Andrea M. Maccarini (a cura di)
Character skills e didattica digitale
DOI: 10.1401/9788815374615/c2
[...] questo mi genera frustrazione, sono veramente un po’ demotivato, non so più che cosa fare, cosa mettere in campo […] alla fine ti senti impotente. Il peso della frustrazione della DAD lo sento sempre e solo io (da focus docenti liceo scientifico, docente di informatica).
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Beh, la frustrazione è massima. Adesso sono stanca, i tempi sono lunghi, mi mancano le energie; non ho più voglia di migliorare i miei attrezzi, non so più trovare spunti (da focus docenti liceo scientifico, docente di italiano).
La DAD protratta, la frantumazione del team docente, l’emergere delle fragilità latenti degli studenti e la loro svogliatezza in alcuni casi concorrono a depotenziare l’intervento degli insegnanti e a deprimere il loro senso di efficacia nello svolgimento del ruolo professionale; non soltanto frustrazione e demotivazione, ma anche un senso di smarrimento e inadeguatezza, proprio perché tutte le strade sono state tentate, ogni resistenza è stata messa in campo ma non è bastato. L’approccio della resistenza a oltranza da parte di alcuni, che potrebbe essere scambiata per risorsa, è in realtà una sorta di coazione a ripetere per non cedere del tutto, ma con la consapevolezza del basso valore aggiunto del proprio lavoro, che viene quindi dequalificato, sminuito, vanificato spesso anche dall’interferenza da parte delle famiglie. Indipendentemente dal livello sociale, infatti, un elemento comunque che i docenti riferiscono riguarda l’ingerenza dei genitori degli alunni. Un’intrusione che assume tratti variegati: si spazia dalla presenza dei genitori durante le lezioni e le interrogazioni alla mancanza di regole imposte ai figli nella domesticità, con effetti negativi su apprendimenti e relazione educativa; dalla mancanza di controllo sui figli e sul loro impegno scolastico, come se la pandemia avesse sospeso la scuola come luogo di formazione e istruzione e l’avesse trasformata in intrattenimento o al più disturbo da una vacanza infinita senza sanzioni (una rappresentazione peraltro amplificata dalla promozione di massa al termine dell’anno scolastico 2019-2020), alla sospensione di ogni forma di interazione con la scuola e confronto con gli insegnanti. Come già accennato sopra, l’altro lato di questa medaglia è stato un certo sovraccarico di attività da svolgere «a casa», per le quali gli alunni – a seconda degli ordini e gradi di scuola – hanno a volte dovuto fare ricorso al supporto dei genitori.
In ogni caso, il già critico rapporto scuola-famiglia ha mostrato nella maggior parte delle scuole un significativo {p. 64}peggioramento, rischiando in alcuni casi di privare ulteriormente la scuola di validità e autorevolezza. Per esempio, la retorica di una scuola nella quale gli insegnanti lavorano poco, hanno molto tempo libero, non sono qualificati e aggiornati ha trovato ampio spazio dall’inizio della pandemia. Con qualche giustificazione, ma evidentemente anche con un esito non desiderabile per nessuno.
Un altro elemento di rilevante differenza tra i docenti va rilevato nella valutazione degli alunni, non già sul piano curricolare ma rispetto a responsabilità e regole. Secondo alcuni, la moratoria del «tutti promossi» ha innescato un circolo vizioso; secondo altri è stato invece uno sprone a migliorare e maturare:
io mi trovo con studenti che non sanno scrivere, hanno lacune enormi e non dovrebbero essere dove sono; adesso, questo continuo dire avanti tutti, tutti promossi, non sta insegnando loro che ogni azione ha conseguenze; non sta passando l’idea dell’importanza dell’impegno, della fatica e del raggiungimento di un risultato (da focus docenti liceo scientifico, docente di italiano).
[...] sulla responsabilità è emersa la difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, c’era già prima questo problema; ma adesso è eclatante; facciamo troppo maternage a questi ragazzi e adesso si vede che da soli non ce la fanno, non hanno proprio le competenze di base per fare delle cose importanti per loro (da focus docenti IP, docente di inglese).
[...] cioè ’sto modo di fare la didattica, ha messo in luce chi sono quelli che ci tengono alla scuola. Anche proprio come autonomia e responsabilità nella gestione delle cose della scuola, dei programmi, dei compiti. Diventa un rapporto più stretto con alcuni (da focus docenti IT, docente di biologia).
[...] sanno di aver perso molto. Io ho organizzato un torneo di scacchi in tutte le classi, ed è stato molto utile, anche per lo sviluppo di competenze; l’idea degli scacchi è stata utilissima ma non sostituisce ciò che è stato tolto e lo sanno (da focus docenti liceo classico, docente di italiano).
Molto tuttavia è dipeso dagli insegnanti stessi, dalla loro capacità di fornire risposte e soluzioni innovative; nel {p. 65}mantenere alta la curiosità e stimolare gli alunni in una dimensione sempre più individuale, proprio in quanto è venuta a mancare la dimensione della classe. La maggior parte delle progettualità attive all’interno delle scuole è stata sospesa o annullata, ma a fronte di queste perdite di stimoli e occasioni di apprendimento, alcuni docenti hanno messo in campo proposte alternative, fruibili per tutti, praticabili da casa o nella modalità alternata della scuola al 50%. Laddove queste azioni sono state realizzate, la risposta della classe in termini di motivazione, partecipazione e apprendimento è stata migliore.
