Alleati ma rivali
Teoria delle alleanze e politica estera settecentesca
Che essere alleati non significhi essere amici è cosa nota. Eppure la maggior parte
degli studiosi delle relazioni internazionali tende a vedere negli alleati semplicemente
stati che collaborano in vista di un fine condiviso e pone l'accento sugli aspetti
cooperativi delle alleanze e sulla loro dimensione "esterna": fare fronte a un nemico
comune. Dalla lettura della storia diplomatica, tuttavia, si ricavano ben altri spunti.
Gli alleati sono spesso divisi da forti elementi di rivalità e si impegnano di frequente
in manovre ambigue e complesse, condizionandosi e controllandosi a vicenda, limitando
così la reciproca libertà di movimento. Esiste, insomma, una dimensione "interna" delle
alleanze tanto importante quanto l'altra, se non persino di più. Se tali aspetti possono
essere colti anche nelle alleanze contemporanee - a cominciare dalla Nato -, la scelta
dell'autore cade sull'Europa settecentesca. E' questo un periodo in cui il gioco
diplomatico è particolarmente vivace, e in cui l'assenza di conflitti ideologici e una
gestione estremamente centralizzata della politica estera consentono di mettere a fuoco
alcune dinamiche degli allineamenti basate prevalentemente sul potere e sull'interesse.