Umberto Romagnoli
Contrattazione e partecipazione
DOI: 10.1401/9788815374950/c4
La tecnostruttura, infatti, non ha atteso che il contenuto politico potenziale del modello teorico lievitasse e si traducesse in consapevole contestazione organizzata delle forze antagonistiche. Senonché, una verifica c’è stata, seppure di diversa natura: legittimato dall’istituto della proprietà in senso tecnico o connesso alla capacità di conservare il dominio incontrastato dell’organizzazione produttiva, il potere aziendale tende, in ogni caso, a manifestarsi come una realtà egemone e autosufficiente. In altri termini, la tecnostruttura nel suo complesso (dal top-management ai preposti alla direzione delle squadre operaie) sembra indifferente alle trasformazioni giuridiche subite, nel corso degli ultimi decenni, dall’organizzazione dell’impresa entro la quale è cresciuta e si è articolata: non si interroga sulle ragioni della propria esistenza. Ciò che conta è il controllo (o l’ostruzione) degli accessi ai ruoli di comando, nella misura in cui contribuisce a far sopravvivere alla sua originaria funzione il concetto tecnico-giuridico di subordinazione in termini di «appartenenza all’impresa senza partecipare al suo potere». Ed infatti, se è vero che la CM è (anche) la soluzione data al problema della partecipazione dei lavoratori al potere aziendale, «la linea gerarchica reagisce al fatto di essere circuitata dal rapporto diretto tra i dipendenti ed il potere»: ma «può
{p. 66} esistere una funzione estranea alla linea (come la CM) che opera sulla linea senza sostituirla né scavalcarla?», è la domanda formulata in un documento giudicato, a ragione, «importantissimo». «È linea» ‒ si risponde ‒ «anche la decisione presa in sede di CM, nel momento cioè in cui la CM si inserisce sulla linea a condizionarne il modo di operare» [14]
. Si tratta, quindi, di convincere i capi intermedi ‒ i c.d. uomini di mezzo ‒ che la CM non introduce in azienda un «secondo potere» («là dove la CM si è messa in posizione di alternativa alla linea», è la rassicurante conferma, «ha fatto un buco nell’acqua»), ma una ulteriore garanzia di maggiore responsabilizzazione e razionalizzazione del potere («là dove si è sposata alla linea, ed è diventata in parte linea» ‒ si costata ‒ la CM «è riuscita a far di più»). «In altri termini, là dove ci sono dei capi che funzionano, funziona anche la CM: magari è stata la CM a far funzionare il capo» [15]
. Dichiarazione, questa, che è perfettamente in linea con le regole della più illuminata e moderna tecnocrazia aziendale: «consultarsi (con i dipendenti) significa innanzitutto adottare una precauzione in più contro il provvedimento inopportuno di cui il capo si pente dopo averlo preso, che non ripeterebbe, ma sul quale non si può ritornare senza creare un disservizio e senza diminuzione di prestigio» [16]
.
Note
[14] Intervento di Bassetti nella discussione dell’11 febbraio 1963, cit.
[15] Intervento di Bassetti nella discussione dell’11 febbraio 1963, cit.
[16] Bloch Lainé, Pour une réforme, cit., p. 98.