Giorgio Chiosso, Anna Maria Poggi, Giorgio Vittadini (a cura di)
Viaggio nelle character skills
DOI: 10.1401/9788815366962/c2
L’educazione deve dunque promuovere un processo di discernimento, deliberazione e dedizione che si attua
{p. 63}attraverso la riflessività personale e che è reso possibile e sostenibile nel tempo dalle proprie capacità. Queste rimandano evidentemente alle SES, nelle loro varie articolazioni e definizioni, che il lettore attento non faticherà a connettere con i passaggi appena elencati. Inoltre, il processo che ho schematizzato non può semplicemente accadere, ma si sviluppa meglio o peggio e in modi diversi (anche) attraverso pratiche e relazioni educative, che accompagnano le persone nel percorso. Aiutare le persone a entrare in contatto sensato con la realtà, a riconoscere e dare un senso alle emozioni che essa suscita, a sviluppare un interesse intrinseco che prende una certa direzione; saper selezionare, perseguire e adattare i propri progetti alla realtà, far crescere le capacità necessarie a sopportare le fatiche e i fallimenti, riflettere realisticamente sul proprio percorso: tutto questo è un programma formativo – nel senso più integrale del termine – in cui le SES sono fattori abilitanti fondamentali.
Questo quadro complessivo dà senso al gran numero di programmi di SEL, ciascuno dei quali si colloca in un punto specifico e mira a una o più delle disposizioni che abbiamo evocato. I programmi espliciti possono dunque essere importanti, ma solo se inseriti in una visione più ampia e profonda, che osserva l’intero processo dello sviluppo umano. È un insieme di fattori, agenzie, condizioni e processi che sostiene lo sviluppo di una «persona di carattere».
Per quanto riguarda gli ambienti scolastici, da tutto ciò che abbiamo detto deriva che la loro valenza educativa può essere studiata riferendosi alle dimensioni seguenti.
a) Distintività. Il processo formativo può avvenire se un istituto scolastico è dotato di un’autonoma identità e non si comporta come un’unità esecutiva o un’entità burocratica. La distintività è un tratto molto importante, che può emergere da relazioni sensate con famiglie e comunità del territorio.
b) Sistematicità vs. approccio additivo. L’evidenza empirica mostra che l’accumulazione di progetti, programmi ed esperienze di varia natura e con vari obiettivi è inefficace, se non fa parte di un progetto sistematico e coordinato.
c) Cultura scolastica complessiva. La formazione socioemotiva e caratteriale è efficace se si riverbera in una cultura {p. 64}scolastica vissuta ed esperita da tutti gli attori coinvolti. Gli stili d’insegnamento dei docenti sono importanti come i programmi SEL espliciti e come l’inserimento di tali contenuti in vari aspetti dell’esperienza scolastica, compresi gli insegnamenti disciplinari. Le relazioni tra gli attori della scuola sono poi cruciali. Si pensi alle dinamiche delle interazioni tra docenti, tra docenti e dirigenti e con le famiglie. Se manca il coordinamento di tutte queste dimensioni con il messaggio educativo centrale, l’apprendimento di queste competenze diventa impossibile.
d) Coinvolgimento di stakeholder (famiglie e comunità). Si tratta qui non delle relazioni collaborative (menzionate al punto precedente), ma del coinvolgimento progettuale e nella stessa definizione di finalità e progetti. Il SEL si rivela sempre più come un processo induttivo, culturalmente particolare e generalizzabile solo limitatamente e con attenta contestualizzazione.
e) Personalizzazione del profilo degli alunni. L’attenzione allo sviluppo del singolo alunno assume una rilevanza particolare quando si tratta di questo tipo di competenze. Le forme possono essere differenti, ma il nocciolo rimane la capacità d’instaurare relazioni faccia a faccia, personalizzate, al di fuori dei momenti e delle dinamiche di classe.
f) Formazione degli insegnanti. Le competenze socioemotive non possono essere date per scontate negli adulti che devono trasmetterle; ancor meno la competenza educativa su questi temi. Si tratta qui semplicemente di una specificazione di un problema più generale, per nulla nuovo e ben noto, cioè quello dello sviluppo professionale costante degli insegnanti.
g) Governance riflessiva e integrata. Anche sul tema SEL è importante una governance che integri professionalità, competenze, livelli territoriali e gestionali differenti. Se si pensa, ad esempio, ai programmi SEL non universalistici, ma rivolti a scopo preventivo oppure riparativo a individui o gruppi di studenti caratterizzati da particolari rischi o condizioni problematiche, è chiaro che essi chiamino in causa competenze valutative, diagnostiche ed educative molteplici, la cui integrazione è un tema fondamentale.{p. 65}
Le origini sociali, i tratti culturali, le condizioni di esistenza e i problemi inerenti all’educazione socioemotiva sono, oggi, in buona parte individuabili dalle coordinate dell’argomentazione che ho tentato d’illustrare. Come ogni ideale educativo, anche questo dice qualcosa sulla civiltà che lo produce e al tempo stesso la modifica. Riflessivamente, le stesse competenze sono richieste anche a chi a questo ideale s’ispira e intende interpretarlo. Se la «narrazione educativa» delle SES si ridurrà a una spinta puramente adattativa, di stampo funzionalista, oppure se produrrà generazioni critiche e creative è una domanda a cui non c’è una risposta unica. È importante, però, essere consapevoli del dilemma e di almeno alcuni dei punti di svolta che portano nell’una o nell’altra direzione.
Note