Umberto Romagnoli
Contrattazione e partecipazione
DOI: 10.1401/9788815374950/c14

5. Per un rilancio della politica di partecipazione: la partecipazione «conflittuale» e l’accordo del 20 dicembre 1965

Senonché, la trama (per quanto esile) delle relazioni di tipo qualitativamente diverso formatesi durante l’esperienza della CM è più solida di quanto fosse pensabile, soprattutto da parte di chi ha trascurato che la CM è oramai durevolmente collegata all’esperienza politico-culturale del sindacato e che la direzione ha cessato gradatamente di disporre dell’integrale controllo della CM nella misura in cui i sindacati ‒ tutti i sindacati ‒ hanno perseguito una politica di potenziamento di un organismo ‒ la segreteria della CM ‒ chiamato ad arbitrare proprio quel conflitto politico che si pretende di risolvere unilateralmente. Un organismo che, talvolta, sembra «rassegnato» ad essere nient’altro che «il luogo della sovrapposizione delle finalità della direzione e delle finalità del sindacato», permettendo all’una e all’altro di «andare, ciascuno, sulla propria strada» [1]
: in realtà «rassegnato» a pagare con la sua stessa auto-distruzione l’atto del suo concepimento. «Questo era necessario o è stato effetto di accadimenti verificatisi in Bassetti?» [2]
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L’interrogativo è importante e, pertanto, esige una risposta. Ma è altrettanto importante chiedersi in quale direzione la segreteria della CM abbia agito. I due interrogativi sono tra loro legati da uno stretto rapporto di correlazione. Il che può spiegare perché ad essi non si risponda separatamente.
Il dato d’esperienza da cui occorre prendere le mosse è il netto contrasto di valutazioni sull’operato della segreteria esistente tra sindacati e direzione aziendale. In realtà, mentre gli esponenti di tutti i sindacati formulano giu{p. 130}dizi tendenzialmente (anzi, tranne un solo caso in cui si manifestano alcune perplessità, incondizionatamente) positivi, il gruppo dirigente, pressoché compatto, si esprime in termini (talvolta, duramente) negativi.
È del tutto probabile che questa difformità di opinioni sia una dimostrazione della vitalità dell’istituto, ma anche della sua prematurità, ed insieme un riflesso delle contraddittorie aspettative che questo organismo politico-amministrativo ha suscitato a partire dal 1963 [3]
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Dal momento in cui si concorda di assegnare alla segreteria la «veste imparziale» atta a trasformarla in organo «rappresentativo» della CM, custode e promotore del metodo della CM, «al servizio delle due parti» [4]
, la segreteria è sollecitata ad agire in una situazione che si dovrebbe definire «istituzionalmente» bipolare. Come si è già chiarito [5]
, l’accordo del 14 maggio 1958 introduce, e la prassi applicativa mantiene aperto, un dialogo a cui partecipano tre interlocutori (direzione aziendale - personale - sindacati). Di questo il più debole, ma il più importante nell’economia complessiva dell’operazione è il «personale». È il «personale», infatti, che necessita della maggiore attenzione per essere convenientemente responsabilizzato e sensibilizzato al discorso e ai contenuti della CM: non è soltanto «la “partecipazione” ad essere condizionata dal grado di comprensione dei problemi cui si è chiamati a partecipare» [6]
, bensì la stessa esistenza della CM [7]
. La segreteria sembra, quindi, destinata ad operare proprio in questa direzione: «io ho già detto in sede direzionale», dichiara Bassetti il 9 marzo 1963, «e adesso lo dico come Presidente del CA che sono fermamente deciso a far di tutto per il miglior funzionamento del comitato di CM». In effetti, la segreteria svolgerà un’intensa azione formativa nei confronti della massa dei lavoratori programmando e attuando{p. 131} «corsi di formazione di primo grado o di base e di secondo grado per quadri sindacali interni» (residenziali, serali, di fine settimana e in azienda, a cavallo dell’ultima ora di lavoro), nonché «corsi specializzati» rivolti, con le medesime modalità, alla formazione sociale-economico-sindacale di gruppi selezionati su argomenti specifici (tecniche di gestione, tecnica contrattuale, economia aziendale, ecc.), ma soprattutto incentivando l’attività dei comitati consultivi attraverso un deciso sviluppo dell’ini­ziativa informativa sui dati di stabilimento e di reparto e, in genere, sulle politiche aziendali.
