Ludovico Albert, Daniele Marini (a cura di)
La valutazione dell'esperienza duale nell'istruzione e formazione professionale
DOI: 10.1401/9788815371225/c2

Capitolo secondo I nodi e il potenziale del sistema nazionale di IeFP
di Paola Vacchina e Ludovico Albert

Notizie Autori
Paola Vacchina è presidente di Forma.
Notizie Autori
Ludovico Albert è presidente della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo.
Abstract
A causa dell’assenza di specifiche politiche statali volte a regolare l’operato degli enti di istruzione e formazione professionale, quest’ultimi risultano essere primariamente gestiti in modo disomogeneo a livello regionale determinando, in tal modo, un significativo divario tra nord e sud del Paese. Attraverso un confronto diretto tra le varie regioni italiane prese in esame l’obbiettivo è qui quello di considerare la specifica configurazione di tale disparità per ciò che riguarda il numero e la tipologia di iscritti a tali corsi di formazione duale, le risorse e la regolamentazione impiegate, i risultati conseguiti, la quantità e la qualità delle filiere educative e le modalità con cui vengono a concretizzarsi gli inserimenti nel mondo del lavoro.
I percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (d’ora in poi IeFP) gestiti dalle istituzioni formative sono un caso di eccellenza nel panorama del nostro sistema di istruzione secondaria. Nelle regioni del Nord la IeFP delle istituzioni formative, i cosiddetti CFP, è oggi un sistema forte, che accoglie e rimotiva una parte consistente dei ragazzi più difficili, li porta a conseguire una qualifica o un diploma riconosciuti, e in esito i report di Inapp attestano che la maggioranza di questi ragazzi si inserisce positivamente nel lavoro, in larga parte coerente con l’indirizzo frequentato, e una quota tutt’altro che residuale di loro sceglie di riprendere gli studi [1]
. Allo stesso tempo la IeFP delle istituzioni formative è senza dubbio il segmento dell’istruzione secondaria maggiormente integrato con le imprese del territorio e ha sviluppato negli ultimi vent’anni le innovazioni più significative per il nostro paese in quello che a livello europeo viene definito Work Based Learning (WBL): dalla didattica laboratoriale agli stage curricolari, dal duale all’impresa formativa, alle Academy, fino all’apprendistato di primo livello.
Il sistema nella metà dei casi è una «seconda scelta», accoglie ragazzi che hanno già subito una o più bocciature nelle scuole superiori (oltre il 50% degli iscritti). Nel corso {p. 92}degli anni si è consolidato come un segmento di secondaria superiore in grado di farsi carico di molti dei ragazzi più difficili (in Piemonte, per esempio, l’11% dei sedicenni) [2]
, anche le percentuali degli allievi stranieri [3]
e portatori di handicap nei CFP sono nettamente superiori a quelle dei coetanei che frequentano le scuole statali. Pur accogliendo molti ragazzi considerati a rischio dispersione, l’80% degli alunni si qualifica nei tempi giusti. Nelle regioni del Nord la IeFP è quindi una presenza consolidata che spiega, almeno in parte, perché i tassi della dispersione, «di quanti non conseguono un titolo di scuola superiore, almeno triennale», sono nettamente migliori, in linea con gli obiettivi posti dall’UE. È inoltre un’opportunità che, nonostante la vulgata per cui l’offerta dei suoi indirizzi professionali derivi principalmente dalle caratteristiche dei docenti e dalla disponibilità dei corsi in catalogo, contribuisce alle politiche di sviluppo del territorio. La comparazione effettuata in un recente studio [4]
