Giorgio Chiosso, Anna Maria Poggi, Giorgio Vittadini (a cura di)
Viaggio nelle character skills
DOI: 10.1401/9788815366962/c10
Una quarta e ultima dimensione che possiamo aggiungere per la descrizione delle pratiche riguarda l’ambiente di apprendimento, interno o esterno alla scuola. È una dimensione questa legata con il rendere esplicito e intenzionale l’insegnamento delle competenze non cognitive a scuola. Se le competenze non cognitive vengono presentate in classe come parte del processo di apprendimento di ciascuno studente, e se vengono attribuite ad esse caratteristiche di importanza e di priorità per la valutazione complessiva degli studenti, esse acquisteranno maggiore senso e importanza anche e soprattutto per questi ultimi. Un recente Rapporto
{p. 253}nel contesto americano sull’insegnamento delle competenze socioemotive a scuola per fronteggiare la crisi legata al Covid-19 evidenzia soprattutto due aspetti, da questo punto di vista: l’integrazione con il curricolo (e dunque con le materie) e l’insegnamento esplicito [8]
. Solo le competenze non cognitive che sono riconoscibili nelle routine quotidiane, integrate con i contenuti disciplinari, hanno la più alta probabilità di essere efficaci. Inoltre, le competenze non cognitive dovrebbero essere esplicite, cioè manifeste nella vita quotidiana a scuola, soprattutto in classe, e dunque condivise all’interno della comunità di insegnanti.
Fig. 1. Sintesi delle principali dimensioni descrittive delle pratiche di sviluppo delle competenze non cognitive attivate dalle scuole trentine.
Fig. 1. Sintesi delle principali dimensioni descrittive delle pratiche di sviluppo delle competenze non cognitive attivate dalle scuole trentine.
È possibile plottare queste quattro dimensioni all’interno di uno schema di sintesi in cui è possibile identificare la proposta che è stata successivamente realizzata all’interno del progetto per la sperimentazione di pratiche didattiche. Si veda la figura 1.
Come si può vedere, se dovessimo considerare due semplici esempi di progetti proposti dalle scuole oggetto di analisi, uno su un tema generale, seppur cruciale, come la legalità, l’altro su un tema della sostenibilità quotidiana, {p. 254}cioè la raccolta differenziata, applicando lo schema con le quattro dimensioni, avremo: il primo progetto nel quadrante in basso a sinistra, con centratura su elementi prevalentemente etico-morali, bassi livelli di malleabilità delle collegate competenze non cognitive, svolto in prevalenza al di fuori della classe e con pochi collegamenti con le discipline, e con un focus prevalente sull’essere degli studenti; il secondo progetto nel quadrante in alto a destra, con un focus prevalente sui comportamenti, un alto livello di malleabilità delle competenze non cognitive ad esso associate, realizzato prevalentemente in classe, e in collegamento almeno con le discipline fondamentali (ad es. scienze, geografia, ...), e con un focus ovviamente sul fare.
Vedremo nel prossimo paragrafo, come le lezioni apprese da questa analisi e dalle esperienze in letteratura hanno portato allo sviluppo di proposte di pratiche didattiche, e di modalità di condivisione di tali pratiche con i docenti, dal secondo anno di progetto in poi.

2. Le pratiche sviluppate all’interno del progetto

Le esperienze realizzate dalle scuole trentine in questi ultimi anni sono state dunque di profonda ispirazione per le successive attività proposte all’interno del progetto ai docenti e agli studenti. Nel secondo e terzo anno di progetto ci si è posti l’obiettivo di supportare le scuole nello sviluppo delle competenze non cognitive testando un modello di intervento caratterizzato da: a) strumenti e risorse a disposizione di scuole e docenti; b) processi a supporto dell’innovazione didattica per lo sviluppo delle competenze non cognitive negli studenti.
È stato dunque creato un vero e proprio ecosistema caratterizzato da un kit scuola come strumento e risorsa principale, dal modello Input-Practice-Reflection [9]
per la {p. 255}formazione dei docenti, e dalle strategie di apprendimento [10]
per gli studenti come processi principali. Questo ecosistema di strumenti e processi si ispira da un lato alle quattro macrodimensioni descritte nella seconda parte del paragrafo precedente:
• è orientato principalmente verso i comportamenti, non negando però l’aspetto morale e etico delle competenze non cognitive;
• è dunque attento soprattutto alla dimensione del fare, per valorizzare la dimensione dell’essere;
• è strutturato considerando alti livelli di malleabilità e l’educabilità delle competenze non cognitive, soprattutto nel periodo tra il primo e il secondo ciclo di istruzione;
• è pensato per operare in prevalenza all’interno delle classi e degli ambienti scolastici in generale, in maniera esplicita, deliberata e integrata nell’offerta curricolare della scuola.

