Matteo Colleoni (a cura di)
Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c8
La predominanza di imprese che operano con marchio proprio sembrerebbe però allontanare, almeno parzialmente, il comparto delle macchine utensili dal tipo ideale dell’or
{p. 137}ganizzazione distrettuale, che vede addensarsi sul territorio soprattutto imprese impegnate in attività di fase o in attività complementari, mentre più ridotta è la presenza di imprese che si rivolgono direttamente al mercato. Ad attenuare questa differenza, è stato però osservato che tra le imprese che operano con il proprio marchio ve ne sono alcune (il 13%) che lavorano abitualmente anche sulla base di commesse, perché utilizzano la propria struttura produttiva sia per la realizzazione di prodotti propri, sia per l’esecuzione di fasi complementari alla realizzazione di macchinari venduti da altre imprese [Tranfaglia 2010]. Questo interessante aspetto è confermato dalla nostra indagine: un’imprenditrice del settore meccano-calzaturiero ha infatti raccontato di acquistare «delle lampade da un’azienda, associata ad Assomac, che produce anche impianti meccano-calzaturieri, e li produce internamente» (Int. 22). Di fatto un’azienda che produce e vende macchinari autonomamente, diventa anche fornitore di particolari per un’altra azienda del settore, potenzialmente concorrente sullo stesso mercato di sbocco.
Il comparto meccano-calzaturiero si configura così come un sistema che potremmo collocare a metà strada tra un distretto inteso in senso classico e un cluster di imprese che operano sullo stesso mercato finale con prodotti simili o complementari, utilizzando uno stesso bacino di fornitori e subfornitori e facendo affidamento sullo stesso corpo di conoscenze e competenze tacite e formalizzate. Anche se le lavorazioni meccaniche sono meno specializzate di quelle legate alla produzione della calzatura, la presenza di fornitori locali, anche se non dedicati esclusivamente al settore meccano-calzaturiero, sembra una fonte di vantaggio competitivo per le imprese vigevanesi.
Quando siamo a livelli molto alti di commesse, e abbiamo bisogno di esternalizzare perché con le nostre macchine utensili non riusciamo a reggere le richieste, noi ci appoggiamo a fornitori esterni, ma proprio locali, delle nostre zone, perché è molto più facile lavorare con loro (…). Ad esempio, ci sono dei trattamenti chimici del metallo dove abbiamo la necessità che il nostro fornitore sia vicino, che vuol dire della stessa città o nei dintorni {p. 138}perché comunque abbiamo la necessità di portare e ritirare il materiale in tempi brevissimi (Int. 22).
Il ruolo delle imprese che realizzano il prodotto finito è diverso nel settore calzaturiero, sia perché le imprese che producono con un proprio marchio si sono progressivamente ridotte, sia perché il produttore finale sempre più spesso non è un’impresa del distretto, ma una casa di moda internazionale.
All’interno del distretto c’è chi produce per Chanel, Louboutin e Manolo Blahnik, Jimmy Choo… Abbiamo aziende che sono leader nel rispondere alle esigenze di questi marchi. Ma se vi faccio i nomi di chi produce per questi marchi, all’infuori del circuito del calzaturiero, non li conosce nessuno (Int. 16).
Il fatto di aver rinunciato alla fase finale della produzione ha comportato una significativa perdita di visibilità da parte delle imprese, i cui nomi non sono più riconoscibili dall’esterno, con possibili effetti sul territorio anche in termini di identità legata al prodotto.

