Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c5
Capitolo quinto
Lo sviluppo socio-territoriale sostenibile nella
regione metropolitana milanese: la definizione di profili e traiettorie attraverso una
lettura integratadi Luca Daconto e Simone Caiello
Abstract
Nelle sezioni del capitolo si fa riferimento alla porzione di area metropolitana che ricade all’interno del confine amministrativo della Regione Lombardia. L’area metropolitana lombarda si differenzia al proprio interno non solo in termini di morfologia territoriale e struttura economica, ma anche da un punto di vista sociodemografico. Attraverso l’analisi di dati secondari forniti dal Sistema Statistico Nazionale (Sistan), il capitolo si pone l’obiettivo di offrire una mappatura socio-territoriale della regione metropolitana milanese al fine di evidenziarne la differenziazione interna, sia in chiave diacronica che sincronica, delineando 4 principali profili socio-territoriali all’interno dell’area metropolitana milanese.
Introduzione: l’area metropolitana di Milano
Da tempo ormai l’analisi dei
fenomeni territoriali, e in particolare quelli urbani, non può fare a meno di
considerare la dimensione metropolitana che li contraddistingue. Dopo un lungo percorso
di sviluppo e cambiamento infatti, anche le grandi città europee (nello specifico quelle
continentali) hanno maturato una nuova identità, grazie alla continua diffusione di
funzioni urbane nel territorio che le circonda, a partire dal proprio intorno immediato,
grazie alla nascita di periferie e sobborghi, fino a raggiungere anche estensioni
nettamente maggiori, favorite dalle opportunità in termini di mobilità e infrastrutture
annesse.
Il processo di urbanizzazione assume
dunque forme molto più complesse, che riguardano sempre l’aspetto fisico (estensione dei
centri abitati, diffusione degli insediamenti, ramificazione delle infrastrutture di
trasporto e comunicazione), ma non solo. Le relazioni e scambi immateriali sono
altrettanto importanti e significativi, tanto quanto gli effetti di queste relazioni,
capaci di influenzare spazi e territori molto distanti dall’origine di questi fenomeni,
come efficacemente sottolineato a suo tempo, sebbene con altri intenti, da Ulrich Beck
nella descrizione della Società del rischio [1986]. Non è un caso
se anche nella Strategia Onu 2030 sia dedicato un intero Obiettivo
al contesto Urbano, il numero 11 (Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi,
sicuri, resilienti e sostenibili), il quale non si limita alle città, quanto piuttosto,
come si evince dal suo titolo, più in generale agli «insediamenti
¶{p. 72}umani», aprendo alle diverse forme in cui questi trovano
realizzazione.
Da ciò non stupisce dunque
l’interesse, affermatosi da tempo ormai, per la definizione dei confini e degli ambiti
su cui concentrare lo sguardo per poter cogliere i fenomeni socio-territoriali che
derivano dalle città, e, in prospettiva, per governarli. Sebbene spesso
significativamente diverse l’una dall’altra nei risultati, l’impostazione di molte
proposte di classificazione del territorio metropolitano prende avvio dall’esempio delle
Standard Metropolitan Areas (Sma) di origine statunitense, dove centrali sono alcune
dimensioni di analisi, quali la contiguità degli insediamenti, la densità di
popolazione, la densità di funzioni produttive (addetti al secondario e terziario), la
presenza di flussi di pendolarismo esemplificativi delle relazioni esistenti tra
territori. Secondo tale approccio funzionale, le aree metropolitane possono essere
rappresentate attraverso l’analisi dunque dell’intensità di distribuzione delle funzioni
che le caratterizzano.
