James Joyce e la fine del romanzo
Dopo la rivoluzione imposta da James Joyce, quali sono state le sorti del romanzo? Nel tentativo di cogliere il carattere profetico e apocalittico di Joyce all’interno della storia del novel, il volume ne rivisita la parabola letteraria – da Dubliners all’Ulisse, a Finnegans Wake – con capitoli dedicati a un suo illustre predecessore
(Hawthorne), agli autori a lui coevi (Ford, Lawrence) e a chi ebbe l’onere di raccoglierne l’eredità (Beckett, O’Brien, Behan, Johnson).
Il dibattito sul romanzo diviene così una disamina della sua fine e dei suoi fini. Nel testo gli “obiettivi” del genere vengono analizzati non solamente dall’ottica realista in cui spesso i suoi albori sono collocati, ma anche per sondare i limiti delle tecniche di verosimiglianza e le loro ambiguità, se declinate e orientate a ritrarre soltanto gli aspetti tangibili e materiali della realtà. La lezione di Joyce è quella di uno scrittore realista, ma di un realista
che intendeva estendere i limiti di tali tecniche per consentire ai lettori di non fermarsi alla sfera del visibile ed essere letteralmente catapultati in quella dell’invisibile e dell’onirico,
poiché la dimensione sognante è parte integrante della nostra esistenza.