Christoph Cornelissen, Gabriele D'Ottavio (a cura di)
La Repubblica di Weimar: democrazia e modernità
DOI: 10.1401/9788815370228/c6
Il governo decise infine di intervenire, dopo aver lasciato per quasi due anni la «patata bollente» in mano agli Stati. Si inau
{p. 153}gurò così una politica di sovvenzioni dall’alto che diventerà progressivamente più incisiva, al punto da catalizzare gran parte delle risorse alla fine degli anni Venti. Vi erano però non pochi ostacoli, fra cui la debolezza del mercato creditizio interno e i paletti imposti dal trattato di pace alla politica finanziaria del Reich. Anche la Reichsbank aveva le mani legate e il suo presidente, Hjalmar Schacht, non intendeva accollarsi oneri eccessivi a fronte delle lamentele da parte dei diretti interessati, ai quali chiedeva che si assumessero oneri in proprio [27]
. Fu Schiele, ministro dal 28 gennaio 1927, a far compiere all’intervento statale il salto di qualità. In primo luogo fece preparare un dettagliato resoconto sulla situazione di indebitamento della stessa. Dal 1925 al 1927, il totale dei debiti accesi era passato da 3,2 a 5,1 miliardi, con una crescita particolarmente forte per quelli ipotecari. Le rilevazioni evidenziarono anche l’articolazione regionale dell’indebitamento, che era più pesante per le province orientali. Questa disparità si rispecchiava anche nelle maggiori difficoltà che caratterizzavano le aziende di grandi dimensioni a Est, che facevano registrare risultati economici più negativi e situazioni debitorie peggiori con l’aumentare della superficie. Oltre la metà delle aziende orientali lavorava in perdita, nel 1925-1926, contro il 43% nella parte occidentale. Le proteste contadine che caratterizzarono il 1928 [28]
, le interpellanze in Parlamento e gli appelli dei Verbände spinsero i partiti della coalizione guidata dal socialdemocratico Hermann Müller a muoversi, pur fra molti contrasti. Fu elaborato un programma d’emergenza (Notprogramm) approvato dal Parlamento alla fine di marzo del 1928. Prevedeva interventi per ristorare gli istituti di credito esposti con agricoltori morosi. L’attivismo di Martin Schiele si scontrò però con le ristrettezze di bilancio: «Le elevate aspettative {p. 154}suscitate dalla propaganda sul Notprogramm furono ben presto deluse dalle dimensioni del tutto inadeguate dell’intervento previsto» [29]
. In pochi mesi l’attuazione del programma risultò troppo onerosa per le casse pubbliche e fu sospesa [30]
. Il nuovo ministro Hermann Dietrich, che pure aveva criticato la politica del predecessore, doveva ammettere nel gennaio 1929 che «il Notprogramm dello scorso anno e la sua applicazione finora debbono essere considerati solo un inizio». Chiese perciò un nuovo stanziamento quinquennale di 100 milioni annui. Viste le lentezze degli Stati era necessario che ad agire fosse il Reich; egli mise anche l’accento sulle riforme più che sull’assistenzialismo. Nel presentare il bilancio programmatico per il 1929 sottolineò l’urgenza di avviare una colonizzazione delle aziende eccessivamente indebitate. In verità, queste restarono enunciazioni inattuate. In considerazione dell’aggravarsi della crisi internazionale, che rendeva impossibile ac- cedere a crediti esterni, l’azione di Dietrich fu in sostanziale continuità con quella di Schiele. Entrambi si mossero su terreni che andavano oltre i dazi o gli interventi settoriali e aprivano la strada verso politiche di regolazione del mercato, che riecheggiavano la Zwangswirtschaft bellica. Dietrich diede attuazione a un altro programma ideato da Schiele, che superava per dimensioni le misure precedenti: la Ostpreußenhilfe, che riguardava la provincia più orientale del Reich, in profonda crisi economica. Non è un caso che a prendersene cura sia stato il presidente Paul von Hindenburg, discendente di una famiglia di Junker e personificazione del prussianesimo. Il presidente sostenne che un programma di risanamento efficace doveva comprendere moratorie sui debiti, copertura con fondi pubblici dei tassi d’interesse, facilitazioni fiscali e concessione di crediti agevolati soprattutto ai piccoli coltivatori. Dietrich manterrà inalterato il sistema di distribuzione di fondi pubblici, che mirava a sanare le grandi aziende agricole della regione, causando non di rado iniquità nella distribuzione delle {p. 155}sovvenzioni [31]
. La nuova versione della legge, approvata dal governo nel marzo del 1929 prevedeva uno stanziamento di poco inferiore ai 200 milioni; il progetto di legge venne infine emanato il 18 maggio 1929 come «legge per l’aiuto economico alla Prussia orientale» [32]
. Nonostante i cospicui mezzi stanziati, il programma d’aiuti non ha contribuito a porre rimedio alla crisi dell’agricoltura provinciale, tanto più che le richieste eccedevano in misura notevole le disponibilità. Secondo il governo prussiano sarebbe stato necessario stanziare molti più fondi e procedere anche all’acquisto di aziende in fallimento tramite la Treuhandestelle per dividerle in poderi colonici. Era stato possibile solo tamponare la crescita dei debiti. Poco era stato fatto invece per la modernizzazione produttiva. Gli aiuti avevano più che altro permesso ad aziende fortemente indebitate di continuare a sopravvivere a spese del bilancio pubblico: il Reich e la Prussia si fecero carico di debiti pregressi e in parte dei tassi, pur di tutelare l’economia e la popolazione germanica in quei territori.
