Giorgio Chiosso, Anna Maria Poggi, Giorgio Vittadini (a cura di)
Viaggio nelle character skills
DOI: 10.1401/9788815366962/c7
Una via, quella della famiglia, che non sembra tuttavia produrre risultati significativi per i giovani, per lo meno per quanto riguarda il rafforzamento delle SES e della loro capacità di ampliare e consolidare le relazioni sociali. Rimanere ancorati al porto sicuro della propria famiglia non sempre facilita l’aprirsi al mare aperto, alla possibilità di affrontare le incertezze e le sfide della situazione problematica nella quale si vive. Alla fine diventa quasi un alibi per non avventurarsi nella vita senza facili coperture assicurative. «Soprattutto non favorisce una responsabilità progettuale e realizzativa della propria identità professionale segnata da un carattere etico adeguato» [32]
. La transizione alla vita adulta e al lavoro diluisce le dimensioni del passaggio fino a quasi farle sparire in una condizione di prolungamento dell’adolescenza.
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Fig. 3. Età media dei giovani che lasciano la casa dei genitori per sesso. Anno 2018.
Fig. 3. Età media dei giovani che lasciano la casa dei genitori per sesso. Anno 2018.
Fonte: Istat, Rapporto annuale 2019. La situazione del paese.

3. Neet e dispersione scolastica esplicita e implicita

Quali sono oggi gli adolescenti che hanno le maggiori probabilità di incorrere nei percorsi che portano a diventare un Neet? Nel 2015 la Commissione UE [33]
ha scelto di ricomprendere nella definizione dell’espressione educational poverty, che descrive la condizione dei giovani in maggiore difficoltà, oltre agli indicatori sociali (reddito familiare, immigrazione, ecc.) e scolastici formali (il mancato raggiungimento di un titolo di istruzione secondaria di secondo grado), anche un livello di competenze acquisite inferiori al livello 2 nelle indagini PISA [34]
, i cosiddetti low achievers. La scelta si fonda sulla convinzione per cui i giovani in possesso del diploma di scuola superiore ma che non dimostrano la padronanza delle competenze alfabetiche e sociali ritenute fondamentali siano da considerarsi sullo stesso piano degli Early school leavers, i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro privi del titolo di istruzione obbligatorio, che ambedue le categorie non abbiano le credenziali necessarie per un corretto inserimento socioeconomico. Il non possesso di queste competenze identifica quindi un settore della popolazione giovanile particolarmente a rischio di marginalità, penalizzato nel mercato del lavoro, oltre che nell’accesso a opportunità di apprendimento permanente e nelle possibilità di sviluppo personale e sociale.
Nel corso degli ultimi quindici anni si è acceso un dibattito sul problema degli indicatori in ambito OECD; in relazione al mismatch a cui abbiamo in precedenza accennato,
alcuni studiosi usano espressioni come sovraistruzione genuina e apparente per indicare che accanto a persone che hanno effettivamente un titolo di studio e un livello di competenza superiore a quello che viene loro richiesto sul lavoro, ve ne sono altre {p. 175}che hanno competenze inferiori a quelle che il titolo di studio potrebbe predire [35]
.
Nel nostro paese il tema è stato approfondito dall’INVALSI che, utilizzando i risultati delle sue prove oggi consolidate fino all’ultimo anno della scuola superiore, ha provato a individuare gli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, terminano la scuola senza le competenze fondamentali e sono quindi a forte rischio di avere prospettive di inserimento nella società non molto diverse da quelle degli studenti che non acquisiscono il titolo di diploma di scuola superiore. Per questo motivo si parla di dispersione implicita. Nel corso degli ultimi anni molto è stato fatto per diminuire il numero dei dispersi. Non si è ancora raggiunto il target previsto dai benchmark di Europa 2020 (il 10%), ma il miglioramento è stato notevole [36]
. Il problema è che, se ci fermiamo all’analisi dei dati relativi ai titoli di studio acquisiti, di quanti ottengono il diploma di scuola superiore resta invisibile alle statistiche, e quindi anche a possibili politiche di presa in carico per azioni di supporto, la parte dei giovani che fanno parte dell’area della dispersione implicita [37]
.
