Christoph Cornelissen, Gabriele D'Ottavio (a cura di)
La Repubblica di Weimar: democrazia e modernità
DOI: 10.1401/9788815370228/c6
Il provvedimento che più di tutti evidenzia l’intervento statale a favore dell’agricoltura è senz’altro la già citata Osthilfe, ema
{p. 163}nata il 31 marzo 1931. La visione di Hindenburg, più volte enunciata in pubblico, faceva da sfondo della nuova legge. Per lui, le province orientali erano un baluardo nazionale [48]
.
Il progetto era imperniato su un poderoso intervento di risanamento dei debiti delle aziende orientali, accompagnato da una moratoria sui pignoramenti. Fu sostenuto da un esponente della grande industria: Paul Silverberg. Questi intendeva destinare al settore primario una parte dei fondi raccolti fin dall’agosto 1924 per la cosiddetta Industrieumlage, per il pagamento delle riparazioni. Ormai questa era stata superata dai piani Dawes e Young, che ne avevano allentato la morsa; Silverberg propose perciò di devolvere i fondi accantonati per risanare l’agricoltura orientale. La proposta suscitò non poche critiche. Alla fine furono stanziati 500 milioni. Includendo anche fondi per favorire la modernizzazione dei trasporti e delle attività produttive, lo stanziamento complessivo per 5 anni era di ben 1990 milioni, di cui quasi la metà per lo sdebitamento. Alla colonizzazione spettava un ruolo marginale: lo status quo nelle campagne non doveva essere toccato [49]
.
Cruciale per l’attuazione della Osthilfe era il coinvolgimento del governo prussiano, sotto la cui competenza ricadevano molti dei territori coinvolti. Brüning teneva a coinvolgere il maggiore stato del Reich, governato dalla SPD in alleanza con il Zentrum. La soluzione concordata fu di istituire una Oststelle a doppia guida: per il Reich Gottfried Treviranus e per la Prussia Heinrich Hirtsiefer. Le due istituzioni avrebbero costituito insieme una Siedlungsbank con un capitale iniziale di 200 milioni di RM, messi a metà [50]
. Si vede come la Prussia mettesse l’accento sulla colonizzazione, cavallo di battaglia di Otto Braun. {p. 164}
Era un compromesso instabile, che fra l’altro dovette fare i conti con le inadeguate risorse prussiane. Secondo Treviranus, il suo lavoro, volto a salvare quante più aziende possibili, era ostacolato dalla burocrazia prussiana. Fino a quel momento la colonizzazione era stato un tema strumentalizzato dalla propaganda, ma i risultati erano stati modesti. A tutto il 1929 erano state istituite appena 31.888 nuove aziende per una superficie complessiva di 320.727 ettari, meno dell’1% della superficie complessiva. A ulteriore dimostrazione del fallimento del progetto è che la dimensione media dei poderi era attorno ai dieci ettari. «L’attuazione pratica della colonizzazione come strumento di politica congiunturale deluse tutte le aspettative che vi erano riposte» [51]
.
La convivenza fra Reich e Prussia fu segnata da tensioni. Tensioni interne alla Oststelle, che rendevano farraginoso il lavoro amministrativo, e tensioni fra Reich e Prussia a livello di governo. I Verbände attaccavano Otto Braun, definito «il ministro contro l’agricoltura» [52]
. Nell’autunno, adducendo l’impossibilità di contribuire sul piano finanziario, la Prussia si ritirò. Di conseguenza, in data 5 novembre 1931, veniva istituito un commissario per la Osthilfe nella persona di Hans Schlange-Schöningen, grande proprietario terriero di idee riformiste. Agli occhi del nuovo commissario la colonizzazione avrebbe potuto contribuire a un efficace risanamento dell’agricoltura orientale, ponendo fine alle sovvenzioni.
Schlange congelò i diritti dei creditori sulle aziende più indebitate e deliberò un abbassamento ulteriore dei tassi. Una successiva ordinanza, datata 6 febbraio 1932, cancellò tutti i debiti con un intervento straordinario del costo complessivo di 500 milioni di RM. I suoi piani andavano oltre: avrebbe voluto che la Reichsbank intervenisse con mezzi più ingenti e propose che la protezione dai pignoramenti venisse estesa alla Baviera orientale. Ma si scontrò con le obiezioni dei colleghi {p. 165}di governo [53]
. Garantite alla rete protettiva statale, le grandi aziende indebitate non avevano interesse a cedere porzioni dei propri possedimenti per la colonizzazione.
La stampa dedicò ampio spazio al cosiddetto «scandalo della Osthilfe», che suscitò inchieste della magistratura. Vennero a galla favoritismi e pratiche illecite da parte della burocrazia per favorire i grandi proprietari. Arrivato al potere, il governo Hitler affossò definitivamente le inchieste.
Dal febbraio 1932 i ministri Stegerwald e Dietrich (adesso alle Finanze) premettero su Schlange-Schöningen, affinché spostasse il fuoco sulla colonizzazione. Egli concordava che questa potesse contribuire a ridurre la disoccupazione. In maggio fu redatta una bozza di ordinanza, che fissava il principio dell’esproprio di porzioni delle aziende come condizione per concedere aiuti statali. Queste avrebbero dovuto essere destinate alla colonizzazione. Alla notizia che la bozza era stata approvata dal governo si scatenò una durissima campagna di stampa guidata dal Reichslandbund (RLB).
La protesta trovava un ideale destinatario nel presidente: esponenti del mondo agrario sostennero che l’esproprio di aziende agricole non più risanabili rappresentava uno slittamento verso il socialismo. In verità, la creazione di colonie si era sì intensificata negli anni della Osthilfe (1930-1933), in cui furono istituite più colonie (35.142) che nel decennio precedente, ma la loro dimensione media restava attorno ai dieci ettari.
