Matteo Colleoni (a cura di)
Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c6
Rispetto al tema della coesione sociale, le traiettorie dei territori in bilico si differenziano in base alle specifiche risposte emerse alla transizione postfordista dell’area metropolitana milanese e alle crisi sistemiche degli ultimi decenni. Con la crisi del regime fordista e la rottura dell’equilibrio tra competitività e coesione sociale, si assiste a una frammentazione delle traiettorie dei vari territori che compongono l’arcipelago metropolitano.
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2.1. La dinamica della vulnerabilità sociale e materiale e i divari nel reddito

Per comprendere la dinamica della coesione sociale è innanzitutto utile interessarsi all’evoluzione delle condizioni di vulnerabilità sociale e materiale all’interno dei territori in bilico. Basandosi sull’indice di vulnerabilità sociale e materiale [4]
(Istat), è possibile offrire una lettura di medio periodo (1991-2011) della dinamica della vulnerabilità.
Come è possibile osservare in fig. 6.1, all’inizio del periodo considerato sono i territori del Vigevanese e del Nord Milano che hanno valori più elevati di vulnerabilità, anche rispetto alla media dei comuni dell’area metropolitana e lombardi, mentre l’Alto Milanese è quello con una minor diffusione della vulnerabilità sociale e materiale. La situazione di tutti i contesti analizzati è però migliore della media italiana (valore = 100). Nell’arco di un decennio, la vulnerabilità diminuisce in tutte le unità territoriali per poi aumentare nel periodo 2001-2011. A fine periodo, la situazione della vulnerabilità sociale e materiale nei territori presi in esame è pressoché uguale a quella di partenza [5]
.
Un ulteriore elemento in grado di incidere sulla coesione sociale a livello locale è il divario nelle condizioni di benessere economico delle popolazioni. In base ai dati sulle dichiarazioni dei redditi Irpef al lordo delle imposte, i divari {p. 97}di reddito (Istat-Mef 2015) [6]
sono più significativi nell’Alto Milanese, anche rispetto alla media dei comuni dell’area metropolitana, mentre il Vigevanese è quello con i valori più bassi, ovvero le condizioni reddituali dei contribuenti sono più omogenee. Il Nord Milano si trova invece in una posizione intermedia, con comuni con divari nel reddito bassi o alti.
Fig. 6.1. L’indice di vulnerabilità sociale e materiale nel periodo 1991-2011.
Fig. 6.1. L’indice di vulnerabilità sociale e materiale nel periodo 1991-2011.
Fonte: elaborazione degli autori su dati Istat.

2.2. Welfare, partecipazione e capitale sociale locale

Per comprendere i percorsi della coesione sociale nei territori metropolitani è fondamentale considerare anche le dinamiche legate alla solidarietà, ovvero alle risorse, reti, interventi e differenti tipologie di agency collettiva disponibili sul territorio per la creazione di pari opportunità e un senso di equità e di appartenenza tra i cittadini [7]
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In termini di spesa dei comuni per interventi e servizi sociali, la media a livello della città metropolitana è pari a 200 euro per residente (Istat 2014). All’interno dell’area metropolitana è possibile distinguere 3 gruppi di comuni: a) {p. 98}quelli con una bassa spesa pro capite (46 euro) e compartecipazione degli utenti (8,5%); b) con una spesa pro capite (143 euro) e compartecipazione media (14%); c) con un’alta spesa (889 euro) e compartecipazione degli utenti (55%). I comuni dell’Alto Milanese e soprattutto del Vigevanese (126 euro) rientrano prevalentemente nel primo gruppo, caratterizzato da una spesa per interventi e servizi sociali e una compartecipazione degli utenti bassa. La zona del Nord Milano si posiziona invece nel secondo gruppo con spesa e compartecipazione degli utenti media.
Rispetto al capitale sociale territoriale, la partecipazione civica e politica e la fiducia nelle istituzioni sono dimensioni fondamentali da considerare. Rivolgendo l’attenzione alle elezioni politiche e al periodo 1987-2018 (tab. 6.1) emerge, come atteso, un significativo aumento dell’astensione in tutte le unità territoriali analizzate. In un contesto di generale crisi della partecipazione politica attraverso il voto, l’astensionismo è cresciuto maggiormente nel Vigevanese (+19,9 punti) rispetto al Nord Milano (+17,6), all’Alto Milanese (+17,4) e al dato nazionale (+15,9). Interessante notare come per tutti i territori in bilico l’astensione nel 2018 sia superiore a quella italiana nonostante, all’inizio del periodo, l’astensione fosse significativamente più bassa.
Il capitale sociale a livello locale non si esaurisce nella partecipazione politica. Di estrema rilevanza è anche la partecipazione civica e l’azione della società civile e del Terzo settore. Nel 2019, è la zona del Vigevanese che si contraddistingue per un più alto numero di associazioni, organizzazioni di volontariato e cooperative sociali per 10.000 residenti (6,5), mentre nella zona dell’Alto Milanese e del Nord Milano l’associazionismo e la cooperazione sociale è meno diffusa (5,8) (Regione Lombardia 2020).
Il territorio dell’Alto Milanese si caratterizza per avere una forte e strutturata rete tra attori locali e per una sinergia tra pubblico, Terzo settore (organizzato in un apposito forum [8]
) e privati. Tale rete si contraddistingue inoltre per {p. 99}
Tab. 6.1. L’astensione alle elezioni politiche (1987-2018) nei comuni dei territori in bilico
Astensione 1987
Astensione 2018
Var. 1987-2018
Vigevanese
7,2%
27,1%
19,9
Nord Milano
7,2%
24,8%
17,6
Alto Milanese
5,7%
23,1%
17,4
Italia
11,2%
27,1%
15,9
 