Le critiche delle organizzazioni di settore si inasprirono quanto più la situazione economica complessiva andava peggiorando. Nel settembre 1929 il Deutscher Landwirtschaftsrat, la principale organizzazione semi-pubblica del settore, rilevava che «i provvedimenti assunti finora non hanno potuto dare i risultati sperati, come è dimostrato in modo indiscutibile dall’attuale situazione dei prezzi per i principali prodotti agricoli» [33]
. {p. 156}

III. Crisi dell’agricoltura, crisi della Repubblica (1930-1933)

1. Proteste contadine e ascesa elettorale del nazionalsocialismo

Come abbiamo visto, la politica agraria aveva toccato più volte nodi politici di carattere generale. Basti pensare allo scontro fra Robert Schmidt e Rudolf Wissell (1920) sulle prospettive della politica economica, o al perdurante conflitto fra Martin Schiele ed Hermann Dietrich. In generale, però, la politica agraria si era mossa sul terreno tecnico-economico.
Dalla fine degli anni Venti l’agricoltura assunse un rilievo politico importante; i suoi destini finirono per intrecciarsi con il destino della democrazia. Molteplici fattori hanno favorito quest’evoluzione: la sempre più pesante crisi strutturale, a cui dal 1929-1930 si sovrappose la crisi economica generale; l’esacerbarsi delle tensioni sociali nelle campagne; l’indebolimento delle istituzioni. Un fattore di rilievo è rappresentato anche dal crescente peso del presidente Hindenburg, che ne aveva a cuore le sorti. Né possiamo tralasciare l’emergere del nazionalsocialismo, capace di trasformare la crisi in consenso elettorale.
Il malessere del mondo rurale non aveva finora trovato espressione in articolati movimenti di protesta, soprattutto a causa delle diversità regionali. Ma l’aggravarsi della crisi determinò sul finire degli anni Venti un salto di qualità: si fecero strada movimenti contadini organizzati, con programmi e piattaforme ideologiche, contribuendo a indebolire il sistema repubblicano e favorendo la NSDAP [34]
.
L’intensità delle proteste crebbe dal 1928. Il cuore è stato lo Schleswig-Holstein, una regione con un forte ceto contadino [35]
. I contadini medi e grandi attivi nella zootecnia avevano una forte {p. 157}consapevolezza della «propria peculiarità», che interpretava le tradizioni liberali ottocentesche in chiave di «democrazia verde» [36]
. Nel primo dopoguerra l’agricoltura della regione era tornata a svilupparsi inducendo gli allevatori a ricorrere al credito, quindi a indebitarsi. Nel 1926 lo Schleswig-Holstein occupava la prima posizione nella classifica delle regioni con il più alto indebitamento [37]
, il malcontento si trasformò in una mobilitazione di massa con accenti antirepubblicani. Il 28 gennaio 1928 si svolsero allo stesso tempo 20 dimostrazioni, cui parteciparono circa 140.000 persone. Chiedevano una protezione doganale totale, la cancellazione dei debiti e il drastico taglio dei tassi. Il movimento, che assunse la denominazione di Landvolkbewegung, non era disponibile a farsi guidare né dai Verbände né dai partiti. Dal punto di vista ideologico la Landvolkbewegung prefigurava ciò che meno di due anni dopo avrebbe realizzato Richard Walther Darré all’interno del partito di Adolf Hitler. Nel corso del 1929 essa organizzò forme anche violente come lo sciopero fiscale o l’autodifesa dai pignoramenti. Si ebbero attentati con bombe. Come spesso accade ai movimenti spontanei, la Landvolkbewegung non riuscì a darsi una struttura permanente. Fra 1929 e 1930 fu perciò «conquistata» dalla NSDAP.