Il 25 maggio Hindenburg fece comunicare a Brüning che il progetto nella sua versione attuale non era accettabile. In particolare, non condivideva il principio che lo Stato di propria iniziativa potesse avviare un esproprio, senza attendere formali istanze dei creditori. Chiedeva altresì che venissero coinvolte le organizzazioni di categoria. Contemporaneamente, il presidente pretese che Brüning spostasse l’asse del governo verso destra, ma senza i nazionalsocialisti.{p. 166}
Il 27 maggio la DNVP attaccò la bozza di ordinanza, che veniva bollata come «bolscevismo bello e buono». Schlange si difese con una lettera al presidente:
«Non si può assolutamente parlare di esproprio della grande proprietà terriera … Nel progetto di legge l’unica novità è l’accorciamento dei tempi previsti per realizzare l’esproprio …Nella forte volontà verso la colonizzazione interna si esprime la tensione nazionale verso il mutuo aiuto e il risanamento» [54]
.
In pochi giorni la rottura fra Brüning e Hindenburg si consumò. Il 30 maggio il cancelliere si dimise. La vicenda della Osthilfe ha rappresentato un’occasione, che Hindenburg attendeva da tempo, per porre fine alla fase «moderata» del presidenzialismo. La Osthilfe stessa non era la causa principale della rottura. Ciononostante, l’evento dimostra la centralità assunta dalla politica agraria nella fase finale della repubblica.
Benché l’interesse della storiografia si sia concentrato sulla vicenda appena illustrata, i governi presidenziali si mossero anche su altri terreni, in particolare cercando di introdurre modalità di regolazione del mercato per favorire i produttori – la cosiddetta «Marktordnung»che rimandavano alla vituperata Zwangswirtschaft. Non si arriverà a tanto, ma molti segnali spingevano gli osservatori a notare il progressivo espandersi del controllo statale. Anche in questo campo, che anticipava soluzioni che diverranno strutturali dopo la presa del potere hitleriana, si nota l’erosione dell’autonomia del ministero a favore dei Verbände, come era già accaduto per la Osthilfe.

IV. La politica agraria e la fine della Repubblica

Le criticità del settore alla fine del 1931 erano evidenti: la crisi non riguardava più solo le grandi aziende d’Oltrelba, ma indeboliva la già ridotta capacità di resistenza dell’economia contadina, soprattutto nel comparto zootecnico. La fase termi{p. 167}nale dei governi presidenziali fu breve: dall’insediamento del governo guidato dall’aristocratico cattolico Franz von Papen, tessitore di trame nella fase terminale della repubblica, il 2 giugno 1932, passando per la fugace apparizione del governo Schleicher, alla costituzione del governo Hitler il 30 gennaio dell’anno seguente.
Le azioni del gabinetto Papen erano attese con grandi speranze dagli Agrarverbände. Era infatti il «governo dei baroni» (sette ministri su nove portavano il «von») e sembrava rispecchiare una rivincita della Germania del passato. Ma il governo doveva anche fare i conti con il suo isolamento rispetto al Parlamento, sciolto il 4 luglio da Hindenburg per indire nuove elezioni. Il risultato del voto, svoltosi il 31 luglio, fece della NSDAP – come abbiamo visto – il primo partito.
Il nuovo governo fu segnato dallo scontro fra il ministro dell’Agricoltura, Magnus Freiherr von Braun, vicino agli interessi del settore, e il collega dell’economia, Hermann Warmbold, fautore degli interessi industriali. A poco valse il tentativo di Braun di impostare una campagna di informazione, in cui sfoggiava ottimismo.
Nel successivo governo presidenziale guidato dal generale Kurt von Schleicher, insediatosi il 2 dicembre 1932, alla guida del RMEL fu mantenuto von Braun. I Verbände gli presentarono subito i loro desiderata. Le promesse non mantenute avevano determinato una «radicalizzazione della popolazione rurale». Il tempo disponibile per invertire la rotta si stava esaurendo [55]
. Ottennero sì qualche risultato, ma non ne erano soddisfatti. In particolare, l’ordinanza emanata il 23 dicembre favorì gli interessi dell’agricoltura, imponendo un obbligo di mescolare burro e margarina per bloccare la caduta del prezzo del burro [56]
. Ne seguirono proteste da parte dei sindacati e dei gruppi di pressione industriali e del commercio. Pochi giorni dopo il RLB chiese addirittura il blocco totale
{p. 168}delle importazioni da Olanda e Danimarca per proteggere la zootecnia nazionale.
Note
[48] W. Pyta, Hindenburg, p. 563.
[49] D. Petzina, Staatliche Ausgaben und deren Umverteilungswirkungen, p. 100.
[50] Intense discussioni in seno al governo, anche con la partecipazione di esponenti del governo prussiano, il 7 e 8 agosto 1930, ARK, Brüning, I, pp. 360-370.
[51] H. Becker, Handlungsspielräume der Agrarpolitik in der Weimarer Republik zwischen 1923 und 1929, p. 286.
[52] H. Schulze, Otto Braun oder Preussens demokratische Sendung. Eine Biographie, Frankfurt a.M. - Berlin - Wien, Propyläen, 1977, p. 676.
[53] Riunioni del gabinetto del 5 febbraio, in AKR, Brüning, II, pp. 2267 ss. e del 6 maggio, pp. 2495 s.
[54] H. Schlange-Schöningen, Am Tage danach, Hamburg, Hammerich & Lesser, 1946, p. 71.
[55] BArchB, R 43-I/1275, p. 411, Brandes al cancelliere Schleicher, 10 dicembre 1932.
[56] «Reichsgesetzblatt Teil I», 1932, I, p. 575.