La politica della legalità
Il ruolo del giurista nell'età contemporanea

Il giurista – non solo il giudice, ma anche l’avvocato e lo studioso – si trova oggi nell’occhio del ciclone. Il mondo politico vorrebbe confinarlo a un ruolo di mero tecnico o cerca di allettarlo promettendogli un consenso che ha poco a che vedere con il suo mestiere. Le professioni giuridiche infatti sono tese alla tutela delle regole e dell’imparzialità secondo i canoni del moderno stato di diritto. La «cecità istituzionale» non può piegarsi a esigenze estranee ma è ormai chiaro che i modelli del passato sono superati. Il giurista, se non vuole smarrire la propria identità o essere sostituito da altre figure, come il sociologo, il medico o lo psicologo, deve ripensare il proprio ruolo. Come illustra l’autore di questo volume, mettendo alla prova le proprie tesi in un serrato confronto dialettico, l’imparzialità e la giustizia richiedono specifici e severi impegni civili che rendono obsoleto il tradizionale richiamo alla neutralità. Nel contempo sorge la necessità di spiegare ai cittadini lo scopo garantistico di quei formalismi che tanto invisi appaiono alla gente comune. Si configura così un uomo di legge tenuto ad essere «relativista», che deve, con le sue scelte, stabilire priorità tra sfere di valori distinte e spesso inconciliabili.

è professore di Filosofia del diritto presso l’Università degli Studi di Milano. È autore fra l’altro di «La vaghezza delle norme» (1990) e di «L’interprete e il legislatore» (1999), usciti da Giuffrè.

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Editore: Il Mulino

Pubblicazione online: 2009
Isbn edizione digitale: 9788815140722
DOI: 10.978.8815/140722

Pubblicazione a stampa: 2005
Isbn edizione a stampa: 9788815107442
Collana: Saggi
Pagine: 312

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