Il contesto di Milano, nello
specifico, è stato oggetto di diverse proposte in tal senso [Del Fabbro 2017]. Queste,
adottando approcci vari, hanno valorizzato la concentrazione di funzioni [Bartaletti
2009], la densità di flussi di pendolarismo [Boatti 2008], l’aspetto trasportistico
[Moretti 1999], la compresenza di omogeneità morfologica, socio-demografica e mobilità
[Palermo 1997], e la presenza di modelli e relazioni di governance [Politecnico di
Milano - Diap 2006]. In questa sede tuttavia adotteremo un’impostazione specifica, che
valorizza i dati socio-demografici, economici e di mobilità più recenti e a maggior
dettaglio resi disponibili da Istat, proposta da Boffi e Palvarini [2011], poi
aggiornata da un lavoro di Boffi e Colleoni [2016], la quale si basa su un approccio
attento all’analisi delle dimensioni funzionale e di interazione di cui si è avuto modo
di parlare in precedenza.
Le funzioni metropolitane
individuate da Boffi e Palvarini sono riconducibili ad alcune tipologie fondamentali:
funzione 1) di residenza, 2) di produzione, 3) di servizio alle quali si aggiunge 4) la
dimensione della interrelazione ¶{p. 73}rilevata dalla presenza di
consistenti flussi (di persone, merci e informazioni) che segnalano l’integrazione tra
le diverse funzioni. Tale classificazione ha permesso di individuare un’area che copre
più di 780 comuni, principalmente compresi nella Regione Lombardia, includendo ai suoi
margini alcuni territori della Regione Piemonte, per un totale di circa 8.000 kmq di
superficie coperta e, al 2011, una popolazione pari a più del 40% di quella regionale
[ibidem]. La grande dimensione dell’area lascia intendere anche
l’esistenza di una complessità interna importante, data in primo luogo dalla
differenziazione interna tra aree di core metropolitano (Milano), sub-poli (i principali
centri provinciali), aree suburbane e periurbane [Colleoni e Caiello 2013].
Le sezioni che seguono permetteranno
di valutare, sulla base dell’analisi di diversi indicatori chiave, la caratterizzazione
interna del territorio in analisi per meglio comprenderne la struttura interna. Proprio
in virtù dell’approccio adottato tuttavia occorre fare una premessa: nelle pagine che
seguiranno ci riferiremo alla porzione di area metropolitana che ricade all’interno del
confine amministrativo della Regione Lombardia. Questa comprende l’intera Città
Metropolitana di Milano, di cui, per maggiore dettaglio, considereremo in questa sede la
suddivisione in Zone Omogenee
[1]
, l’intera Provincia di Monza e Brianza, due terzi della Provincia di Varese,
circa la metà del territorio provinciale di Como, Lecco e Bergamo, un terzo del
territorio di Brescia e Lodi, il 16% della Provincia di Cremona, il 12% di quella di
Pavia e solo il 3% di Mantova (fig. 5.1). Per tale ragione quando parleremo ad esempio
di «territorio cremonese», ci riferiremo sempre alla porzione di provincia che rientra
nel confine dell’area metropolitana come da definizione adottata in questo lavoro e
descritta poco sopra.¶{p. 74}
1. Funzioni e attività economiche nei territori dell’area metropolitana
Come di norma per un contesto tanto
ampio, il territorio regionale presenta una geografia insediativa delle attività
produttive diversificata. A seconda del settore Ateco
[2]
preso in considerazione infatti si possono misurare diversi quozienti di localizzazione
[3]
, ad indicare la presenza o meno di una vocazione produttiva specifica
dell’area metropolitana.
Per quanto attiene infatti al
settore manifatturiero (Ateco C) molti contesti dell’area metropolitana registrano
valori pari o superiori a 1 del Quoziente di Localizzazione (Ql) relativo, in
particolare Mantovano, Lecchese, Alto Milanese e Bergamasco, tutti con valore ampiamente
superiore a 1,3, seguiti poi da Varese, Magentino-Abbiatense, Brescia e Como. In
generale si può notare dunque la presenza di un arco territoriale a maggiore
concentrazione di attività manifatturiere che circonda il nucleo milanese, chiaramente
separato dal territorio a Sud di questo.