, in termini tendenziali, tra il numero dei fabbisogni professionali espressi dalla domanda di lavoro con il numero e le caratteristiche dei qualificati/diplomati in uscita dalle filiere formative della IeFP evidenzia infatti come essa contribuisca in modo significativo anche a diminuire il mismatch tra domanda e offerta di lavoro in relazione a fabbisogni non soddisfatti di professionalità nei settori in cui esso è più acuto: ristorazione, benessere e meccanica. Un’ultima ma non meno importante caratteristica da evidenziare è infine che i CFP si qualificano come la più importante agenzia per il lavoro per i giovani, un ruolo molto rilevante soprattutto in considerazione della tipologia «difficile» di ragazzi di cui si fanno carico: il 35% dei loro allievi occupati trova infatti lavoro grazie al partenariato che ha organizzato il corso.{p. 93}
In Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino e Lazio e in modalità un po’ diverse anche in Emilia-Romagna, Liguria e Toscana è andato molto avanti il processo che vede le regioni regolamentare e programmare con attenzione l’intero sistema di Istruzione e Formazione Professionale, in tutte le sue articolazioni: in verticale dalla prima accoglienza, presa in carico e rimotivazione alla qualifica, al diploma, agli IFTS, agli ITS, ma anche in orizzontale, le passerelle e le collaborazioni tra le scuole e i CFP anche per i rientri nella filiera scolastica e infine nella transizione verso il lavoro, con la valorizzazione dell’apprendistato e del legame con le Agenzie per il lavoro (APL). In particolare, in queste regioni si è posta molta attenzione alla funzione di «collocamento al lavoro» della filiera, con una forte premialità per le scuole e i CFP che accompagnano i loro studenti alla stipula di contratti di lavoro, di apprendistato soprattutto, e con ampio spazio nella programmazione allo sviluppo di percorsi veri di alternanza scuola-lavoro (sistema duale), svolti fin dalla formazione iniziale con i ragazzi assunti in apprendistato di primo livello. Anche nel segmento della formazione iniziale si sono consolidati in queste regioni interessanti esempi di Academy, in cui imprese e agenzie formative insieme si impegnano nel percorso di crescita, personale, culturale, professionale e lavorativo dei giovani, soprattutto di quelli che il sistema scolastico «normale» non riesce a tenere con successo.
Nelle regioni del Nord è cresciuta la cura per una programmazione aperta alla possibilità entro standard definiti di specificare in modo flessibile la composizione delle sequenze, dei tempi e dell’apporto nel percorso del contributo dei diversi soggetti, docenti del CFP e dell’impresa, tutor, operatori delle APL, attenta all’accompagnamento e alla valutazione del sistema, molto centrata sul risultato, sia per la quantità di allievi che giungono al traguardo della qualifica e del diploma professionale, ma anche per la qualità dei saperi e delle professionalità acquisite, sia infine per la collocazione nel lavoro (contratti di apprendistato stipulati) degli allievi. Con una programmazione pluriennale si è consentita una stabilità dell’offerta che nel tempo ha permesso agli enti di {p. 94}superare l’episodicità dei finanziamenti, li ha resi capaci di coltivare e attrarre professionalità non residuali, di predisporre investimenti in strutture di qualità, di consolidare un ruolo di agenti di sviluppo del territorio. Si è promossa la specificazione locale dei profili professionali in accordo con il sistema delle imprese, nonché una forte alleanza tra questo segmento formativo e le agenzie per il lavoro. L’esercizio attento della competenza regionale della programmazione del sistema educativo ha peraltro insegnato a dare spazio anche a una trasformazione significativa delle filiere scolastiche dell’istruzione professionale e tecnica in direzione di un rafforzamento delle loro relazioni con il mondo del lavoro, a partire dai buoni esempi del sistema regionale e dalle pratiche condivise, anche nei molti percorsi di IFTS e ITS che in queste regioni si realizzano, nonché alla loro capacità di attuare percorsi dotati di maggiore capacità di intercettare le aspirazioni dei loro allievi. In definitiva una programmazione che ha permesso di personalizzare i percorsi in relazione sia ai singoli allievi che li frequentano, sia alle specificità del sistema produttivo del territorio.
