e scioglie la tensione fra loro [36]
. Invero, una simile prospettiva, peraltro, è coerente con la rule of law che impone di considerare diversi bisogni e finalità, e «prevents the law from turning into a sheer tool of domination» [37]
. In questo modo, gode di un grande potenziale per chiudere i «legal black holes» [38]
, risponde alle domande sorte dall’interconnessione delle legalità e di conseguenza rafforza la cultura della giustificazione [39]
. {p. 226}
La sentenza del BVerfG, chiaramente legata a questa «empirical reconnaissance» [40]
, si situa in un ecosistema di inter-legality là dove considera le correlazioni fra legalità all’interno della cornice del caso. In altre parole, la Corte ha fatto una ricognizione delle legalità rilevanti creando un ecosistema di inter-legality sulla base del caso in esame.
Secondo la Corte, le normatività pertinenti che disciplinano il caso sono sia le norme internazionali, sia la Costituzione tedesca. Tale risultato è originato dall’interpretazione dei paragrafi 2 e 3 dell’articolo 1, che si concentra sulla multifaced nature. In altre parole, la Corte ha letto il norm-text di queste disposizioni e ha riconosciuto che le norme pertinenti sono composte da più di un diritto positivo system-sourced:
In Art. 1(2) GG, the Basic Law acknowledges inviolable and inalienable human rights as the basis of every community, of peace, and of justice in the world. The Basic Law thus places fundamental rights in the context of international human rights guarantees that seek to provide protection beyond national borders and are afforded to individuals as human beings. Accordingly, Art. 1(2) and Art. 1(3) GG build upon the guarantee of human dignity enshrined in Art. 1(1) GG [41]
.
Questa lettura della Costituzione, priva di tensioni e finalizzata a trovare un equilibrio, implicitamente segue la prospettiva dell’inter-legality che cambia la «usual, traditional perspective, a perspective that is limited by the political, legal and cognitive borders of a single self-contained system» [42]
. In questo senso, la prospettiva dell’inter-legality assomiglia alla structuring legal theory (SLT), fondata da Friedrich Müller, professore all’Università di Heidelberg [43]
. Essa si identifica
{p. 227}come una teoria post-positivist secondo cui le norme legali non sono identiche al loro stesso testo («Rechtsnorm ist ungleich Normtext») [44]
. Essa vede l’interpretazione o l’applicazione del diritto come un processo dinamico in cui le norme vere e proprie devono essere costruite [45]
. In questo contesto, sia le tesi dell’SLT sia quelle dell’inter-legality concordano sull’inadeguatezza del norm-text e pongono la norma in una cornice estesa e vasta. Considerando altri attori rilevanti, escludono l’antiquata opinione secondo cui l’unica soluzione corretta per ogni caso può essere trovata nella legislazione [46]
.
Note
[23] Ibidem, par. 110.
[24] Ibidem, par. 109.
[25] Si legga il dibattito sui modelli di diritto product versus practice in W. Van der Burg, The Dynamics of Law and Morality: A Pluralist Account of Legal Interactionism, London, Routledge, 2014, p. 10. Secondo Sanne Taekema, il modello di diritto product dà origine a una concezione sistemica dell’ordinamento giuridico, mentre un modello di diritto practice prende in considerazione un ordinamento giuridico interazionale. Si veda la discussione nel contesto dell’inter-legality in S. Taekema, Between or Beyond Legal Orders Questioning the Concept of Legal Order, in Klabbers e Palombella, The Challenge of Inter-legality, cit., pp. 69 ss.
[26] Palombella, Theory, Realities, and Promises of Interlegality, cit., p. 366.
[27] Ibidem.
[28] Ibidem; W. Sadurski, con riferimento alla legalità costituzionale dell’ECtHR: Partnering with Strasbourg: Constitutionalism of the European Court of Human Rights, the Accession of Central and East European States to the Council of Europe, and the Idea of Pilot Judgments, in «Human Rights Law Review», 9, 2009, pp. 397 ss.
[29] Palombella, Theory, Realities, and Promises of Interlegality, cit., p. 366.
[30] Ibidem, p. 386.
[31] Cfr. ibidem, pp. 363-390.
[32] B. de Sousa Santos, Law: A Map of Misreading, in Id., Toward a New Common Sense: Law, Science and Politics in the Paradigmatic Transition, London, Routledge, 1995, p. 473.
[33] Ibidem.
[34] G. Palombella enfatizza questo punto sottolineando la differenza dall’idea, offerta da Santos, di interlegality, come segue: «it is true what Santos wrote that we live “in between”. But inter-legality is not just a state of things we can exploit, and profit from contradictions and divergences among separate and mutually irrelevant normative orders. Not as a subjective sociological but as an objective legal notion, inter-legality allows us to consider the law as something different; we should pretend to avail of inter-legality also in a different sense» (Palombella, Theory, Realities, and Promises of Interlegality, cit., p. 378).