Il che ci conduce a confermare l’ipotesi che siano le competenze dell’insegnante, e soprattutto le competenze extracurricolari, a fare la differenza in momenti di difficoltà. A fronte di una preparazione nella disciplina come insieme di contenuti curricolari, ha fatto la differenza tra i docenti, e di conseguenza sugli alunni, il saper adattare i contenuti a un nuovo medium comunicativo, stimolare la curiosità, fornire una motivazione ai ragazzi per continuare a imparare.
Non basta essere assunti come insegnanti per essere insegnanti. Questa cosa delle competenze socio-emotive e anche trasversali dei docenti è una di quelle classiche cose che sono lasciate all’iniziativa e alle qualità personali. Sei empatico? Meglio. Sei cooperativo? Buon per te e i tuoi colleghi. Non lo sei? Bene uguale (da focus docenti liceo classico, docente di italiano).
Ed ecco dove si apre la vera frattura tra docenti: nella relazione con gli alunni, sia individualmente sia come gruppo classe.
Possiamo allora ipotizzare che esista una relazione tra le competenze dei docenti, il loro modo di fronteggiare l’emergenza, le soluzioni messe in campo per contrastarne gli effetti sugli apprendimenti, le strategie per salvaguardare la relazione educativa e le competenze degli studenti?
I focus groups con i docenti ci consentono soltanto di avanzare alcune ipotesi, valide esclusivamente per queste classi e per questi insegnanti, senza alcuna pretesa di generalizzazione.{p. 66}
La prima ipotesi è che il minor impatto negativo sugli studenti si ha quando i docenti possiedono una visione chiara della loro classe, sia rispetto agli apprendimenti, sia rispetto alle relazioni tra pari. Questa ipotesi mette tutte le scuole in condizioni di parità: non è questione di avere una «buona classe» o viceversa una «classe difficile», ma di essere stati e continuare a essere come docenti buoni osservatori, lucidi interpreti delle dinamiche di classe, acuti analisti di limiti e risorse dei singoli e dei gruppi. È da questa analisi di realtà che possono prendere forma azioni di contrasto e di supporto.
La seconda ipotesi è che insegnanti perseveranti nel loro mandato educativo riescano a ottenere risultati migliori dai loro studenti; ossia, coloro che, superato lo sbandamento iniziale, hanno riorganizzato la didattica, rimodulato la valutazione, ma hanno continuato a svolgere appieno il loro compito, hanno fissato interrogazioni e assegnato compiti, hanno ribadito le regole, fatto appello al senso di responsabilità e all’importanza del non perdere l’occasione della DAD o della scuola a settimane alterne hanno visto un minore arretramento negli apprendimenti e una minore riduzione delle competenze.
Infine, la terza ipotesi dice che i docenti che hanno saputo rimodulare i contenuti della propria disciplina, creare ponti tra materie, hanno comunque raccolto risultati; hanno in qualche modo acceso un interesse e, forse, anche prodotto una riflessione su come gli stessi contenuti disciplinari potessero viaggiare su binari nuovi.
Le tre ipotesi prendono poi forma nella concretezza delle scuole e delle classi con un corpo docente comunque indebolito, a tratti sconfortato, insoddisfatto di sé, esausto e privo di energie. Perciò, si può aggiungere una quarta ipotesi, la quale dice che gli studenti «reggono» fintanto che gli adulti (tutti gli adulti, non soltanto i docenti) forniscono loro stimoli, esempi, buone ragioni per proseguire. La durata della pandemia e l’imprevedibilità in merito al suo sviluppo hanno messo sotto scacco le risorse dei docenti, anche di coloro che avevano reagito prontamente, che avevano imparato un nuovo modo di fare scuola.{p. 67}
È inevitabile quindi che uno scenario siffatto abbia avuto e continui ad avere effetti sugli studenti, in particolare su tre aspetti: gli apprendimenti e i relativi rendimenti, le competenze caratteriali e l’orientamento al futuro.

4. Visti dal PC: un’istantanea degli studenti a distanza

Descrivere gli studenti è sempre, per gli insegnanti, un’operazione difficile. Diversi piani si sovrappongono: le valutazioni nelle discipline condizionano spesso i giudizi più complessivi, così come la condotta. La visione degli insegnanti della scuola superiore è inoltre molto parziale, poiché per alcuni di essi le ore trascorse in classe con gli allievi sono poche nella settimana. È quindi inevitabile che due siano le strade: o la narrazione sugli studenti, su chi sono, che cosa vogliono, come si sentono, viene affidata ai docenti principali (per numero di ore) oppure ci si rivolge al team docente, qualora vi sia un livello sufficiente di collaborazione al suo interno.
I focus groups hanno, comunque, restituito una rappresentazione condivisa; gli insegnanti delle diverse scuole concordano tra loro sull’impatto della pandemia sui loro studenti. Il primo aspetto indagato riguarda gli apprendimenti e le valutazioni: su questo punto si osserva anzitutto una comune fatica e una generale perdita di terreno da parte di tutti gli studenti:
pessima la reazione rispetto agli apprendimenti, sono calati tutti moltissimo, anche quelli bravi hanno avuto un calo, gli altri ancora peggio: in parte anche noi docenti abbiamo fatto scendere l’asticella delle valutazioni, era inevitabile perché non puoi valutare nello stesso modo (da focus docenti IT, docente di italiano).
Dall’altra parte, però, si riferisce anche una polarizzazione tra studenti, in particolare tra coloro che già erano performanti e autonomi nello studio e coloro che presentavano difficoltà e soltanto con la guida assidua del docente riuscivano a raggiungere valutazioni sufficienti. La disuguaglianza
{p. 68}precedente è stata quindi acuita dalle misure di distanziamento e dalla DAD.