Specifica, e per certi aspetti
anche nota, è la collocazione dei territori a vocazione edilizia (Ateco F), la cui
massima espressione è data dal Bergamasco (Ql = 1,38), seguito a breve distanza dal Sud
Est, dal Nord Milano e Magentino-Abbiatense, tutti contesti inclusi nella città
metropolitana milanese, area dal forte sviluppo residenziale e non solo. Alto Milanese,
Como e Cremona infine si collocano a pochi centesimi sopra la media regionale.
Il contesto della città
metropolitana emerge anche in relazione al settore del commercio, sia al dettaglio che
all’ingrosso (Ateco G), confermandosi area dalla forte attrattività e dinamicità anche
sul fronte del terziario di questa natura. In particolare sono i territori a immediata
corona della città di Milano a presentare i valori maggiori del Ql,
¶{p. 75}distribuendosi da Nord Est a Sud Ovest attorno ad essa. In primo
luogo troviamo Sud Ovest, Nord Milano e Adda Martesana (tutti con Ql > di 1,2)
seguiti da Nord Ovest e Monza e Brianza, Magentino-Abbiatense e Alto Milanese, con Pavia
a chiudere appena sopra all’unità.
In parte complementare a tale
situazione si pone la distribuzione delle attività di trasporto e magazzinaggio (Ateco
H) che vedono due territori superare il valore 2 nel Ql, ad indicare una presenza doppia
rispetto alla media regionale: Sud Est e i comuni dell’area metropolitana che rientrano
nel Mantovano. Seguono sempre con valori alti (1,9 e 1,4 rispettivamente) Adda Martesana
e Lodi. Infine, con Ql > 1,2 si pongono Nord Ovest e Milano.
I servizi di informazione e
comunicazione (Ateco J), come da attese, si concentrano nel cuore terziario e a economia
più avanzata dell’area metropolitana, nel Comune di Milano (Ql > 2), ma sono ben
rappresentati anche nell’Adda Martesana, Sud Ovest e Lodi. La distribuzione è in parte
ricalcata dalle attività di assicurazione e finanziarie (Ateco K), in questo caso però
concentrate solo a Milano e Lodi, e con valori del Ql compresi tra 1,8 e 1,2.
Le attività immobiliari (Ateco L)
trovano la loro collocazione privilegiata nel Comune di Milano e nel contesto di Monza e
Brianza, aree anche di maggior espansione residenziale e in cui il mercato è
particolarmente attivo. Varese non è da meno e segue a breve distanza con un valore del
Ql = 1,12. Gli altri territori si pongono attorno alla media o al di sotto di questa, in
particolare nell’area a corona di Milano, verosimilmente in quanto zone di
localizzazione di investimenti più che di progettazione e gestione di questi.
Tipicamente Milanese è invece il
settore delle attività scientifiche e tecniche (Ateco M), in virtù anche della presenza
di alcune tra le principali università e istituti di ricerca della regione, nonché del
Paese, ma anche di imprese dedite a R&D. Segue con un Ql di poco superiore alla
media il Pavese, anch’esso sede di uno storico ateneo e di conseguenza di attività di
trasferimento tecnologico nel territorio. Non è un caso infatti che anche per quanto
¶{p. 76}attiene al settore Ateco P (Istruzione) i territori più vocati
siano Pavia e Milano (con Ql > 1,3 per entrambi), seguiti, a importante distanza, da
Lecco e Varese, di poco superiori all’unità.
Note
[1] La Città Metropolitana di Milano è costituita da 8 sub-aree, dette Zone Omogenee, ovvero: Adda Martesana, Alto Milanese, Magentino Abbiatense, Nord Milano, Sud Est, Sud Ovest, Nord Ovest, Milano.
[2] Per Ateco si intendono le attività economiche come classificate da Istat (in armonia con la classificazione europea Nace rev.2).
[3] Si rimanda all’appendice metodologica per una descrizione più puntuale del quoziente.