Senonché, è inutile fingere che la segreteria abbia in sé la forza di sottrarsi all’attrazione esercitata dal «polo» sindacale ed è arbitrario pretendere che essa annulli la bipolarità del contesto politico in cui opera a vantaggio esclusivo del personale in quanto tale, dell’interlocutore cioè che nella concezione originaria della CM figurava come soggetto unitario sì, ma fondamentalmente sterilizzato dalla contaminazione sindacale e neppure (tanto) contrapposto alla direzione. La realtà è che il flusso di oscillazioni pendolari che potrebbe graficamente rappresentare l’attività svolta dalla segreteria si arresterà solo quando i sindacati avranno realizzato «una più qualificata e articolata autonoma presenza sindacale: per il quale scopo è posto a loro disposizione il servizio della segreteria» [8]
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Allo stato, dunque, il giudizio favorevole espresso dai sindacati nei confronti della segreteria si giustifica nella misura in cui essi vi ravvisano non tanto una garanzia istituzionale contro il pericolo di slittamento della CM verso forme di «patriottismo aziendale» [9]
quanto piuttosto un «comitato d’azione asindacale», perché super{p. 132} partes, al quale però si demanda temporaneamente la funzione di preparare in prospettiva modi, tempi e fisionomia dell’interlocutore autenticamente sindacale all’interno dell’azienda. Non esistono serie ragioni atte a dimostrare l’inesattezza di tale giudizio di valore. Anzi, è probabile che la maniera con cui la segreteria appare propensa ad interpretare il suo ruolo (fattore di accelerazione del processo di unificazione sindacale in fabbrica ad un livello diverso da quello raggiungibile con la tradizionale Cl) e la funzione della CM (eliminazione della dispersione delle forze sindacali, inalveandole verso la contestazione organizzata del potere aziendale nel centro stesso in cui viene esercitato, cioè in azienda) abbia concorso potentemente ad ingenerare un affidamento del tipo descritto.
Senonché, desta non lievi perplessità la circostanza che la segreteria abbia sostituito i sindacati in fase di elaborazione della politica di CM, non solo perché tale atti­vità eccede i suoi compiti istituzionali, ma anche perché ritarda l’assunzione di precise responsabilità da parte dei sindacati, finendo con l’esaltare la contraddizione esistente in questi ultimi tra la richiesta di maggior potere ed il «vuoto di idee» che l’accompagna. Ideologicamente, dunque, i sindacati non si pronunciano (e questo può, forse, apparire per gli stessi un vantaggio), ma la conseguenza è una soltanto: la politica (sindacale) di CM si è arricchita di motivi problematici e lascia presagire sviluppi che sono piuttosto la proiezione della personalità culturale dei membri pro tempore della segreteria, più o meno fortemente sensibilizzati alle tendenze moderne elaborate dai teorici del sindacalismo operaio, anziché il prodotto di una rigorosa ed organica riflessione dei sindacati su se stessi e sul significato della propria azione [10]
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Cionondimeno, occorre riconoscere che l’operato della segreteria ‒ comunque lo si voglia giudicare ‒ non è difforme dalle previsioni contrattuali e statutarie. Infatti,{p. 133} se l’art. 14 dello statuto del 26 giugno 1963 stabilisce che spetta alla segreteria, inter alia, «mantenere sistematici contatti con gli organi sindacali», più risolutamente l’accordo 20 dicembre 1965 attribuirà alla stessa ‒ in quanto «centrale di collegamento rapido e permanente tra direzione, sindacati, comitati, Cl e SAS» ‒ «funzioni più ampie di quelle istituzionali, che si pongono “a monte” e a latere delle attività strettamente consultive» per assecondare «tutte le autonome esigenze» dei sindacati «connesse al rafforzamento di una qualificata presenza sindacale in azienda»: «condizione riconosciuta necessaria per lo sviluppo della CM». Questo indubbio «potenziamento qualitativo» della segreteria, che è uno degli obiettivi essenziali a cui mira espressamente il citato accordo del 1965, si inserisce in un quadro di accentuate tendenze alla sindacalizzazione delle maestranze che, l’anno precedente, avevano raggiunto un provvisorio, ma significativo, assestamento attraverso la costituzione de facto di SAS da parte della CISL. Praticamente, è il primo atto dell’escalation del sindacato alla CM. Si comincia con lo incidere sulle strutture («del direttivo delle SAS fanno parte di diritto i membri di Cl e del comitato di CM iscritti alla CISL»: art. 3 del regolamento della SAS) per precostituire le condizioni operative (i membri CISL dei comitati consultivi operano in conformità delle direttive del sindacato per il tramite della SAS: art. 8 del regolamento) di una nuova strategia sindacale nell’àmbito della CM che si propone di assicurare una cerniera tra le politiche del sindacato a livello d’impresa e quelle del sindacato a livello di categoria, tra i problemi dell’azienda e quelli della società. Infatti, «compito particolare» della SAS è quello di determinare l’indirizzo dell’azione dei rappresentanti che operano all’interno dei comitati di CM in stretto coordinamento con l’azione del sindacato nel quale la SAS è politicamente integrata (art. 7, lett. e, del regolamento). Senonché, la «preparazione delle piattaforme rivendicative» è, anch’essa, «compito particolare» della SAS (art. 7, lett. d, del regolamento): un compito che richiede
