Il governo della lettura
Chiesa e libri nell'Italia del Settecento

Quali strategie adottarono le gerarchie ecclesiastiche cattoliche per sorvegliare stampa e cultura nel secolo dell'Illuminismo? Come reagirono di fronte alla circolazione dei libri dei "philosophes" nella penisola italiana? Quale fu il ruolo delle istituzioni sorte nell'età della riconquista cattolica, ossia l'Inquisizione e l'Indice, in un contesto in cui a livello sociale erano in corso fenomeni di secolarizzazione e in vari Stati italiani si stavano organizzando censure laiche? Sono questi alcuni degli interrogativi al centro del volume, che affronta il problema del governo ecclesiastico della lettura nell'Italia del Settecento. Se non rinunciava al tentativo di interrompere il flusso dei testi proibiti, il progetto mirava soprattutto a orientare un pubblico di lettori sempre più ampio grazie a un abile uso dei mezzi di comunicazione. Spostando il baricentro dalle tecniche repressive a quelle persuasive, la Chiesa romana combatté i suoi nemici ad armi pari sullo stesso terreno della parola scritta e accettò il confronto con essi nello spazio pubblico: un passaggio significativo, nel quale è possibile cogliere le origini di meccanismi di controllo dell'opinione pubblica destinati a segnare profondamente la via italiana alla modernità.

è ricercatrice di Storia moderna presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Torino (Dipartimento di Studi politici). Tra i suoi lavori: "Il trono e la cattedra" (Dep. subalpina di storia patria, 1997) e la curatela (con R. Sarti) di "Servants, domestic workers and children", numero monografico di "Paedagogica Historica", XLIII, 2007, 4.

Editore: Il Mulino

Pubblicazione online: 2009
Isbn edizione digitale: 9788815140357
DOI: 10.978.8815/140357

Pubblicazione a stampa: 2008
Isbn edizione a stampa: 9788815121530
Collana: Il Mulino/Ricerca
Pagine: 344

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