Le prove INVALSI sono ancorate ai traguardi finali stabiliti dalle Indicazioni nazionali e dalle Linee guida al termine del ciclo secondario di secondo grado. I risultati delle prove di italiano e di matematica sono espressi mediante livelli, da 1 (il più basso) a 5 (il più alto). Per le prove sostenute dagli studenti del quinto anno delle superiori, il livello 2 identifica sostanzialmente gli studenti che hanno raggiunto solo i traguardi previsti al termine del secondo anno della scuola secondaria di secondo grado, mentre il livello 1 corrisponde ai traguardi al termine della terza secondaria di primo grado. Per dispersione implicita si intende {p. 176}quindi la quota di studenti che al termine della secondaria di secondo grado hanno raggiunto al massimo il livello 2 in italiano e matematica e che non hanno raggiunto nemmeno il B1 in inglese, sia per la prova di lettura, sia per quella di ascolto. Questi giovani, al termine del percorso di studi, acquisiscono il diploma di secondo grado, tuttavia alcuni di loro hanno raggiunto solo i traguardi previsti alla fine della secondaria di primo grado e non pochi solamente i traguardi del primo biennio di scuola superiore: l’INVALSI stima che al 13,5% di giovani dispersi espliciti (i cosiddetti Elet) si debba aggiungere una quota ulteriore (7,1%) di dispersi impliciti. Complessivamente in Italia oltre il 20% dei giovani, uno su cinque, sono a forte rischio di esclusione sociale, difficilmente in grado di elaborare le informazioni a loro disposizione per assumere decisioni basate su dati e coerenti con i loro progetti di vita.
I dispersi impliciti affrontano la vita adulta con competenze di base totalmente insufficienti per agire autonomamente e consapevolmente nella società in cui vivranno. Questi giovani cittadini avranno grosse difficoltà a elaborare le informazioni a loro disposizione per prendere delle decisioni basate su dati di realtà e coerenti con i loro progetti di vita [38]
.
Se la scuola accoglie di più, ma certifica titoli che non corrispondono a quanto previsto dalle Indicazioni nazionali, si appanna anche la sua capacità di consolidare le SES. È probabile che gli allievi ricompresi nella dispersione implicita abbiano frequentato la scuola in modo sostanzialmente passivo, rinunciatario, in fondo all’aula, magari senza creare disturbo alla regolarità delle lezioni, quasi in un patto in cui, a fronte di una frequenza silenziosa che non disturba, anche gli insegnanti hanno preferito «lasciar perdere» e certificare la promozione, un percorso che lascia un segno profondo, marcato da momenti di frustrazione e di svilimento non solo per quanto riguarda le competenze disciplinari ma anche da un degrado delle competenze trasversali, delle SES. Non è {p. 177}questa la sede per affrontare il tema del perché, soprattutto in certe aree del paese, ma anche nelle città industriali, alcune scuole siano segnate da alte percentuali di dispersi impliciti, in un processo complesso che evidenzia un sistema di opportunità disuguali e scarso «valore aggiunto» [39]
in esito alla frequenza dei loro corsi. Vale invece la pena approfondire le vie che di più hanno marcato in modo positivo i percorsi di consolidamento delle competenze socioemotive, sia quelle più utili per il lavoro, sia quelle più utili per il successo scolastico formale, ma anche per l’effettivo consolidamento delle competenze disciplinari.
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Note
[32] M. Pellerey, Soft skill e orientamento professionale, cit., p. 27.
[33] Commissione europea, Education and Training Monitor, Luxembourg, 2015.
[34] Che peraltro in quell’anno ha associato alla misurazione delle competenze proprie delle discipline di base anche una prima misurazione delle competenze sociali.
[35] A. Luciano e S. Romanò, Università e lavoro, in «Scuola democratica», 2, 2017, p. 321.
[36] Dal 19,6 del 2008 la percentuale di dispersi (Elet) in Italia si è ridotta al 13,5 del 2019, a fronte nello stesso anno di una media UE del 10,3%.
[37] R. Ricci, La dispersione scolastica implicita, in «INVALSI Open», 1.
[38] Ibidem.
[39] A. Martini (a cura di), L’effetto scuola (valore aggiunto) nelle prove INVALSI 2018. L’effetto scuola nelle istituzioni scolastiche del I e II ciclo d’istruzione, Roma, INVALSI, 2019.