Ludovico Albert, Daniele Marini (a cura di)
La valutazione dell'esperienza duale nell'istruzione e formazione professionale
DOI: 10.1401/9788815371225/c6
Tutto ciò comporta un’ulteriore possibile segmentazione dell’azione programmatoria. Ma non solo. Sulla scia di queste pur oggettive condizioni di gestione delle risorse, in diverse regioni si è recentemente arrivati – o tornati – a definire la tipologia dei percorsi attivati in rapporto alla loro fonte economica, con un evidente primato delle logiche amministrativo-gestionali e con il rischio di snaturare la stessa fisionomia ordinamentale del sistema. Così si parla
{p. 178}impropriamente di «percorsi duali», quasi costituissero una diversa tipologia rispetto a quelli ordinari e dimenticando che per questi ultimi alternanza scuola-lavoro (Asl) e apprendistato sono elementi minimi ed essenziali (LEP) da assicurare in ogni caso. Ossia che il sistema stesso della IeFP nella sua interezza dovrebbe connotarsi propriamente come «duale». In molti contesti regionali la mancanza di certezza delle fonti di finanziamento ha poi consolidato la prassi della navigazione a vista e di piccolo cabotaggio, che si traduce nell’emanazione di dispositivi di bando annuali per percorsi anche frammentati (non assicurati cioè nel loro intero sviluppo e nel raccordo di filiera) e che riserva alla formazione professionale un ruolo di supplenza rispetto all’istruzione. In tale quadro per le istituzioni formative accreditate risulta ovviamente difficile investire, dotandosi di risorse professionali e strutturali per l’adeguamento e il miglioramento continuo, nonché stabilire alleanze formative con le imprese in una prospettiva di medio-lungo termine.

2.3. Proposte

Che fare allora? Se evidenti sono le responsabilità dello Stato, che di fatto ha tollerato e reso possibile questa situazione, dall’altra però alle regioni spetta intervenire con maggior forza per supplire alle citate carenze attraverso politiche e linee programmatiche fortemente unitarie. Superando anche il possibile disallineamento dovuto all’organizzazione interna degli uffici, essendo la IeFP per così dire «a scavalco» tra istruzione, formazione e lavoro.
In termini operativi, è necessario innanzitutto che l’intervento regionale assicuri la presenza e la coerenza delle due dimensioni della programmazione tra loro strettamente interconnesse, ossia della pianificazione-attivazione dell’offerta formativa (servizi e percorsi) e dell’assegnazione delle risorse alle istituzioni formative.
Per quanto concerne la prima, la programmazione dell’offerta di IeFP deve:
– essere attuata nell’ambito di un Atto programmatorio {p. 179}quadro (Piano; Linee) dell’intera offerta di istruzione di secondo ciclo del territorio:
a) definito in stretto raccordo con il piano di dimensionamento della rete scolastica;
b) con individuazione dei percorsi della «filiera professionalizzante» sulla base di un’effettiva ricognizione dei «fabbisogni» ed evitando forme di «sovrapposizione»;
c) con limitazione ai casi effettivamente necessari dell’offerta di IeFP promossa dagli istituti professionali, evitandone la funzione sostitutiva (non sussidiaria), rispetto a quella ordinaria in capo alle istituzioni formative;
– avere valenza almeno triennale (o quadriennale nel caso dei profili che richiedono il diploma professionale), declinabile annualmente;
– garantire la simultaneità dell’avvio dei percorsi di IeFP con quelli di istruzione secondaria di secondo grado, consentendo ai giovani e alle loro famiglie di operare una scelta non vincolata o parziale.
Per la seconda dimensione, conseguente al fatto che per le istituzioni formative accreditate la programmazione regionale riguarda anche l’attribuzione delle risorse economiche, occorre garantire:
– la contestualità rispetto alla definizione e attivazione dei percorsi;
– un finanziamento di medio periodo (almeno triennale), che superi la prassi dell’emanazione di dispositivi di bando annuali che inducono le istituzioni a una navigazione a vista e per consentire la pianificazione di investimenti strutturali per l’adeguamento e il miglioramento continuo, nonché l’avvio in tempi congrui delle necessarie attività di coprogettazione con le imprese.
L’assegnazione delle risorse costituisce una leva importante anche ai fini della qualificazione del sistema e per la stabilizzazione dell’offerta formativa «eccellente». Da questo punto di vista diviene strategico che l’azione programmatoria si attui in rapporto anche a criteri di premialità e sulla base di elementi di valutazione terza (e definizione di un rating degli operatori), in particolare assegnando risorse commisurate a:{p. 180}
– prestazioni degli operatori, in termini di successo formativo e risultati occupazionali;
– effettiva capacità erogativa, definita in base alle strutture e competenze di cui l’istituzione dispone stabilmente;
– qualità e flessibilità dell’offerta formativa, ossia suo adeguamento continuo ai fabbisogni formativi del contesto di riferimento.