2.3. Imprese leader e coordinamento delle reti

Il ruolo di leadership delle imprese calzaturiere non si limita alla gestione delle singole commesse: sono queste imprese, infatti, che condizionano le scelte strategiche delle imprese subfornitrici e terziste, in base al tipo di prodotto o di lavorazione che richiedono. Negli anni, infatti, le imprese leader hanno spinto il riposizionamento sull’alto di gamma di tutto il sistema produttivo locale.
Noi siamo l’alto dell’alto di gamma. Essendo una nicchia non possiamo esprimere grandi numeri… Ma in giro per il mondo ci sono idee nuove e, se qualche idea nuova potesse essere sviluppata nel nostro distretto, noi saremmo in grado di fare le lavorazioni più difficili. (…) Quando c’è una prima linea di un qualsiasi marchio francese che ha una difficoltà di realizzazione, per prima cosa vengono a cercarla a Vigevano. (…) {p. 139}Ora abbiamo una quarantina di calzaturifici tutti alto di gamma e pertanto produciamo ben oltre l’80% per marchi francesi e inglesi (Int. 16).
Il posizionamento su segmenti molto specializzati e su nicchie di mercato legate al lusso spiega in parte la contrazione quantitativa del distretto, perché ha costretto il settore ad attraversare, come in altri segmenti del comparto della moda [d’Ovidio e Pacetti 2019] una rigida selezione delle imprese capaci di gestire livelli qualitativi eccellenti e una personalizzazione del prodotto molto elevata. Chi non era in grado di rispettare gli standard imposti dall’alto di gamma è uscito dal mercato, o ha delocalizzato la produzione. Chi è rimasto si trova però oggi in una condizione di vantaggio, perché il comparto del lusso rende le imprese più forti nei momenti di crisi, perché meno vincolante alle fluttuazioni della domanda. In un certo senso, possiamo dire che, pur avendo vissuto negli anni una crisi profonda, il distretto della calzatura sia oggi più «resiliente» di quanto non fosse in passato, perché maggiormente attrezzato nell’affrontare i momenti di difficoltà.
In questo momento, sarà l’effetto dello shock post-pandemico, ma ordinativi ne stanno arrivando più di quanto non si riesca a lavorare. Questo nella calzatura! Nella meccanica meno perché devono aspettare che riprendano i calzaturifici, gli ordini. Chi vende le scarpe [oggi] guadagna meglio (Int. 16).
Nel settore meccano-calzaturiero, come dicevamo, il ruolo delle imprese leader è meno evidente, perché le aziende che si rivolgono direttamente al mercato sono più numerose, e l’intercambiabilità dei fornitori e dei subfornitori è maggiore: come spesso accade nel settore meccanico, i fornitori di alcune componenti non sono specializzati sul settore specifico di cui ci stiamo occupando (i quadri elettrici, ad esempio, possono essere utilizzati in contesti tra loro molto diversi), mentre altri fornitori possono essere delle multinazionali specializzate, come la Siemens nel caso dei motori elettrici montati sui macchinari.{p. 140}
Il confronto con i nostri interlocutori restituisce un significato diverso dell’impresa leader nei due contesti: mentre nel calzaturiero le imprese che realizzano il prodotto finito hanno una funzione di coordinamento, a volte implicito, della filiera produttiva, nel meccano-calzaturiero alcune imprese occupano chiaramente una posizione di leadership sui mercati di riferimento, perché si collocano in una posizione di forza e riscuotono significativi successi, ma non svolgono funzioni di governance della rete di imprese, se non in riferimento ai propri diretti fornitori (sia pure con le precisazioni fatte poco sopra). In questo secondo caso, quelle che i nostri interlocutori definiscono come imprese leader sono
aziende che, pur facendo parte del distretto, sono diventate delle strutture imprenditoriali ben organizzate. (…) Sono leader mondiali nei loro prodotti e hanno come core business i tavoli di taglio che, per certi aspetti, sono uno dei livelli di tecnologia e di competenze tecnologiche più alte: intelligenza artificiale, automazione, sistemi di gestione della produzione, tracciabilità del prodotto (Int. 19).
La posizione di forza sul mercato di queste imprese, capaci di realizzare macchinari innovativi e di fornire le case produttrici di calzature più importanti del mondo, non si traduce quindi in una funzione di coordinamento del distretto, né esplicita né implicita. «Non esiste un’entità o una cluster management company di turno che guida. Non siamo mai arrivati a questo livello e non ci arriveremo mai in questo settore» (Int. 19).
Non essendo connesse da relazioni di fornitura né da collaborazioni su prodotti o per progetti innovativi, le imprese più importanti del comparto meccanico non manifestano la tendenza a collaborare tra loro e non si presentano come un attore con un ruolo nella regolazione del territorio. Questo ruolo è svolto, a nostro avviso, e come sottolineato anche da tempo dalla letteratura [Mutti e Rostan 2005] dalle associazioni ed in particolare da Assomac. Le imprese si limitano a stringere rapporti di collaborazione ciascuno con {p. 141}i propri fornitori, e a rispondere alle iniziative intraprese dall’associazione che le rappresenta a livello nazionale.
Nell’ambito della meccano-calzatura le aziende maggiormente riconoscibili (…), seppure non completamente, perché hanno delle produzioni molto vaste, sono in diretta competizione per quanto riguarda la produzione delle macchine per il taglio. Ad oggi forme di collaborazione [non ce ne sono]… piuttosto cercano di consolidare una loro filiera di fornitori, sub-fornitori… oppure di acquistare altre aziende per completare la loro offerta di macchinari per chi, oltre alla macchina da taglio, deve acquistare delle macchine per iniezione o altre tipologie (Int. 16).
I due comparti, dunque, nati grazie ad una stretta relazione tra la produzione di calzature e la realizzazione dei macchinari necessari per le varie lavorazioni, hanno nel tempo percorso traiettorie differenti. Il distretto calzaturiero è il risultato di una significativa contrazione, dovuta alle molte crisi affrontate negli anni, e di un importante spostamento sull’alto di gamma. Le imprese che ancora producono calzature lo fanno prevalentemente per grandi marchi internazionali, per i quali sono in grado di realizzare prodotti di lusso e pezzi unici per le sfilate. Al contrario, il meccano-calzaturiero ha vissuto una forte espansione, portando alcune imprese ad affermarsi come leader mondiali nei rispettivi mercati. La produzione di macchine utensili è oggi altamente diversificata, sia per tipo di lavorazione (taglio, stampaggio, orlatura, ecc.), sia per tipo di prodotto (calzature classiche, sneakers, calzature sportive, ecc.) o di cliente (produzioni di bassa/alta gamma, piccola/grande serie). Quale sia oggi il rapporto di questo settore con la produzione calzaturiera è una questione rilevante ma ancora aperta.

Conclusioni

Il territorio vigevanese ospita due specializzazioni produttive in qualche modo contigue, ma caratterizzate da dinamiche differenti e da percorsi che divergono non solo
{p. 142}per l’andamento dei risultati economici (in declino da un lato e in crescita dall’altro), ma anche per le scelte strategiche e quindi per il posizionamento sul mercato.
Note