Matteo Colleoni (a cura di)
Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c7
Ciò che appare ancora carente sono gli strumenti istituzionali per aggregare gli attori locali attorno a obiettivi comuni, riducendo i costi di coordinamento e dando così la possibilità di modulare e moderare le scelte individuali
{p. 125}e di breve periodo di imprese, famiglie e lavoratori per convergere su percorsi più sostenuti e sostenibili nel medio-lungo, in modo concordato e negoziato con il sistema locale, metropolitano e regionale. Il venire meno degli strumenti utilizzati negli anni Novanta e Duemila non ha dato luogo ad altri strumenti e a strategie nazionali o regionali per attrezzare gli attori locali di tali forme di coordinamento ed elaborazione comune. Dove tali strategie condivise e tali percorsi di sostegno, pur individuati, non vengano dotati di risorse (non solo economiche) e non siano governati in modo affidabile da soggetti autorevoli e riconosciuti da tutti, il rischio che si sta già correndo è che siano le strategie delle singole organizzazioni di impresa o individuali a prevalere e a essere non coordinate e non sinergiche.
Diversi segnali di debolezza emergono da questo punto di vista, seppur con diversa intensità nei due territori. Il Vigevanese, pur essendo ancora dotato di una società civile vivace ma meno strutturata, appare storicamente meno dotato di esperienza di un governo condiviso della crisi e dunque meno capace di negoziare con le istituzioni sovralocali un sostegno alla messa in campo di strategie comuni. L’Alto Milanese sembra essere stato in grado di ricostruire forme di raccordo più forti nella società civile e di provare a costruire o a mantenere strumenti di governo locale più capaci di contrastare le pur presenti spinte alla frammentazione.
I prossimi anni vedranno la messa alla prova di questa capacità di costruzione di strategie di sviluppo e coesione, con sfide di grande rilievo come la gestione dei progetti di sviluppo derivanti dalle risorse del Pnrr o la nuova configurazione e diminuzione del pendolarismo su Milano, derivante dalle nuove forme di lavoro che la pandemia ha permesso di sperimentare e che diversi segnali dicono che rimarranno. Dal modo in cui la società locale, cioè la società civile, le élite economiche e i governi locali sapranno dotarsi di strumenti di sviluppo locale condiviso ed efficace dipenderà anche la possibilità di generare nuove forme di coesione sociale per gli abitanti del territorio.
Note