In questi contesti, l’innesto del duale ha sedimentato, sia nella programmazione regionale, sia nel funzionamento delle istituzioni formative una cultura e una prassi che fino ad allora era patrimonio limitato ad alcuni enti di formazione più di eccellenza. Una cultura che, grazie al centramento condiviso sugli stessi obiettivi di chi nello stesso ente si occupa di formazione, di lavoro e di orientamento, ha permesso la presa in carico dei singoli e la personalizzazione dei percorsi di formazione fino al loro esito positivo nel lavoro. Non è stato sempre facile spezzare i muri e le abitudini delle diverse filiere di professionisti, orientatori, docenti, tutor e operatori delle APL. Un ruolo rilevante insieme alle scelte della programmazione regionale lo hanno avuto le imprese che, con il duale, sono divenute soggetto formativo a tutti gli effetti destrutturando i «programmi», i quadri orari consolidati, la gerarchia e l’organizzazione delle «materie» e gli isolamenti tradizionali nel lavoro dei singoli docenti per centrarli sulle competenze necessarie per il lavoro. Il singolo allievo nel duale è stato preso in carico fin da subito nella {p. 95}sua complessità, con una gestione unitaria dell’accoglienza, dell’acquisizione e del consolidamento delle competenze e dell’inserimento lavorativo, con un accompagnamento che in molti casi è proseguito anche dopo l’assunzione per rafforzare le scelte e le competenze (anche soft) richieste dalle imprese e che non sempre i giovani della generazione Z sono fin da subito in grado di dimostrare. Una generazione con caratteristiche di comportamento e culturali (oltre che professionali) peculiari, giovani poco capaci di comunicare con le aspettative e le abitudini dei piccoli imprenditori che sono lo sbocco naturale per l’inserimento lavorativo di questi allievi. I docenti e i tutor, oltre che formatori diventano quindi anche facilitatori di comunicazione tra culture e mondi diversi, accompagnatori degli allievi nelle prime fasi del lavoro anche per favorire nel nuovo contesto in impresa un cambiamento non facile nelle dinamiche dei comportamenti giovanili.
Nei corsi del duale l’allievo non si è reso conto che quelli che per lui spesso erano semplicemente «prof» erano in realtà professionisti provenienti da organizzazioni (e in taluni casi anche da imprese) differenti, una vera e propria presa in carico multiprofessionale che gli hanno permesso un percorso «complesso», fatto di una pluralità di opportunità ricomposte sulle sue specifiche esigenze. In questo caso non c’è stato l’inciampo che ha reso difficile il programma Youth Guarantee per cui il firmatario del patto di servizio che prevedeva una sequenza di azioni (dall’orientamento specialistico o di secondo livello, alla formazione mirata all’inserimento lavorativo, al reinserimento di giovani 15-18enni in percorsi formativi, all’accompagnamento al lavoro, fino all’apprendistato o al tirocinio) avrebbe dovuto sapere in modo autonomo individuare di volta in volta il nuovo professionista a cui affidarsi, districandosi tra le molte offerte e tenendo conto dei tempi diversi di finanziamento e attuazione di ciascuna di esse. Un percorso a ostacoli che presupponeva perseveranza e autonomia di comportamento che sono per definizione due competenze socioemotive poco presenti nei soggetti più difficili e a bassa scolarità che si affacciano al lavoro.
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Note
[1] Il ricercatore Inapp Emmanuele Crispolti, in Alcuni dati sugli esiti occupazionali dei percorsi IeFO, intervento al XXXII Seminario di formazione europea (Roma, 21/10/20), riporta che il 67,9% dei qualificati dopo un anno trova lavoro, nella grande maggioranza dei casi coerente con l’indirizzo frequentato e che il 6,7% sta proseguendo gli studi. Ancora migliori i dati relativi ai diplomati, 69,2% gli occupati e 6,9 la percentuale di chi continua gli studi, https://oa.inapp.org/xmlui/bitstream/handle/20.500.12916/761/INAPP_Crispolti_Dati_Occupazionali_Percorsi_IeFP_2020.pdf?sequence=1&isallowed=y.
[2] Ires Piemonte, Rapporto Istruzione e formazione professionale - Piemonte 2018.
[3] Il 13, 1% dei qualificati, in E. Crispolti (a cura di), XVIII Rapporto di monitoraggio del sistema di Istruzione e Formazione professionale e dei percorsi in Duale nella IeFP, a.f. 2018-19, Report tecnico, Inapp, 2021.
[4] E. Crispolti, M. Franceschetti e A. Romito, Il sistema duale come risposta all’evoluzione dei fabbisogni di competenze del mercato del lavoro, Inapp, Working Paper 70, 2021.