Umberto Romagnoli
Contrattazione e partecipazione
DOI: 10.1401/9788815374950/c9
Per questi motivi, il rigore originario del «meditato orientamento» [36]
assunto dalla direzione aziendale nel novembre del ’62 subirà qualche flessione con l’abbandono della pregiudiziale «politica» che era alla base dell’ostracismo decretato nei confronti dei membri CGIL di CI. «Come già altre volte», si legge nel verbale della seduta tenuta dal SC dello stabilimento di R. il 22 ottobre 1965, «la riunione è stata allargata alla CI», indiscriminatamente, «perché anch’essa abbia un’informazione diretta e tempestiva su problemi che probabilmente dovrà affrontare» [37]
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Motivato dall’opportunità di «far circolare il più possibile le informazioni sull’argomento», o di ridurre la diffidenza che la CI nutre nei confronti del comitato, o di rimediare in qualche modo all’inconveniente di sprecare troppo tempo in discussioni, o di evitare una eccessiva difformità di atteggiamenti da parte della CI allorché questa dovrà condurre la «propria» trattativa, l’allargamento alla CI delle riunioni del comitato non mira alla ricerca di un chiaro sistema di rapporti tra CI e comitato, bensì alla soppressione di fatto della molteplicità delle sedi di discussione.
Un’attendibile spiegazione del fenomeno può ricavarsi, a mio avviso, da questo ordine di idee. Il comitato di CM non poteva, e non può, essere il veicolo della tendenza, emersa dalla storia sindacale dell’ultimo decennio, all’esautoramento della CI, perché la sua mancanza di rappresentatività relativamente al personale gli toglie la capacità di porsi come valido interlocutore della direzione. I componenti del comitato, siano essi nominati direttamente dalle organizzazioni sindacali firmatarie dell’accordo 14 maggio 1958 (art. 3 del primitivo statuto del CA) o eletti dagli iscritti (art. 7 dello statuto approvato il 26 giugno 1963) rappresentano poco più del 50% del personale di R. e V.; nella sede milanese, la CISL ha perduto il monopolio dal 1964. Pertanto, il comitato, frequentemente utilizzato a fini operativi per ciò che non era né doveva essere, ha aspirato a divenirlo, esponendosi però ad un veloce processo di logoramento che, come si vedrà, è stato poi accelerato dallo sviluppo dell’intera politica sindacale in Bassetti. I rappresentanti periferici della CGIL ascrivono a proprio merito esclusivo che il conflitto tra CI e comitato di CM si sia concluso a favore della CI. Ciò è, in parte, falso, perché essi non erano i soli a indebolire la CM, ma hanno prontamente trovato lungo il cammino alleanze occasionali che sarebbe ingiusto sottovalutare. Infatti, come si dirà meglio in seguito, la posizione di minorità del comitato di CM rispetto alla CI è la risultante di un intenso «fuoco a tiri incrociati»: da una parte, i membri CGIL della CI (indiscutibil{p. 102}mente), dall’altra, la stessa dirigenza aziendale, decisa a bruciare l’esperienza dei comitati consultivi appena si accorge dell’errore commesso (il quale, peraltro, si risolve paradossalmente in un vantaggio anche della CGIL, i cui rappresentanti in sede di CI hanno invece preferito attardarsi in una battaglia di retroguardia qual è quella che ha ad oggetto la difesa delle prerogative della CI tout court). L’errore fu quello di non perdere occasione per alimentare la contrapposizione tra comitato e CI ‒ ricorrendo anche a misure emulative (trasmettendo, ad esempio, i verbali delle sedute del comitato soltanto ai membri CISL e UIL di CI) ‒ col risultato di evidenziare prematuramente ed in maniera abnorme la natura sindacale dell’organismo consultivo. Il vantaggio, invece, consisteva nel porre di fatto a disposizione di tutti i sindacati il lavoro preparatorio alla contrattazione collettiva svolto dal comitato di CM, almeno in termini di maggiore documentazione e cognizione delle vicende tecnico-organizzative interne della Bassetti. Infatti, proprio questa azione del comitato (come si vedrà) ha contribuito efficacemente a promuovere un processo di sviluppo sindacale unitario a livello aziendale con nuovi contenuti qualitativi, sebbene fosse inadeguata, da sola, a realizzarlo compiutamente. In un certo senso, e sotto questo limitato profilo, il comitato ha agito come un catalizzatore ma, compiutosi il ciclo che esso aveva aperto, si esaurisce, per l’appunto, esattamente come un catalizzatore in una reazione chimica.
Note
[36] Come è definito nel verbale della riunione del SC della Sede del 19 ottobre 1962.
[37] La partecipazione della CI ai lavori del comitato di CM non è infrequente neppure a V. (verbali delle riunioni del 30 settembre 1964 e 4 febbraio 1965).