Finanza sregolata?
Le dimensioni sociali dei mercati finanziari

Oggetto di esaltazione nelle fasi di crescita borsistica e di denigrazione nelle fasi di crisi, il mondo della finanza è ciclicamente percorso da oscillazioni che toccano picchi di euforia e di panico. La proliferazione di strumenti sempre più sofisticati, dai cosiddetti "derivati" (opzioni, futures, swaps) agli hedge funds, alle cartolarizzazioni di ogni sorta; la difficoltà di processare i dati; le condizioni di incertezza e razionalità limitata in cui agiscono gli operatori: tutto ciò favorisce l'opacità dei mercati finanziari, con il suo corteo di opportunismo, mancanza di chiarezza, manipolazione attiva sotto forma di comunicazione reticente, menzogna, mancato rispetto degli impegni. Per fornire risposte a tali problemi la teoria economica è chiamata oggi a tenere presente che il comportamento degli attori finanziari è condizionato da aspetti decisivi di carattere sociale, quali fiducia, sfiducia, reputazione. Queste forme di regolazione, complesse e sfumate, aprono interessanti prospettive di integrazione fra teoria sociologica e teoria economica.

insegna Sociologia economica e Sociologia dello sviluppo e del mutamento sociale nell'Università di Pavia, dove dirige il Dipartimento di Studi politici e sociali. Con il Mulino ha pubblicato: "Il buon vicino. Rapporti di vicinato nella metropoli" (1992), "Capitale sociale e sviluppo. La fiducia come risorsa" (1998), "Sociologia economica. Il lavoro fuori e dentro l'impresa" (2002).

Editore: Il Mulino

Pubblicazione online: 2009
Isbn edizione digitale: 9788815144263
DOI: 10.978.8815/144263

Pubblicazione a stampa: 2008
Isbn edizione a stampa: 9788815128324
Collana: Saggi
Pagine: 109

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