[35] Il concetto di legal hegemony è stato ampiamente affrontato in dottrina dopo la nota sentenza PSPP del BVerfG, pronuncia del Second senate del 5 maggio 2020 – 2 BvR 859/15 –, parr. 1-237. Secondo il BVerfG, il sindacato operato dalla CJEU sulle decisioni prese dalla European Central Bank riguardo il Public Sector Purchase Program non ottempera al principio di proporzionalità. Sull’egemonia giuridica, A. von Bogdandy, German Legal Hegemony, in «Verfassungsblog», 5 ottobre 2020, disponibile presso https://verfassungsblog.de/german-legal-hegemony/. Per alcune opinioni sulla questione se l’egemonia giuridica tedesca sia materia che riguardi il diritto eurounitario, A. von Bogdandy, B. Cali, S. Cassese, P. Cruz Villalón, D. Halberstam, B. Iancu, A. Jakab, M.A. Queralt Jimenez, H. Keller, S. Bates, K. Lenaerts, R. Miller, O. Pollicino, D. Sarmiento, A. Śledzińska-Simon, P. Sonnevend, M. Steinbeis, A. Vauchez, J.H.H. Weiler e M. Wyrzykowski, German Legal Hegemony?, in «Max Planck Institute for Comparative Public Law & International Law (MPIL) Research Paper», 2020, n. 43, disponibile presso SSRN: https://ssrn.com/abstract=3727378.
[36] Cfr. Palombella, Theory, Realities, and Promises of Interlegality, cit., pp. 381-382.
[37] G. Palombella, The Rule of Law at Home and Abroad, in «Hague Journal on Rule of Law», 8, 2016, pp. 1 ss., disponibile presso https://doi.org/10.1007/s40803-016-0024-z.
[38] A. Barak, The Judge in a Democracy, Princeton, Princeton University Press, 2008, p. 298 (nel senso per cui lo scrutinio giudiziale elimina i black holes legali). Il vocabolo fu coniato da Johan Steyn nel 2004. Cfr. J. Steyn, Guantanamo Bay: The Legal Black Hole, in «International and Comparative Law Quarterly», 53, 2004, n. 1, p. 1: «The most powerful democracy is detaining hundreds of suspected foot soldiers of the Taliban in a legal black hole at the United States naval base at Guantanamo Bay, where they await trial on capital charges by military tribunals». Nel 2006, Dyzenhaus introdusse il termine «legal grey holes» per descrivere «disguised black holes» con riferimento a situazioni in cui «there are some legal constraints on executive action – it is not a lawless void – but the constraints are so insubstantial that they pretty well permit government to do as it pleases». L’autore sottolineò che siano peggiori dei legal black holes («since such grey holes permit government to have its cake and eat it too, to seem to be governing not only by law but in accordance with the rule of law, they and their endorsement by judges and academics might be even more dangerous from the perspective of the substantive conception of the rule of law than true black holes»). Si legga D. Dyzenhaus , The Constitution of Law: Legality in a Time of Emergency, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, p. 42.
[39] Si legga un ampio dibattito sul termine «culture of justification» e sul suo rapporto col principio di proporzionalità in M. Cohen-Eliya e I. Porat, Proportionality and the Culture of Justification, in «American Journal of Comparative Law», 59, 2011, n. 2, pp. 463 ss., disponibile su SSRN: https://ssrn.com/abstract=1623397.
[40] Palombella, Theory, Realities, and Promises of Interlegality, cit., p. 382. Palombella impiega la parola «reconnaissance» sia in senso esplorativo sia in senso ricognitivo.
[41] BNDG, 20 dicembre 1990, par. 94.
[42] Klabbers e Palombella, Introduction, cit., p. 1.
[43] F. Müller e R. Christensen, Juristische Methodik, Berlin, Duncker & Humblot, 201311, p. 263. Per le premesse di base di questa teoria si veda M. Klatt, Making the Law Explicit. The Normativity of Legal Argumentation, Oxford, Hart, 2008, pp. 54-56 («the text is only a “guideline”, as such it has no claim to normativity […] the rule is not the beginning, but the product of the process of the application of the law»).
[44] Si veda un dibattito più ampio riguardo la SLT in M. Klatt, Contemporary Legal Philosophy in Germany, in «Archiv für Rechts- und Sozialphilosophie», 2007, pp. 519 ss.
[45] Ibidem.
[46] Ibidem.