3. Condizioni di sistema: risorse e modalità di finanziamento della IeFP

3.1. Assegnazione delle risorse per la IeFP: un cambio di prospettiva

La prima, sostanziale, condizione per poter riconoscere la IeFP come servizio pubblico di interesse generale ad accesso universale e per assicurare piena parità di condizioni e di trattamento a tutti i giovani che ad essa vogliono partecipare, è rappresentata dalla disponibilità di risorse del bilancio dello Stato commisurate al volume effettivo della domanda.
La seconda è che il riparto degli stanziamenti nazionali tra i territori venga rivisto in modo tale da evitare le distorsioni provocate da un metodo eccessivamente sbilanciato sulla rilevazione quantitativa delle attività realizzate e finalizzate, che tende a finanziare i sistemi regionali di IeFP già consolidati e performanti, accentuando conseguentemente i divari tra i territori. Una rielaborazione dei criteri di riparto delle risorse che, a fianco delle premialità nei confronti di chi attrae più giovani e garantisce servizi di qualità in termini di successo formativo e di inserimento nel mondo del lavoro, consideri il volume della domanda potenziale e le esigenze di progressivo consolidamento di ciascun sistema regionale di IeFP, rappresenterebbe un significativo incentivo e spazzerebbe via ogni alibi anche per le regioni meno sensibili in materia, così da innescare un meccanismo virtuoso di cofinanziamento e sviluppo dell’offerta formativa di qualità. Questa tipologia di offerta è infatti parte costitutiva di quella complessiva del sistema educativo nazionale e va {p. 181}garantita comunque in termini di possibilità di scelta per i giovani, non solo, quindi, come aspetto residuale riservato ai «dispersi» del sistema scolastico.
Va, inoltre, superata la logica che considera – come troppo spesso ancora accade – i Fondi europei (il FSE in particolare) quali strumenti sostitutivi e non addizionali e complementari delle politiche nazionali e regionali: dal punto di vista sistemico gli stanziamenti del bilancio nazionale e regionale non sono fungibili con l’allocazione di risorse nell’ambito di Programmi operativi dei Fondi strutturali europei.

3.2. Per una diversa modalità di finanziamento del servizio

Per l’efficace funzionamento del sistema nazionale di IeFP occorre che le modalità di finanziamento delle azioni formative siano definite con riferimento a un metodo omogeneo e non a costi uniformi su tutto il territorio. Il percorso in questa direzione è già stato avviato da alcuni anni, ma si configura ancora come lento e rapsodico. Esso passa attraverso l’adozione di opzioni di semplificazione basate su costi standard (UCS) trasparenti e verificabili, ancorati a criteri condivisi e comuni a livello nazionale.
Seppur riconducibili a pochi e circoscritti modelli, la pluralità di metodi per la determinazione delle UCS finora adottate dalle regioni ha contribuito ad accentuare la disomogeneità dei sistemi locali, in alcuni casi focalizzati sulla maggior attenzione ai costi «fissi» legati alla struttura e al personale (di norma rimborsati mediante UCS basate sul riconoscimento dell’«ora/corso», ad es. Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento) e in altri centrati sui costi «variabili», correlati al numero di allievi effettivi o formati e perlopiù rimborsati mediante UCS basate sull’«ora/allievo» (Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Puglia) [16]
.
In sintesi, se per garantire omogeneità ed effettività al sistema nazionale di IeFP non è necessario adottare un’unica {p. 182}UCS per tutti – che appiattirebbe, ignorandole, le differenze e specificità – i sistemi regionali di finanziamento della IeFP dovrebbero fare riferimento, nel rispetto dei principi di unitarietà e decentramento istituzionale, a un quadro metodologico unitario e a un tempo malleabile, in considerazione delle specifiche esigenze territoriali [17]
.
Sempre nella prospettiva di costruzione del sistema nazionale, occorre adottare un metodo che contemperi due esigenze di pari rilevanza. Da un lato, al fine di consentire e sostenere la personalizzazione dei processi formativi, sono necessarie modalità di riconoscimento e rimborso dei servizi erogati dall’istituzione formativa che siano legate alla persona e ai diversi percorsi che questa può intraprendere, fornendo così la necessaria strumentazione gestionale a una progettazione e organizzazione dell’intervento didattico informate alla massima flessibilità e svincolate dalla logica del gruppo classe e dell’ora/corso. D’altro lato, dev’essere assicurato alle istituzioni formative un adeguato sostegno a copertura delle spese fisse e delle spese variabili connesse all’esercizio di un servizio pubblico vincolato a LEP nazionali e soggetto ad accreditamento e a programmazione regionale.
Le UCS ad oggi applicate a livello nazionale per le attività di IeFP – ad esempio quelle adottate nell’ambito del PON IOG dal Regolamento delegato (UE) 2017/90 della Commissione del 31 ottobre 2016 per formazione di gruppo [18]
– sebbene applichino il criterio del rimborso tra una quota a copertura dei costi di realizzazione del corso (UCS ora/corso, differenziata per tipologia di docenza) e una quota variabile basata sul numero degli allievi iscritti (UCS ora/allievo), rimangono comunque vincolate alla dimensione «gruppo-classe» e all’effettiva frequenza; inoltre, non sono in grado di premiare i risultati migliori.
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Note
[16] Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Sardegna sia l’UCS ora/corso sia l’UCS ora/allievo.
[17] Si sono già orientate in tal senso quelle regioni che hanno utilizzato le UCS del programma nazionale «Garanzia Giovani» (PON IOG), quali riferimenti standard per la determinazione del finanziamento dei percorsi ordinari e duali di IeFP.
[18] UCS ora/corso: euro 73,13 (fascia C) o euro 117 (fascia B) o euro 146,25 (fascia A) + UCS ora/allievo: euro 0,80.