Connessioni virtuose
DOI: 10.1401/9788815371126/c6
Capitolo sesto L’ecosistema nel contesto di prossimità
1. Il contesto nell’innovazione delle imprese
È noto che l’innovazione delle
imprese è un fenomeno multidimensionale non esclusivamente collegato agli investimenti
in R&S. La qualità del sistema di innovazione regionale
[1]
, le collaborazioni e le reti di relazioni sia a livello aziendale che
territoriale sono fattori intangibili importanti per la creazione e la diffusione della
conoscenza, soprattutto tra le PMI. Le collaborazioni per le attività di R&S
coinvolgono attori scientifici e tecnologici, ma anche variabili forme di imitazione e
apprendimento tacito nell’interazione che le aziende intrattengono con i clienti e i
fornitori nelle catene di creazione del valore
[2]
. Rispetto alle imprese di grandi dimensioni, le PMI hanno minori capacità di
collaborare con le università
[3]
. Esse sono normalmente orientate al mercato
[4]
e fanno fatica a investire in R&S a causa dei rischi elevati, degli alti
costi fissi e dei vincoli creditizi che condizionano i sistemi regionali meno avanzati.
Considerando il contesto produttivo,
la Campania è, secondo il Regional Innovation Scoreboard della
Commissione europea per il 2021, solo moderatamente innovativa (con un
¶{p. 120}punteggio di 95,67) e presenta sistemi territoriali eterogenei
con medie e grandi imprese innovative, radicate nel tessuto produttivo regionale e micro
e piccole imprese con limitate capacità imprenditoriali, in ritardo nei processi di
digitalizzazione e di innovazione più in generale
[5]
. I sistemi produttivi locali sono caratterizzati da una bassa
interdipendenza, che è funzione delle connessioni esistenti tra le unità produttive
presenti sul territorio e i centri decisionali che attraggono capitali e competenze.
Diversamente da altre regioni italiane – come, ad esempio, il Lazio – in cui i sistemi
territoriali dipendono da imprese esterne alla regione con sedi altrove in Italia o
all’estero, il tessuto produttivo campano è popolato da piccole e medie imprese,
prevalentemente familiari, che non dipendono da centri decisionali ubicati al di fuori
del territorio regionale
[6]
.
A partire dal 2013, la regione
registra un aumento significativo del numero di nuove piccole e medie imprese innovative
e start-up digitali, prevalentemente situate nella città di Napoli
[7]
. La Campania si posiziona terza a livello nazionale e prima nel Mezzogiorno
per numero di start-up innovative con un tasso di crescita del 261% tra il 2015 e il 2020
[8]
. La Campania, inoltre, è la prima regione del Mezzogiorno e la settima in
Italia per investimenti in R&S (con un valore di 1,44 miliardi di euro) e per numero
di ricercatori (con circa 15 mila). Ciò è frutto del contributo delle istituzioni e dei
finanziamenti pubblici, ma anche degli investimenti e della partecipazione delle imprese
multinazionali che hanno sede nel territorio regionale – tra cui Leonardo, Cisco, Merck,
Hitachi, giusto per citarne alcune
[9]
. In tale contesto, l’intenso programma di formazione digitale e di ricerca
applicata avviato dall’Università di ¶{p. 121}Napoli «Federico II» – e
che si è esteso, in seguito, anche alle altre università della regione – ha attirato la
presenza di altri grandi gruppi tecnologici e industriali con ulteriori investimenti
finanziari nel campo della formazione digitale e non solo. L’analisi che segue prova,
quindi, a ricostruire i processi di innovazione a livello aziendale ed esamina se e in
che modo le collaborazioni scientifiche con il polo tecnologico di San Giovanni spiegano
le performance innovative di un campione selezionato di aziende del territorio.
2. Innovazione tecnologica e collaborazioni nelle imprese del territorio, di Roberto Celentano
L’analisi qualitativa prende le
mosse da alcuni tipi rappresentativi di imprese localizzate nel contesto produttivo
regionale e, in particolare, 10 grandi imprese, 11 medie imprese, 11 piccole imprese e
22 microimprese. La maggior parte delle imprese selezionate (33) appartengono al settore
manifatturiero – meccanico, agroalimentare, aerospaziale e chimico. Le 15 aziende
tecnologiche, comprese nel campione, presentano attività che variano dalla consulenza
informatica ai sistemi di archiviazione e networking fino alla creazione di software e
alla progettazione e manutenzione di architetture informatiche. Infine, le 6 aziende di
servizi selezionate operano nel campo della logistica, dell’energia e dei servizi
ambientali e di pubblica utilità. La tabella 6.1 presenta la selezione delle imprese
intervistate per settore mentre la figura 6.1 mostra le percentuali delle stesse imprese
per dimensione e macrosettore di appartenenza.
Per quanto riguarda l’orientamento
produttivo, la maggior parte delle aziende (81%) selezionate lavora per conto proprio;
il che conferma il dato Istat sulla presenza di centri decisionali non dipendenti da
altre imprese localizzate altrove all’interno e all’esterno del territorio regionale.