Il secondo intenso ciclo di proteste, che prese avviò nel 1931-1932 soprattutto nelle provincie settentrionali e orientali, questa volta era influenzato dall’Agrarpolitischer Apparat (ApA) della NSDAP, da poco fondato da Darré, trasformandosi in voti per il partito di Adolf Hitler. Richard Walther Darré [38]
nacque nel 1895 a Belgrano (Argentina) da una famiglia della borghesia commerciale, emigrata per affari. Da bambino rientrò
{p. 158}in Germania. Allo scoppio della guerra si arruolò volontario, distinguendosi per coraggio. Apparteneva a quella generazione di figli della borghesia segnati dall’esperienza della guerra. Nel dopoguerra Darré ebbe problemi di inserimento professionale. Riuscì comunque a completare gli studi di agronomia presso l’Università di Halle. Il suo interesse andava alle leggi dell’ereditarietà, che dal regno animale egli voleva estendere al genere umano. Si distinse per una fitta attività pubblicistica, che gli valse consensi nella destra ultra-nazionalistica. I due libri teorici scritti da Darré, rispettivamente Das Bauerntum als Lebensquell der nordischen Rasse (1929) e Neuadel aus Blut und Boden (1930) avevano l’ambizione di definire i tratti di una Weltanschauung costruita su un intreccio fra elementi presenti nella cultura della destra nazionalista e razzista e motivi più radicali, che sarebbero emersi dopo la presa del potere. Nel primo Darré intendeva dimostrare come la distinzione qualitativa più rilevante fra la razza ariana e le altre fossero la stanzialità e il carattere contadino. Nel libro successivo egli definiva l’articolazione interna dell’antica (e mitica) società germanica, fra nobiltà (Adel) e contadini (Bauern), fondata sull’armonica distinzione di ruoli. Per contrastare il declino razziale del popolo germanico, frutto di industrialismo e urbanismo, era necessario ripristinare i suoi tratti rurali. Allo stato spettava di selezionare una nuova aristocrazia (da non confondersi con lo Junkertum) e un nuovo ceto contadino, garantendo loro la sicurezza economica e l’auto-governo. La Weltanschauung di Darré si richiamava a filoni diffusi nella cultura tedesca, che si contrapponevano al predominio della grande città e dell’industria.
Note
[27] BArchB, R 43-I/2538, pp. 262-263, 24 ottobre 1927, Reichsbank alla Cancelleria.
[28] BArchB, R 43-I/2539, pp. 15-16, 21 gennaio 1928, RLB al governo: «Da svariate parti del Reich – soprattutto Schleswig-Holstein, Oldenburg, Hannover, Brandeburgo e Pomerania – si moltiplicano i segni di una forte agitazione nella popolazione rurale di tutti i livelli sociali … Il movimento sta assumendo un carattere particolarmente pericoloso».
[29] H. Becker, Handlungsspielräume der Agrarpolitik in der Weimarer Republik zwischen 1923 und 1929, p. 262.
[30] Akten der Reichskanzlei (ARK), Das Kabinett Marx III/IV, Bd 1, Einleitung: Das Kabinett Marx IV, 5. Agrarpolitik, p. XV.
[31] A. Roidl, Die «Osthilfe» unter der Regierung der Reichskanzler Müller und Brüning, Regensburg, Eurotrans, 1994, pp. 37-41.
[32] Il progetto di legge è pubblicato in Verhandlungen des Reichstags, vol. 435, 1928, allegato n. 988.
[33] BArchB, R 43-I/2542, p. 43, settembre 1929, Deutscher Landwirtschafts-rat, 59. Assemblea generale: Posizione sul punto 2. in merito al programma per la redditività dell’agricoltura.
[34] J. Bergmann - K. Megerle, Protest und Aufruhr in der Landwirtschaft in der Weimarer Republik, in J. Bergmann et al., Regionen im historischen Vergleich. Studien zu Deutschland im 19. und 20. Jahrhundert, Opladen, Verlag für Sozialwissenschaften, 1989, p. 206.
[35] Cfr. lo studio coevo del sociologo tedesco-americano R. Heberle, Landbevölkerung und Nationalsozialismus, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1963. Lo studio, pubblicato nel 1934, fu censurato dalla dittatura hitleriana.
[36] G. Stoltenberg, Politische Strömungen in Schleswig-Holstein, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1963, p. 34.
[37] La ricerca delle cause di questa peculiare congiuntura è difficile, ancor più arduo definire una gerarchia. Rudolf Heberle osserva che si ha a che fare con «fenomeni molto complessi e fattori intrecciati in modo variegato», R. Heberle, Landbevölkerung und Nationalsozialismus, p. 8.
[38] Cfr. il primo volume della fondamentale biografia di H. Gies, Richard Walther Darré. Der Reichsbauernführer, die nationalsozialistische Blut-und-Boden Ideologie und Hitlers Machteroberung, Köln - Wien, Bohlau, 2019.