{p. 134} una sempre maggiore «conoscenza della situazione aziendale» (art. 7, lett. d, del regolamento). Orbene, la «funzione di servizio di raccolta, documentazione e diffusione dei dati e informazioni aziendali» è tipicamente una funzione della segreteria per l’appunto costituita, a norma dell’accordo 20 dicembre 1965, in «centrale di collegamento rapido e permanente tra direzione, sindacati, comitati, Cl e SAS» le quali vengono in tal modo (cioè, indirettamente) riconosciute dalla direzione. Un esponente della CISL affermerà, infatti, che le «funzioni della segreteria di assistenza e di consulenza per le rappresentanze sindacali costituiscono un apporto equilibratore e di stimolo di fronte all’inadeguata conoscenza della realtà aziendale da parte dei sindacati» ‒ di tutti i sindacati ‒ nonché di fronte alla «impreparazione delle rappresentanze del personale a discutere con la direzione» [11]
. Pertanto, poiché la segreteria finisce con l’esercitare, anziché un ruolo di mediazione, un «ruolo di fiduciaria» dei sindacati, si proporrà di «riesaminare e riformulare con estrema precisione» le clausole dell’accordo del 1965 che attengono all’attività della segreteria nei rapporti con i sindacati [12]
. Questa proposta di revisione contrattuale ‒ avanzata, et pour cause, dalla direzione del personale della Bassetti ‒ conferma l’ambiguità della posizione mediana (rispetto alle esigenze e agli interessi delle parti) nella quale si è inteso collocare la segreteria, ma soprattutto rivela che il compromesso raggiunto nel dicembre 1965 era soltanto apparente. A distanza di alcuni mesi, infatti, si contesterà (come s’è veduto poc’anzi) che la segreteria abbia ottenuto legittimazione per il tipo di azione di fatto esplicata. Dopotutto, non può essere diversa la reazione di una direzione aziendale che ‒ almeno finché la segreteria continuerà a manifestare serie «difficoltà ad inserirsi utilmente nella logica direzionale» [13]
‒ «si sente toccata nello svolgimento del suo “mestiere” quotidiano»: di una direzione la cui «rilut{p. 135}tanza ad anticipare informazioni ed accettare condizionamenti» è consensualmente annoverata tra le «difficoltà permanenti» all’attuazione di una politica di consultazione e partecipazione [14]
e, perciò, in qualche modo coonestata dalla controparte. In altri termini, si ammette che i sindacati debbano assolvere l’istituzionale funzione di tutela e di contestazione, ma non si ammette ‒ per non indebolire la posizione contrattuale della direzione ‒ che l’àmbito delle «conoscenze dirette» della situazione aziendale «di cui in una certa misura mancano» venga esteso da un organismo che all’interno dell’azienda gode di ampie libertà di azione [15]
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Note
[1] Intervento di Bassetti nella riunione sindacale del 6 settembre 1965.
[2] V. la nota precedente.
[3] V. retro, Parte I, nn. 8-9.
[4] Verbale del CA del 9 marzo 1963 e art. 13 del nuovo statuto.
[5] V. retro, Parte I, n. 3.
[6] Verbale del CA del 21 febbraio 1967.
[7] V. retro, Parte I, n. 3.
[8] Come si esprime un membro di quest’organo (verbale del CA del 26 giugno 1967).
[9] Come ritiene il responsabile della UILT-UIL per la provincia di Milano. Al riguardo, tuttavia, si può rammentare il seguente episodio. Nel 1965 la segreteria della CM, incaricata di svolgere uno studio per l’istituzione di un sistema di suggerimenti nel quadro della CM, non esita a intravvedervi il pericolo di un arretramento di posizioni, di una involuzione della CM sugli usuali schemi di human relations (v. do­cumento elaborato dalla segreteria della CM nell’ottobre 1965): e il progettato sistema di suggerimenti non sarà realizzato.
[10] Benché in forma oscura ed incerta, la percezione critica di questa realtà mi è sembrata affiorasse nelle conversazioni avute con i respon­sabili della FILTA-CISL milanese.
[11] Verbale del CA del 26 giugno 1967.
[12] Verbale cit. alla nota precedente.
[13] Intervento del DdP nel CA del 26 giugno 1967.
[14] V. il preambolo dell’accordo 20 dicembre 1965.
[15] Intervento del DdP nel CA del 26 giugno 1967.