L’intervistato è quasi sempre uomo, titolare dell’azienda, con un’età media di 49 anni:
le imprenditrici sono 6 su 54. In più della metà dei casi, l’interlocutore possiede la
laurea (54%) o un master o un dottorato di ricerca (7%). ¶{p. 122}
Settore |
N.
imprese |
Aerospazio |
3 |
Aerospazio/automotive |
1 |
Consulenza
informatica |
4 |
Energia |
1 |
Fabbricazione di motori,
generatori e trasformatori elettrici |
2 |
Gestione
aeroportuale |
1 |
Agroalimentare |
4 |
Industria
chimica |
1 |
ITC |
11 |
Lavorazione banda
stagnata |
1 |
Lavorazione carta e
cartone |
1 |
Lavorazione materie
plastiche |
4 |
Lavorazione
vetro |
2 |
Logistica |
1 |
Meccanica e
carpenteria |
5 |
Produzione
ceramiche |
1 |
Produzione fibre sintetiche e
artificiali |
1 |
Produzione infissi e
arredi |
3 |
Produzione treni |
1 |
Riciclo |
1 |
Servizi
ambientali |
1 |
Servizi
multiutility |
1 |
Stampa ed
editoria |
2 |
Tessile e
abbigliamento |
1 |
Totale |
54 |
¶
Relativamente ai mercati di sbocco,
la metà delle aziende selezionate opera sul mercato nazionale e meno di un terzo solo su
quello regionale (30%). La restante metà riporta una forte propensione
all’internazionalizzazione, con particolare riferimento alle start-up digitali e alle
aziende di servizi.
La maggior parte delle aziende
intervistate innova continuamente: solo 4 aziende su 54 riportano di non avere
introdotto alcuna innovazione negli ultimi anni. La tipologia di innovazione è molto
eterogenea e investe il prodotto, il processo e le tecnologie digitali, ma anche tutti e
tre gli aspetti nell’ambito della stessa azienda
[10]
. La metà degli intervistati sostiene che l’obiettivo dell’innovazione
consiste nel migliorare sia il processo che il prodotto, in particolare nel settore IT.
L’attenzione è maggiormente rivolta all’innovazione di prodotto nel manifatturiero,
rispetto ai servizi, ove prevale l’innovazione di processo.
Le interviste condotte con i
proprietari o gli amministratori delegati delle imprese manifatturiere più avanzate
suggeriscono che i processi innovativi sono finalizzati ad aumentare l’efficienza
organizzativa e/o a rispondere agli elevati standard qualitativi, ad esempio, nelle
forniture aerospaziali e della meccanica di precisione. Le aziende selezionate che
operano in questo settore sono nella fase di transizione alla quarta rivoluzione
industriale e presentano non solo grandi dimensioni con una scala di produzione elevata,
ma anche una presenza consolidata sul mercato globale, una forza lavoro altamente
qualificata, la capacità di reperire le competenze necessarie a livello internazionale e
una leadership aziendale orientata al continuo miglioramento della competitività. Il
machine learning, l’automazione e l’intelligenza artificiale
con la raccolta, il monitoraggio e l’analisi sistematica di Big Data da remoto, tramite
sensori, sono gli elementi chiave della digitalizzazione finalizzata a mantenere o
ampliare i vantaggi competitivi acquisiti. Le aziende selezionate nella meccanica di
precisione finanziano privatamente le attività di R&S o hanno sviluppato i
pro
¶{p. 124}pri dipartimenti di R&S nell’ultimo decennio. Non sono
soggette a vincoli finanziari o a carenze di capitale umano nell’adozione delle
tecnologie digitali, cui accedono con relativa facilità. Le interviste suggeriscono che
le aziende manifatturiere avanzate intendono integrare gli investimenti in R&S già
avviati con le migliori opportunità di innovazione offerte dal mercato, anche attraverso
la ricerca finanziata con fondi pubblici – soprattutto per lo sviluppo di software
gestionali o di servizi di digitalizzazione personalizzati per migliorare
l’organizzazione dei processi produttivi.
Note
[1] M.D. Parrilli e D. Radicic, STI and DUI Innovation Modes in Micro-, small-, Medium- and Large-sized Firms: Distinctive Patterns across Europe and the U.S., in «European Planning Studies», 29, 2, 2021, pp. 346-368.
[2] J.-L. Hervás-Oliver, M.D. Parrilli, A. Rodríguez-Pose e F. Sempere-Ripoll, The Drivers of SME Innovation in the Regions of the EU, in «Research Policy», 50, 9, 2021; M. Jensen, B. Johnson, E. Lorenz e B.A. Lundvall, Forms of Knowledge and Modes of Innovation, in «Research Policy», 36, 5, 2007, pp. 680-693.
[3] D. Czarnitzki e K. Hussinger, Input and Output Additionality of R&D Subsidies, in «Applied Economics», 50, 12, 2018, pp. 1324-1341.
[4] Hervás-Oliver, Parrilli, Rodríguez-Pose e Sempere-Ripoll, The Drivers of SME Innovation, cit.
[6] Ibidem.
[7] Dati Camera di Commercio di Napoli, Registro delle PMI innovative e delle start-up digitali. Cfr. anche Istat, Rapporto annuale 2021.
[8] The European House – Ambrosetti, La Campania che innova: verso un futuro sostenibile, Technology Forum Campania, novembre 2021, https://www.ambrosetti.eu/technology-forum-campania/.
[9] Ibidem.
[10] In appendice, la tabella A1 descrive sinteticamente il tipo di innovazione realizzata per ciascuna azienda intervistata.