 
 
 
Fonte: elaborazione degli autori su dati Ministero dell’Interno - Eligendo e UniData - Bicocca Data Archive, La partecipazione elettorale in Lombardia (1987-2018).
il rilevante ruolo giocato dal centro urbano di Legnano e per l’elevato coordinamento territoriale degli interventi e tra attori locali [9]
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La situazione del Nord Milano è totalmente differente. Qui le reti di attori sono maggiormente frammentate sul territorio, come dimostra anche la suddivisione della governance dei Piani di zona in due ambiti, Sesto e Cinisello, che solo in tempi recenti si sta superando grazie alla promozione di connessioni, sinergie e collaborazioni da parte di attori del privato sociale, quali la Fondazione di Comunità. Se nel Vigevanese la rete è organizzata sull’intero territorio della Lomellina, anche qui emerge una questione geografica, legata alla gestione degli interventi su un territorio molto esteso, come dimostra la recente strategia di creazione di hub territoriali al fine di migliorare la capillarità della rete e dei servizi.

3. Percorsi di sviluppo locale sostenibili

Rigenerazione territoriale e sviluppo sostenibile sono concetti da tempo al centro delle politiche locali. Al netto {p. 100}delle dinamiche specifiche dei processi di rigenerazione urbana ciò che qui ci interessa sottolineare è il ruolo di tali attività nei percorsi di sviluppo dei territori oggetto di analisi. Come visto, la distanza dal centro propulsivo metropolitano (Milano) ha costituito uno dei criteri di selezione dei casi studio e tale dimensione contribuisce anche a differenziare le esperienze territoriali legate alle trasformazioni locali di aree che nel corso dei decenni hanno visto mutare spesso in maniera rapidissima il tessuto economico preesistente. La transizione, già accennata, dal periodo fordista al progressivo spostamento verso settori terziari ha interessato in maniera importante i territori in analisi, con intensità, esiti e velocità differenti, ma seguendo un analogo percorso generale. Questo ha prodotto la necessità di un ripensamento non solo produttivo ma anche territoriale generale, che si è andato esplicitando nei bisogni di rigenerazione e conciliazione della riconversione dei territori stessi con la necessità di garantirne la sostenibilità, in primo luogo ambientale.
In questo percorso di sviluppo, come visto nel capitolo 4 del presente volume citando il goal 11 dell’Agenda 2030 dell’Onu, sono soprattutto i territori e i contesti insediativi di tipo urbano e metropolitano al centro dell’attenzione, poiché aree in cui la pressione antropica, produttiva in particolare, e l’impatto ambientale (nonché, di conseguenza, le leve per farvi fronte) risultano più forti.
Riprendendo un tema già visto nel capitolo precedente, quello del consumo di suolo, ma prendendo in considerazione la sua variazione media negli ultimi anni (allargando lo sguardo al di là del biennio passato) si può evidenziare come siano le zone centrali, quelle che afferiscono in sintesi all’area metropolitana milanese, a registrare i valori più elevati di quota di territorio consumato rispetto alla superficie amministrativa (con valori che si collocano tra il 43 e il 71% nell’area del core e nei comuni più importanti). Le aree studio analizzate all’interno di questa ricerca si collocano in posizioni differenti anche in virtù della propria collocazione rispetto alle aree di espansione dell’urbanizzato che si diramano dal core dell’area metropolitana e dalle agglomerazioni costituite dai centri e sub-poli principali.
{p. 101}In questo senso il Nord Milano è pienamente inserito nella porzione di territorio ad alta quota di suolo consumato (dal 58 al 68%), mentre più variegata la situazione nell’Alto Milanese, dove convivono aree ad alta, medio-alta, medio-bassa e bassa proporzione di suolo consumato.
Note
[4] L’indice sintetizza la natura multidimensionale del fenomeno attraverso la combinazione di sette indicatori delle principali dimensioni materiali e sociali della vulnerabilità (livello di istruzione, struttura familiare, condizioni abitative, partecipazione al mercato del lavoro, condizione economica).
[5] Approfondendo l’incidenza nei diversi territori dei profili di popolazione a più alto rischio di povertà e marginalità [Saraceno, Benassi e Morlicchio 2020] è possibile trovare conferma della diversità tra i territori in bilico considerati. Ad esempio, la percentuale media di giovani Neet nei comuni dell’area metropolitana è pari al 28%, rispetto al 34% del Vigevanese, al 30% del Nord Milano e al 28% dell’Alto Milanese (Istat 2015). Le famiglie monogenitore rappresentano il 9% dei nuclei familiari dei comuni del Vigevanese e del Nord Milano, mentre la media dei comuni dell’Alto Milanese e dell’area metropolitana è pari all’8% (Istat 2015).
[6] Istat calcola il divario nel reddito attraverso il rapporto tra il reddito equivalente totale al lordo delle imposte posseduto dal 20% degli iscritti in anagrafe con più alto reddito e il reddito equivalente totale al lordo delle imposte posseduto dal 20% degli iscritti in anagrafe con più basso reddito.
[7] Per approfondire questo tema si rimanda al capitolo 3 del presente volume.
[8] Per approfondire si rimanda al sito internet: https://www.forumterzosettorealtomilanese.it/ (ultimo accesso: 20/5/2022).
[9] Dal 2019, per esempio, è prevista una programmazione unitaria degli interventi e servizi sociali tra i comuni del Legnanese e quelli del Castanese (prima suddivisi in due ambiti distinti) attraverso un unico Piano di Zona, il cui ambito di azione e governance corrispondono all’intero territorio dell’Alto Milanese.