Dalla città ideale alla città virtuale
Estetica urbana in Cina e in Giappone
La civiltà urbana in senso proprio nasce in Giappone sotto l’egida della cultura cinese, eppure tutta la successiva storia urbanistica del paese si muove verso altre direzioni. Infatti già nel XII secolo Kamakura, sede del primo governo shogunale e città simbolo del “medioevo” giapponese, anticipa i futuri sviluppi dell’urbanesimo nipponico. La stessa Tokyo, strutturata in una multi-città policentrica e reticolare, attinge spontaneamente a una millenaria tradizione progettuale che sa sfruttare a fondo le irregolarità dello spazio, le sue asimmetrie, le zone di transizione, l’osmosi potenziale tra piani orizzontali e verticali e può essere già classificata come una “metapolis”. È possibile cogliere ulteriori riflessi della sensibilità spaziale giapponese anche attraverso l’opera letteraria di Nagai Kafu, dove si rivela fino in fondo la logica del luogo che fa di Tokyo stessa un racconto, una trama di continue transizioni, una città delle situazioni irriducibile a qualunque forzata unita prospettica. A fondamento di un ordine urbano cosi singolare ritroviamo alcune idee dell’arte e dell’estetica tradizionale giapponese. In particolare l’idea di ma offre una straordinaria porta di accesso a un’indagine sul senso della spazialità in Giappone.
Volume pubblicato con il contributo del Laboratorio di Ricerca sulle Città (Iss, Università di Bologna) e del Ser.In.Ar. Forli-Cesena Soc. Cons. p. A.