2.1. Il kit scuola

Il kit scuola è stato inteso come supporto organizzativo all’implementazione delle pratiche didattiche di sviluppo delle competenze non cognitive a scuola. Di fatto, è l’insieme di strumenti che tutte le scuole possono utilizzare per introdurre il tema all’interno della propria comunità educativa, oppure per dare maggiore struttura ad attività già presenti al proprio interno. Si tratta di un insieme di strumenti fruibili dai docenti, tra cui i principali sono:
• poster progetto per la diffusione del tema competenze non cognitive all’interno della scuola, da affiggere in bacheca o in altri spazi di comunicazione interna;
• poster attività in classe, suddivisi per singola competenza non cognitiva affrontata (carattere, capitale psicologico e motivazione);
• sintesi di progetti/attività sulle competenze non cognitive in Trentino negli ultimi anni;{p. 256}
• questionario studente e metodo di calcolo dei punteggi delle competenze non cognitive per i docenti;
• materiale dei seminari formativi (presentazioni, documenti di lavoro, ecc.);
• guide operative con le strategie di apprendimento e le attività didattiche per lo sviluppo delle competenze non cognitive;
• rubrica di valutazione formativa delle competenze non cognitive, anche queste suddivise per singola competenza non cognitiva, utilizzabile dai docenti;
• diario sperimentazione per i docenti.
Come si può vedere, il kit è orientato fortemente all’idea dell’intenzionalità, della pratica deliberata e dell’integrazione con le attività curricolari a cui si è fatto riferimento in precedenza. Il poster scuola (fig. 2) contiene, in maniera sintetica, tutte le informazioni utili per la presentazione e condivisione del progetto tra i docenti e il resto della comunità scolastica. Presenta infatti le finalità e la metodologia utilizzata, ma soprattutto rende espliciti il coinvolgimento delle scuole, e quindi dei docenti e delle relative classi, e fa intravedere gli esiti possibili di un’attivazione della scuola su questo tema.
Il poster classe (fig. 3) è stato concepito come supporto all’introduzione e successiva gestione delle attività in classe con gli studenti. È pensato per essere appeso in classe all’inizio dell’anno scolastico, o comunque all’inizio del periodo di attività esplicita sulle competenze non cognitive con gli studenti.
È organizzato in tre sezioni, dall’alto verso il basso: una prima parte descrive brevemente, in linguaggio non tecnico e comprensibile dagli studenti, le competenze non cognitive su cui la classe lavorerà nei mesi successivi (carattere, capitale psicologico e motivazione); una seconda parte, intermedia, consente agli studenti, con la guida del docente, un primo livello di interazione con i contenuti, consentendo ad esempio di identificare, scrivendoli sul poster, nomi di personaggi famosi che si caratterizzano per avere tali competenze non cognitive; una terza parte, la più interattiva del poster, consente agli studenti di rappresentarsi {p. 257}
{p. 258}come gruppo classe, rispetto alla competenza non cognitiva considerata, nella situazione attuale (anche utilizzando le rappresentazioni dei dati emersi dai questionari, oppure dalle rubriche compilate dai docenti), e in un possibile cambiamento e miglioramento futuro, ad esempio entro la fine dell’anno scolastico. Il poster, dunque, è utile per dare valore alle competenze non cognitive, per renderle visibili, ed è la base migliore per lo sviluppo di pratiche deliberate di sviluppo di tali competenze nel corso dell’anno scolastico. Inoltre, essendo costantemente presente in classe, e periodicamente aggiornato, consente al docente di avere un supporto «formativo», nel monitoraggio dei progressi dei propri studenti.
Note
[8] C. Gewertz, Dos and Don’ts when Choosing Social-Emotional Learning Curricula, in «Education Week», May 2020.
[9] F. Lipowsky e D. Rzejak, Key Features of Effective Professional Development Programmes for Teachers, in «RicercAzione», 7, 2, 2015, pp. 27-51.
[10] M. Gentile, La formazione in servizio, un modello a due livelli, in «RicercAzione», 7, 2, 2015, pp. 233-252.