Note
  1. Tipica in questo senso è la funzione dei productivity agreement inglesi, che vanno in pratica surrogandosi all’ormai scomparente joint consultation: rimozione di pratiche restrittive in contropartita di aumenti salariali collegati alla produttività (epperciò compatibili con la politica di controllo salariale in atto). Si rammenti che, anche presso la Bassetti, la consultazione venne introdotta insieme con il premio di produzione, all’epoca tra i primi in Italia, soprattutto come materia di negoziazione.
  2. V. l’analisi critica di Dahrendorf, Classi e conflitto di classe nella società industriale, trad. it., Bari, 1963, p. 203 ss.
  3. Di impronta diversa sembra il caso del Comitato per le human relations della Società Kaiser in California (1959), basato sull’ipotesi illuminista che l’intervento di terzi «saggi» potesse aiutare le parti contrapposte a cercare nuove soluzioni, superando irrigidimenti dovuti sovente a carenze di spirito di ricerca e di invenzione. Trattasi di una impostazione avvicinabile piuttosto, nell’ispirazione, al modello bri­tannico.
  4. Royal commission on trade unions and employers’ associations, 1965-1968, Report, London, 1968, p. 27.
  5. The Fawley Productivity Agreement, London, 1964, p. 236.
  6. Dahrendorf, Classi e conflitti di classe, cit., p. 461.
  7. V. Bendix, Work and Authority in Industry, New York and London, 1956, pp. 1, 13.
  8. Il nuovo Stato industriale, trad. it., Torino, 1967, p. 246.
  9. Sindacato, progresso tecnico, programmazione economica, Torino, 1966, p. 130.
  10. Stratégie ouvrière et néocapitalisme, Paris, 1964.
  11. Stratégie ouvrière, cit.: v. a p. 71 un tentativo di calare nel concreto, in cui si rivela la debolezza dell’ipotesi teorica.
  12. La grande impresa nella società moderna, Torino, 1967, p. 260.